INCIPIT
L’inizio del nuovo decennio è stato ed è traumatizzante, come uno schianto a tutta velocità contro una montagna e ci costringe a vivere in una condizione mai vissuta: quella di una pandemia globale, di una pestilenza da terzo millennio, che riporta alla mente tempi remoti e altre più recenti drammatiche pandemie come l’influenza “spagnola” di un secolo fa.
Il mondo intero si riscopre improvvisamente debole, incapace di risposte efficaci e colpito nelle sue forme più arroganti di “dominio” sul tempo, sullo spazio, sulla natura e sulle abitudini più radicate di questo (ormai non più nuovo) secolo di inizio millennio.
Mi riferisco all’economia globale, all’ideologia del commercio planetario, alla velocità dei trasferimenti da un capo all’altro del globo, alla conseguente compressione empirica degli spazi, alla facilità dei contatti e al potere supremo e sovranazionale dell’economia e della finanza.
Cosa ne sarà domani dei grandi mezzi di trasporto veloce?

Dei voli a basso costo? Delle alte velocità ferroviarie?

E cosa ne sarà delle varie esperienze di sharing economy?
Cosa ne sarà di tutto questo se i tempi e i modi del “distanziamento sociale” dovessero trasformarsi da misura coercitiva temporanea a nuovo modello strutturale di comportamento?
Cosa ne sarà dell’intero sistema delle relazioni economiche, culturali, sociali, umane?
E come tutto questo potrà calare sul nostro piccolo micromondo italiano, toscano, versiliese?
Ora, chi ci segue almeno dal 2015 o dal 2016/17 anni nei quali sono uscite la prima e la seconda edizione di questo lavoro, sa bene che Città Versilia era stata pensata, progettata e scritta per durare nel tempo: strutturata per schede tematiche che avrebbero potuto o dovuto, appunto nel tempo, essere aggiornate, modificate, riviste, eliminate, integrate, trasformate o completamente sostituite negli anni successivi.
Città Versilia, negli anni scorsi, “è stato presentato a Viareggio, Massarosa, Seravezza, Pietrasanta e Forte dei Marmi.” – così era scritto alla prefazione della seconda edizione. “Un pubblico di nicchia lo ha seguito e ha mostrato un certo interessamento ai suoi contenuti. Il tema non è semplice perché l’Italia, la Toscana, la Versilia sono terre
dove i “campanili” sono ben saldi e, ancor più, perché, ben oltre le dichiarazioni di principio, da queste parti il partito della conservazione “pur che sia” è molto più forte di quello dell’innovazione e del cambiamento.
Nel mio piccolo, invece, ho sempre inteso la militanza e l’azione nella società (nel mio caso la politica) come il luogo delle necessarie trasformazioni e della creazione delle nuove condizioni per l’affermazione di maggiore equità e benessere nella
realtà storica e nella vita civile che sempre si modificano, che non sono mai uguali a se stesse.”
Ma come possiamo bene vedere in questi primi mesi del 2020, il nuovo arriva a prescindere, a volte con manifestazioni sorprendenti, belle, positive e, spesso, con il volto scuro della storia che, certo, sorprende, ma che al tempo stesso atterrisce.
E allora le innovazioni, i nuovi stili, le scelte coraggiose, indotte, imponderate, geniali o sbagliate diventano obbligate: il tempo che cambia fa cambiare le civiltà e le civiltà che cambiano o che scompaiono o che nascono fanno cambiare, a loro volta, il corso della storia dei signoli e dei popoli.
Tutto questo vale, a buon diritto, per la nostra terra: la Versilia dove le economie del turismo balneare, dell’accoglienza turistica, della ristorazione e della manifattura, intrecciate alla bellezze del paesaggio e a quelle artistiche e architettoniche, alla cultura hanno dato, da almeno due secoli, il taglio principale al nostro modo di essere e ai nostri stili di vita.
Città Versilia era nato pensando, appunto, a come avrebbe potuto essere il futuro della nostra terra e della nostra comunità, basato sul presupposto della unità di intenti delle comunità di sentirsi ed essere dei cittadini dei sette Comuni che compongono la Versilia: presupposto che molti ancora non riconoscono, ma che a nostro modo di vedere è imprescindibile e basilare.
Ciò che dovrà essere, in questo caso è la Versilia del futuro, la “Città Versilia” fondata su una cittadinanza consapevole, orgogliosa, operosa, innamorata della propria terra.
Fondata su una cittadinanza “capace di produrre una propria strategia complessa di sviluppo e benessere”.

Amare la Versilia, conoscerla, studiarla sono le condizioni indispensabili per produrre una visione del nostro futuro. “Solo riscoprendo una nuova e vigorosa passione civile e solo attraverso una profonda rivisitazione di virtù e difetti, di vocazioni e debolezze del nostro essere cittadini versiliesi potremo pensare di riconquistare quegli spazi politici e amministrativi che sono indispensabili per tutelare i nostri diritti di cittadini e i servizi essenziali come scuola, sociale, sanità, trasporti, edilizia sociale, difesa del suolo, promozione turistica, valorizzazione culturale, salvaguardia ambientale e del paesaggio, progresso e sostegno al sistema economico.”
“Questo volume, – scrivevamo ancora nel 2017 – nel suo piccolo, propone una grande rivoluzione: la nascita, finalmente, della Versilia come identità civile unitaria.
Non sarà presto, non sarà facile, non sarà senza fatica e neanche senza sfiancanti grandi passi indietro, ma la convinzione è che la Versilia sarà, nel futuro, l’identità unitaria e condivisa di questo splendido lembo di terra tra i due laghi e tra il mare nostro e le Alpi Apuane.
Questo il nostro messaggio inviato, dentro una bottiglia, verso il futuro.”
In questo che è uno dei peggiori momenti della storia del nostro Paese dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ci sembra opportuno, dunque, riprendere il capo della matassa delle nostre riflessioni sulla Versilia, rileggere quello che pensavamo e ipotizzavamo soltanto tre anni fa e rivedere il tutto con nuovi occhi e sotto la lente di un mondo che non è più uguale a se stesso, che ha deragliato da una linea che
sembrava solida e stabile, ma che si è polverizzata nel giro di pochi mesi.
Quale tempo migliore di quello di una forzata costrizione casalinga per far girare il cervello e per ripensare il futuro che ci attende per riuscire a gestirlo nel modo migliore e, per quanto possibile, per indirizzarlo?
Quella che attende la nostra società è una sfida complessa, che richiederà a ciascuno di noi uno sforzo ulteriore per interpretare e leggere con le lenti giuste le nuove dinamiche economiche e sociali che già sembrano qua e là emergere.
Proviamo dunque ad emulare la capacità di reazione e a metterci nei panni dei dieci giovani fiorentini, usciti dalla penna di Giovanni Boccaccio, che per sfuggire alla peste nera del 1348 si rifugiarono in collina, lontano dalla Città, e a turno ogni giorno raccontavano le novelle del Decameron; o in quelli di Isaac Newton che, durante la Grande peste di Londra nel 1665, evitò il contagio lasciando il College per ritirarsi
in campagna dove, libero di dare corso alle proprie inclinazioni e “seduto sulle spalle dei giganti” con l’occhio della mente intuì le leggi della dinamica.
Il tutto, naturalmente, secondo le nostre ben più limitate possibilità…
“Questo libro è dedicato alle cittadine e ai cittadini della Versilia, terra unica e straordinaria che non sempre vuole abbastanza bene a se stessa.”

Ettore Neri

Versilia, aprile 2020

PREMESSA*

 

La “Questione Versilia” e la “Città ripensata”

Molti sono gli elementi potenzialmente forti e caratterizzanti di una terra bella e complicata come la Versilia.

Molteplici e variegate possono essere le basi di partenza dalle quali avviare un’approfondita analisi della realtà versiliese e per trarre da questa gli spunti fondamentali per una strategia di governo volta al benessere delle comunità e alla valorizzazione e tutela dell’immenso patrimonio ambientale, paesaggistico, storico, artistico e culturale che ci è stato donato dalla natura e dalle generazioni che ci hanno preceduto.

Tra i tanti, possibili, punti di partenza che possiamo scegliere, credo possa essere utile iniziare la nostra riflessione dal punto di vista della “geografia umana”. Questa, infatti, studia la distribuzione degli uomini sulla Terra e la maniera in cui essi vi vivono.

La specie umana vive in ecosistema e, attraverso le proprie scelte, prodotte da innumerevoli decisioni di singoli e di gruppi, finisce per produrre un certo ordinamento spaziale, un’organizzazione regionale: tutto ciò avviene secondo logiche che sono definite dal modo in cui gli uomini concepiscono il mondo, gli attribuiscono un senso e, di conseguenza, lo modificano.

La geografia umana utilizza strumenti di analisi di diverso genere: quello naturalistico, quando si tratta di vedere come l’uomo s’inserisca, interagisca e modifichi le piramidi naturali; quello sociologico, dell’economia e della scienza politica, quando si tratta di comprendere i rapporti fra gli individui nella loro ricerca di prestigio, potere e ricchezza. Per valutare, invece, le reazioni degli uomini all’ambiente naturale è utile servirsi della psicologia, ma i suggerimenti più preziosi vengono dalla storia delle idee, dalla filosofia e dallo studio delle rappresentazioni collettive.

Certo, in piena pandemia mondiale da Covid19, sicuramente si rende necessaria una ben più seria riflessione sul destino dell’umanità e del pianeta e una presa di coscienza meno “furbetta” e opportunista da parte dei detentori del potere reale politico, economico e finanziario rispetto a quella che è stata rivolta, fino a pochi mesi, nei confronti del movimento ecologista giovanile che si è riconosciuto, a livello mondiale, nella battaglia iniziata e condotta da Greta Thunberg. 

Non bastano più, evidentemente, un buffetto sulla guancia o una pacca sulla spalla e neanche un ipotetico Premio Nobel per la Pace a ribaltare il destino dell’umanità: ci vogliono Governi forti e consapevoli, ci vorrebbe, dalle nostre parti un’Europa vera e, soprattutto, ci vorrebbero classi dirigenti, non solo politiche, all’altezza.

Chiaro che o si decide di cambiare dopo un così grande shock o si rischia di non cambiare mai più e di distruggere il futuro delle generazioni future. E se non si decidesse di cambiare, in meglio, adesso questo certificherebbe la totale imbecillità della nostra specie.

Ma per tornare al locale, cioè all’ambito di analisi che ci siamo perimetrati per questo lavoro, è bene precisare, prima di entrare nel merito, cioè prima di cominciare a rileggere e riscrivere le nostre schede, che affrontare la “Questione Versilia” oggi significa leggere e interpretare in modo unitario le complesse articolazioni territoriali, umane, sociali, storiche, economiche e culturali che dalle vette delle Apuane scivolano fino al Lago di Massaciuccoli e alla macchia mediterranea che separa Torre del Lago da Migliarino. Ma significa anche e maggiormente porsi il problema di collocare l’intero territorio della Versilia all’interno del più ampio comprensorio della Provincia di Lucca e di evidenziare le profonde interrelazioni che ne discendono.

Significa, ancor più, mettere in relazione tutta la nostra riflessione con l’Area Vasta della Costa Toscana nord-occidentale che tante competenze ha assunto nel corso degli ultimi decenni e che ancor più ne assumerà nel medio termine.

Diventa così abbastanza semplice capire che, dobbiamo dare impronta unitaria alle strategie di governo della Versilia invertendo la rotta da “sovranisti di quartiere” che le ultime Amministrazioni Comunali di Viareggio, Pietrasanta, Massarosa e Forte dei Marmi hanno imposto, progressivamente, ai destini amministrativi versiliesi, provocando in questo modo l’anacronistica distruzione di tutte o quasi tutte le esperienze di stretta collaborazione e di fusione di servizi tra i nostri sette comuni e innescando un ridicolo teatrino di picche e ripicche tra Sindaci e territori confinanti, di gare a chi emette lo strillo più acuto benché inascoltabile perché comunque soffocato dai ben più gravi rumori di questo tempo che sta cambiando la storia di tutti noi e che, ovviamente, è totalmente indifferente e sordo nei confronti delle beghe da pollaio di personaggi minori.

È comunque evidente che in questo 2020, a differenza di tre anni, fa dobbiamo prendere atto del sostanziale depotenziamento dell’Unione dei Comuni della Versilia e della soppressione della Società della Salute che, in quanto “strumento”, poteva essere certamente cambiata, eliminata o sostituita, ma non senza aver prima pensato e costruito una valida alternativa.

Invece, ad oggi, non c’è traccia di un barlume di pensiero razionale da parte degli amministratori pubblici locali di come dovrebbe essere, del valore che dovrebbe avere e di quante energie dovrebbero essere dedicate al sistema sociosanitario integrato territoriale.

Cioè siamo in totale assenza di quelle valutazioni che dovrebbero vedere congiuntamente impegnati Comuni e Asl nelle azioni di sollievo al disagio di tutte le fasce più deboli e fragili della popolazione: disabilità, non autosufficienza, salute mentale, dipendenze, violenze su minori, violenze di genere, presidi territoriali per la bassa intensità sanitaria, per le lungo degenze, per le cure terminali.

Tutti cose che devastano e frantumano la vita delle persone e delle famiglie e ai quali gli amministratori pubblici inconsapevoli dedicano meno attenzioni e risorse, tanto umane, economiche o comunicative, di quelle dedicate alla pulizia di parchi e giardini.

Quelle cose di cui si sente parlare soltanto dopo che sono scoppiati i bubboni!

Come, in queste settimane di pandemia, quando in tv lo scienziato di turno sentenzia che “è mancato il territorio”: ecco, questa frase, “è mancato il territorio”, è quanto dichiarava, è quanto temeva e tristemente profetizzava una ristretta cerchia di persone che leggeva la crescita esponenziale nella società contemporanea dei bisogni legati all’indebolimento del tessuto sociale, all’impoverimento di larghe fasce di popolazione e anche alla frammentazione dei tessuti familiari e delle reti sociali di sostegno alle persone.

“Manca il territorio” significa anche che, quando c’è bisogno, cioè adesso! non si riesce a trovare un supporto adeguato allo stress fortissimo e prolungato del sistema sanitario pubblico dell’alta intensità.

Andatelo a raccontare, adesso, a quelli che dicevano che le Società della Salute erano un carrozzone …

Chiaro che chi scrive o partecipa alla scrittura di questo testo ha come punto di riferimento l’obbligo politico, culturale e sociale di costruire una Versilia fatta di sette Comuni; auspica che i comuni più piccoli abbiano, un giorno, l’intelligenza di fondersi per creare comuni più grandi e forti, attrezzati a navigare il mare di questo tempo nuovo e difficile; vuole che la pianificazione delle strategie amministrative sui grandi temi che incidono sul destino delle future generazioni avvenga almeno sulla base territoriale dell’Ambito Ottimale della Versilia; partecipa al tentativo di creare in Versilia e per la Versilia una classe dirigente politica, imprenditoriale, sindacale, culturale che sia capace di superare e sconfiggere i campanilismi e gli interessi rivolti al mantenimento di minuscoli ambiti di potere per fare della nostra intera comunità versiliese una realtà coesa, forte, autorevole, adeguata alle sfide del futuro.

Ecco che, oggi più che mai, è necessario spingersi verso terre ancora poco conosciute come, ad esempio, la riflessione sul tema della fusione tra comuni la cui dimensione demografica risulta troppo esigua, la redazione di un “piano strutturale” e di un “piano operativo unico” per la Versilia, e la realizzazione di un “piano territoriale di salute” calzato sull’ambito territoriale della zona distretto e proiettato alla totale integrazione dei servizi sociosanitari.

Perché un’organizzazione per schede?

Perché le schede, pensate materialmente dentro uno schedario, ordinate alfabeticamente o per materia, ci permettono un approccio immediato e pratico: possono essere estratte al bisogno, rivalutate, annotate, integrate, modificate; si può pensare di tirare un rigo sopra una frase o un’opinione divenuta ormai superata o messa in crisi da una riflessione nuova e più approfondita.

Le schede servono a fissare un punto, un pensiero, un indirizzo, ma non sono dogmatiche: nascono per partecipare ad una evoluzione, ad un percorso di crescita collettivo.

Alcune schede hanno già un buon livello di approfondimento, altre sono poco più che appunti, post-it, note da sviluppare più avanti e con migliore organicità, altre schede non ci sono proprio, vanno pensate e scritte: sappiamo che lo schedario può contenerne molte di più.

Tutte le schede hanno bisogno del contributo di conoscenze superiori, di esperti, di persone che vivono con intensità questo o quell’aspetto della vita versiliese.

Le schede possono facilmente passare di mano in mano, si usurano, possono essere copiate, riscritte, modificate da nuove mani, con calligrafie differenti, con penne dai colori diversi.

Le schede, domani, ci ricorderanno il tempo che è passato, ci mostreranno la strada fatta, ci aiuteranno a maturare nuove idee e ci consentiranno, appunto, di aggiungere allo schedario nuovi argomenti, nuovi temi che oggi non riusciamo a immaginare.

 

*In grassetto le parti aggiunte o modificate rispetto alla II edizione

 

 

I. CITTÀ VERSILIA
Scommessa decisiva del domani. Come riscoprire la funzione, il senso ed il valore della politica in un progetto condiviso
di GIUSEPPE CORDONI

“Insieme al patrimonio naturale, vi è un patrimo¬nio storico, artistico e culturale, ugualmente minac¬ciato. È parte dell’identità comune di un luogo e base per costruire una città abitabile. Non si tratta di distruggere e di creare nuove città ipoteticamente più ecologiche, dove non sempre risulta desidera¬bile vivere. Bisogna integrare la storia, la cultura e l’architettura di un determinato luogo, salvaguardan¬done l’identità originale.”
Papa Francesco, Enciclica “Laudato sii”, c. IV, II, 143.

Mi sono spesso chiesto di quale sentimento estetico debba nutrirsi la sensibilità del politico. Se oltre ad una retta ed efficace gestione d’un potere democraticamente conferitogli, oltre ad una onestà oggi così vigorosamente invocata e smentita, non debba egli possedere, come qualità assolutamente irrinunciabile, anche uno spiccato senso della Bellezza: ovvero poter disporre d’un suo personale talento nel saper cogliere ed esaltare tutte quelle energie creative che gli individui e il territorio da lui amministrati hanno espresso in passato e sono in grado di accrescere nel presente.
Dico Bellezza nella sua accezione più vasta di collante armonico quale essa è sempre stata. Quale che siano la natura e il risultato della sua genesi, purché nei suoi effetti essa sia capace di modificare, armonizzandolo, il volto del mondo in cui viviamo, la percezione della realtà che ci circonda, la qualità delle relazioni fra gli uomini, la coscienza d’un comune destino condiviso. Quale che siano le facoltà inventive necessarie al suo sviluppo, essa sempre stabilisce e determina la giusta metrica collettiva delle cose, imprimendovi un ordine pacifico ed equilibrato, tale da stimolare un felice senso d’appartenenza ad una stessa cittadinanza, il risultato d’una comunione persino inconsapevole talvolta, come l’aria che si respira, ma non per questo non altrettanto vitale.
Adesso che più si pretende dalla politica di rendersi garante d’una più elevata qualità della vita collettiva, (proprio nel momento in cui essa appare più minacciata e compromessa) come poter pensare di riuscirvi, senza che la politica si renda interprete d’una dimensione estetica prioritaria nel concepire a ogni suo progetto futuro? Se poi tale progetto vuol essere applicato alla gestione pubblica dell’intero territorio versiliese, tale prospettiva diventa determinante.
Al pari della storia d’ogni individuo, anche quella dei territori (luoghi, paesi e paesaggi nel loro spessore naturale e antropologico) va compresa a partire dalla precipua vocazione dei luoghi. Da venti secoli, la storia della Versilia si è sviluppata sempre assecondando una sua armonica unicità creativa. Anzi, dinnanzi allo scempio ambientale che ha subito in questi ultimi decenni, verrebbe da dire che essa o produce Bellezza o irrimediabilmente si degrada.
Sono queste le prime riflessioni che mi vengono in mente di fronte a questo prezioso vademecum operativo: Città Versilia, con cui Ettore Neri, organicamente, ci prospetta un accurato ripensamento del futuro politico e amministrativo di tutto il comprensorio versiliese. In un tempo di così greve miseria ideativa della politica come quello che stiamo attraversando, sorprende davvero la tensione ideale con cui egli qui ne riscopre e rilancia quella visione unitaria con cui, già in passato, più volte, (anche se senza successo!) certi spiriti illuminati s’erano sforzati di prefigurarla.
Sì, una Versilia intera e indivisibile! Concepita, vissuta, amata e amministrata come una sola Città bella: una città-paesaggio che inglobi, così come Neri sostiene, quell’immenso “Patrimonio territoriale” connesso con la tutela, la valorizzazione e lo sviluppo di quei tesori di umana operosità (di genesi della Bellezza) che ne arricchiscono in modo straordinario la struttura. Una Città bella, tale da offrire a tutti coloro che accoglie l’orgoglio di un’irripetibile appartenenza. Un diritto di cittadinanza da spendere, in chi lo possiede, come il privilegio d’una coscienza libera di decidere con tutti.
Una Città bella, che in forza d’una secolare, stratificata identità sappia includere ogni “diverso” costretto ad approdarvi da un mondo che lo rifiuta. Una Città bella, che proprio in virtù della varietà della sua conformazione territoriale, consenta di eliminare ed escludere l’inevitabile, tragico disastro urbanistico oggi connesso con ogni forma di periferia. Parafrasando Pascal, si potrebbe dire: che ovunque abiti, ogni suo futuro Cittadino responsabile diventa un suo centro, mentre la circonferenza è in ciò che ne abbraccia una coscienza condivisa del suo valore.
Lasciata così com’è: in questa sua frammentata e discorde condizione attuale, priva d’una visione di città integrata, la Versilia non rischia forse ormai un declino inesorabile? Come non rendercene conto? Come non percepire questo suo stato di realtà malata? Come negarne l’assoluta evidenza? Un territorio violentato e saccheggiato dagli uomini e sempre più spesso devastato dalla furia d’imprevedibili calamità naturali. (Altro che luogo edenico cantato dai poeti!). Lasciata così com’è, abbandonata a se stessa, o ad insanabili, politici contrasti di bottega, peggio se scatenati da interessi di pochi, senza un disegno strutturale d’insieme che la governi, finiremo per smarrire persino il magnifico ricordo di ciò che è stata. E una politica che qui navighi a vista nell’ignoranza della sua preziosa realtà storica e della sua vitalità culturale, neppure saprà intravederne quelle immense opportunità di sviluppo che di fatto contiene. Anzi, solo appiattita sul presente – come già di fatto accade da parecchio tempo -, ed in mancanza d’un nuovo assetto strutturale che la riqualifichi come entità urbanistica unitaria, scivolerebbe da uno stato d’emergenza all’altro, sempre più ingovernabili. S’innesterebbe un processo disgregativo, in buona parte già in atto, ove all’entusiasmo partecipe e solidale s’opporrebbe senz’altro la rabbia, l’insofferenza, e la rassegnazione. Giova qui por bene in risalto l’elenco, seppur sommario, di queste emergenze che tutti i versiliesi parimenti coinvolgono, e dei quali condizionano volenti o nolenti la qualità della loro esistenza quotidiana:
il diffuso dissesto ambientale,
l’infertile abbandono dei campi e la loro conseguente desertifi¬cazione,
la “tossicità” delle rimaste attività agricole industrializzate,
l’insalubrità conseguente dell’acqua e dell’aria,
la voracità della metastasi cementizia che ha sconvolto o can¬cellato ogni differenza fra centro abitato e campagna,
l’inadeguatezza della rete stradale rispetto alle reali esigenze del traffico e la mancanza d’una sua pianificazione unitaria,
il degrado dei parchi naturali e delle selve montane,
l’invivibile bruttezza delle nuove aree industriali, spesso rima¬ste incompiute e addirittura a ridosso di centri urbani d’altissimo pregio architettonico,
lo scempio d’alberi ovunque o la loro trascuratezza,
la decadenza degli spopolati borghi montani,
la mutazione dei centri storici svuotati del loro tradizionale tes¬suto umano e non di rado ridotti a provvisori crocevia-cena¬town per un turismo mordi e fuggi,
il declino d’immagine e decoro di “lungomare” illustri,
l’incuria o la non valorizzazione in cui versa un rinomato quanto trascurato patrimonio artistico,
la scomparsa nella memoria collettiva dell’esistenza d’un così ricco patrimonio culturale,
la perdita della coscienza d’appartenere a un luogo impareggia¬bile,
l’incapacità di saperne trasmettere il valore alle nuove genera¬zioni,
la precarietà dei posti di lavoro giovanile e la conseguente dissi¬pazione di risorse umane,
lo smarrimento di secolari saperi artigianali illustri (nella scul¬tura del marmo, nella lavorazione del legno e del ferro) o di competenze manifatturiere rapidamente venute meno,
il senso d’insicurezza del vivere quotidiano specialmente in chi abita più isolato,
il sentimento di paura rispetto a rapide e imprevedibili muta¬zioni sociali,
lo spirito di diffidenza rispetto alle differenze etniche e cultu¬rali,
il timore d’essere abbandonati a se stessi rispetto ai servizi assi¬stenziali essenziali,
l’estrema sperequazione abitativa che vede la rendita immobi¬liare espropriare ciò che resta del territorio con nuove costruzioni che restano spesso invendute, e ciò nel de¬grado dello storico patrimonio urbano non recuperato,
il paradosso d’un numero enorme d’alloggi vuoti con la penu¬ria di case per i meno abbienti,
lo sradicamento (soprattutto delle nuove generazioni) dalla cul¬tura proprie origini,
la cecità sempre più estesa rispetto ad una Bellezza che resta impercepita e si degrada.
Emergenze tutte queste che non è un ossimoro definire come endemiche e che, senz’altro, non investono soltanto questo nostro territorio. Anche se non consola il livello di degrado a cui sono scivolate bellissime città italiane; per non parlare della stessa capitale romana (civitas per antonomasia) ed ora invece impensabile emblema d’uno stato di disperante disgregazione. Disgregazione, ahimè, spesso ancor più aggravata da una dilagante, anch’essa endemica, corruzione della politica amministrativa. Cosicché, dinnanzi ad una crisi così profonda dei nostri modelli metropolitani, v’è da chiedersi se se non sia l’impianto stesso dell’attuale assetto urbano tutto da ripensare. Se al “brutto” che si è generato dietro ogni rapida e disordinata esplosione-espansione della “città diffusa” (con la conseguenza d’un inevitabile degenerarsi al suo interno delle umane relazioni), la politica non si trovi dinnanzi alla radicale necessità d’invertire le proprie scelte.
L’ambizione del presente progetto d’Ettore Neri sulla futura Città Versilia sta tutta nell’ipotesi d’un simile mutamento di prospettiva. Riscoprendo una sana utopia della realtà, esso rivendica alla politica l’intelligenza di riuscire a conoscerla e a governarla, questa realtà da cui ciecamente e dolosamente s’è distratta e allontanata. Una politica che non rinuncia alla passione civile, alla scommessa e alla “presunzione (rischiosa, ma virtuosa) di saper indicare mete, strategie e obiettivi che vanno ben al di là d’immediati interessi contingenti”.
Il primo di questi coraggiosi obiettivi consiste proprio nel voler smentire quella scontata percezione che ormai qui abbiamo di “città diffusa”. Una agglomerato sempre più esteso di costruzioni (residenziali o produttive) né ordinato, né pianificato, ove insicuri abitiamo e ove convulsamente s’accentrano la nostre sconnesse attività economiche e le nostre inadeguate soluzioni amministrative. Un disgregato espandersi suburbano, senza identità ed anima e perciò senza futuro. Un territorio che sempre più va smarrendo ogni propria precipua vocazione; e che, per essere salvato, aspetta dunque d’essere “rifondato”, secondo un disegno che sia capace di bonificare ognuna delle suddette emergenze.
Quale altra voce più congrua di questa: “bonificare”, se si guarda a con quale sforzo immane, nel corso di oltre venti secoli, la Versilia era riuscita a darsi questa sua struttura ed immagine di Bellezza! E come, in forse meno di cinquant’anni, ne sia stata compromessa l’armonia quasi in modo irreversibile! Di fronte ad un tesoro in così poco tempo dilapidato, e per giunta in una fase storica di più elevata e diffusa ricchezza materiale, viene da chiedersi se la prima “bonifica” da cui ripartire non sia quella delle coscienze. Se la prima cosa da ripensare non sia proprio il legame responsabile che corre fra “ cittadino” e territorio. Come non accorgersi che una delle prime cause di disgregazione sociale e ambientale sta proprio nel fallimento dei modelli urbanistici attuali?
Oggi più che mai, lo spettro di un’endogena barbarie aleggia su ogni invivibile agglomerato periferico non più ammesso ad ogni responsabile scelta comune. In ogni città mancata rien se tient. In ogni città mancata, è la moltitudine degli esclusi – dei “cittadini mancati” – a soffrire e a pagare il prezzo d’inaudite differenze. Disparità culturale, povertà, emarginazione, solitudine. Intollerabili iniquità che trasformano i ghetti urbani in incubatrici di violenza e ribellione, e adesso persino in perniciose derive di matrice terroristica. Quanto più frammentato nel suo governo, anche il territorio versiliese non potrà infine sottrarsi al rischio di ridursi da squilibrata”città diffusa”, quale è già adesso, in ormai “diffusa periferia” disgregata.
Al contrario, questa nuova Città Versilia, qui ipotizzata, individua ed attinge nella coesione fra le parti un primario valore fondativo. Non è un caso che le due voci a cui ci si ispira, “civitas” e “civilitas” traggano da uno stesso etimo tutta la loro forza originaria. Andando verso una sempre più esasperata globalizzazione che paradossalmente ci disgrega piuttosto che cementarci, è indispensabile che fra la più immediata e concreta percezione di “città” e la più immateriale e spirituale cognizione di “civiltà” si riscopra un collante indissolubile. Un preciso disegno culturale e politico che sia in grado di prefigurarne lo sviluppo, proprio nei termini di un’umanità e di un’affabilità che individuano in un “fare” secondo Bellezza il tratto più saliente di tutta la propria storia. Se è legittimo e non esagerato prendere atto d’una sorta di vera e propria “civilisation” del lavoro e della creatività versiliese, proprio da essa si deve ripartire per rifondarla come un’impen-sata quanto inedita e originale struttura urbana.
Già in passato la Versilia ha conosciuto sperimentato la tensione utopica d’ipotizzare forme di Città bella. Si veda Pietrasanta, la cui aurea misura architettonica anticipava di più d’un secolo la riflessione sulla città ideale del Rinascimento. Si veda Viareggio, la cui solare determinazione di perla coltivata in un padule, la imponeva come nuovo modello d’abitare nella luce agli albori del Novecento. Ripensarla oggi la Città bella, non comporta più soltanto l’ideazione d’una struttura urbanistico – architettonica omogenea nel suo tessuto abitativo e circoscritta nella sua estensione. Più non significa (almeno per la Versilia) l’individuazione di quelle modalità costruttive con cui di volta in volta si è cercato di realizzare un modello urbano che sia in grado di dare risposte concrete al desiderio di convivenza civile pacifica e operosa degli uomini.
Ora, più che d’un preminente espandersi senza soluzione di continuità di costruzioni e agglomerati urbani (qualunque ne sia la natura: residenziale, commerciale, amministrativa, industriale o destinata ai servizi), anche in prospettiva di un’auspicata e ripresa economica, l’odierna nostra utopica città senza mura da rifondare non potrà identificarsi che in un’armonica orchestrazione dell’esistente. Imprimere ad un territorio così composito e variegato come il nostro l’impronta unificante d’una città necessita d’immense energie creative, politiche ed etiche. Ma ad uno stesso tempo le scatena. La prima di queste energie può scaturire proprio dall’esigenza di tornare a bonificare ciò è stato compromesso o devastato per dolo e vantaggio di pochi o per colpevole incuria di tutti. Lo sollecitano i nuclei urbani da ridefinire, i centri storici da salvare, le campagne da ripristinare, i borghi da ripopolare, le spiagge da consolidare, le acque da risanare, i parchi da custodire, gli oliveti e le selve da rilanciare, le cave da rispettare; ed infine, non ultime, le coscienze da coltivare, le volontà da far convergere, le relazioni da ingentilire.
Ciò non appaia come una scommessa fra ingenua o temeraria. È vero, enormi sono le difficoltà che una simile impresa comporta. Ma tale è la posta in gioco, che vale veramente la pena d’azzardarla. E ci occorre, innanzi tutto, una visione d’insieme che ce ne prefiguri tutte le straordinarie possibilità d’armonia. Quale altra parte d’Europa si presterebbe ad una sperimentazione urbanistica altrettanto originale? Non ci si ancora resi conto dell’assoluta rarità che riveste quello che non di rado è stato percepito come un territorio-paesaggio privo d’un suo assetto preciso. Mentre è già la sua prima configurazione naturale a conformarlo nella splendida unicità d’un immenso, femminile corpo disteso. Anche allo stato attuale, da sud a nord, basta un semplice vista aerea ad abbracciarne l’intera estensione.
Dal Parco di Migliarino-San Rossore alla vetta del Monte Altissimo, quale ordinata modulazione di così variegati scenari vi s’incastonano! Fra l’orlo del mare e la fuga azzurra delle vette apuane, eccole dispiegarsi, le membra di questo corpo predisposto dalla pazienza della Natura e quasi interamente riplasmato (reso un tempo civile e cittadino!) dalle mani dell’uomo. Dal grembo d’acqua del Lago musicato da Puccini, al capo austero nel marmo scolpito da Michelangelo, non v’è lembo di pineta, campagna, centro urbano, collina, cresta o parete di montagna da cui l’invenzione, la perizia e la tenacia (e in altre epoche, la misura) di un Lavoro concepito come Arte non abbiamo saputo cavarne pane e poesia.
E proprio in ciò consiste l’elemento costituivo dell’anima versiliese, dove mani febbrili e appassionate hanno, attraverso i secoli, celebrato queste nozze fra Natura e Cultura. Anche se chissà per quanto ancora, nelle vene del nostro immaginario collettivo pulsa e circola un sangue che si nutre d’una storia irripetibile. La sua essenza “civile” era e rimane di natura mitopoietica. Siamo stati l’espressione d’un fare nobile che non è destinato soltanto – come altrimenti oggi accade quasi ovunque – ad un saccheggio irreversibile delle risorse naturali, alla sopraffazione dell’uomo sull’uomo, all’oscena tracotanza d’una ricchezza cieca su una moltitudine di disperati. Perché ben altra dev’essere la coscienza politica di chi, per scelta e destino, è chiamato a generare il Bello indispensabile, diventa un moltiplicatore inesauribile di storie e d’emozioni condivise. E inestimabile diverrebbe la portata innovativa (rivoluzionaria!) d’una città-territorio che davvero rivolta davvero a produrre il Bello nel Bello, s’imponesse come possibile modello universale.
In verità, come non accorgersi che la Versilia, forse a sua stessa insaputa, in gran parte ciò lo è già stata? Come non preoccuparsi che non possa tornare ad esserlo, essendo questa la sua basilare ricchezza? Sì, da nord a sud, in un raggio che neppure supera i venti chilometri, qui l’oro delle mani ha conosciuto il suo massimo fulgore. Ce lo ripetono la metamorfosi del paesaggio e, in epoche così lontane e diverse fra loro, la metrica d’ideali città “pensate”. L’ordine un tempo così sapiente delle campagne, adesso abbandonate; l’avventura ciclopica del marmo e i fasti della scultura; le fonderie del bronzo e il loro fascino di bottega rinascimentale; le invenzioni della nautica e, nel turismo, l’arte d’ospitare; la tradizione dell’opera lirica e i trascorsi del teatro; le ricerche del cinema e i linguaggi della canzone, la coscienza dello sguardo e i prodigi della pittura, la beltà del paesaggio e la luce della poesia; la festa del Carnevale e l’anarchia liberatrice della satira, l’apertura all’integrazione e lo spirito d’accoglienza.
La coscienza di questo progredire o venir meno d’una siffatta vocazione al Bello rende così esaltante questa nostra scommessa. Del resto, fin nelle pieghe del proprio nome, questa terra sembra recare lo stigma di un’unificante évolution creatrice. “Vesidia terra intra duos lacus appellatur, quam flumen eiusdem nominis transeat”. Quando, fra i due laghi di Porta e Massaciuccoli, in sé accogliendo tutte le piogge scendevano dalle Apuane, a fatica scavandosi una traccia in una piana ancora paludosa, finiva per sfociare alla bocca di Motrone. Così compare in una citazione antica, variamente riportata, forse a commento della stessa Tabula Peuntigeriana e qui riproposto per la sua così forte connotazione simbolica.
Oggi, nel bene e nel male, la grande mole del nuovo Ospedale Versilia pare quella di un grande bastimento insabbiatosi fra i pini che quasi nascondono il mare. Proprio a due passi da quello che fu Motrone. Il medioevale porto sepolto: ancor prima nella memoria che sotto la sabbia. Ove un tempo confluivano tutte le acque d’una terra, ora convergono tutte lacrime. Lacrime trasversali di gioia o lutto: nuovo porto del nascere o del morire. Nel nostro immaginario collettivo non potrà esservi collante ideale di maggior effetto per porre le fondamenta di quella città Versilia che proprio in questo sito ha trovato – pur con tutte le contraddizioni a cui siamo soggetti in questo tempo, – le sue prime concrete ed emblematiche premesse.
Quale altro valore elementare può infatti esservi di così aggregante fra gli individui? In un medesimo luogo condividere e sim-patire ogni nostra esperienza decisiva. Quella che più ci rende simili, fragili e soli: come il venire alla luce, l’attraversare la sofferenza della malattia, il prepararci all’ultimo distacco. Solo che qui, nel nome di Versilia, tale condivisione non può che coniugarsi all’insegna della Bellezza. Perché è l’essenza stessa della sua storia ad essersene stata alimentata. Perché qui – per una singolarissima sorte – è stata la poesia (cioè un fare secondo Bellezza) a rendere “trasparente” il senso dell’umana condizione.

LA MATRICE DINAMICA

Inseriamo per la prima volta in questo testo la “Matrice Dinamica” che è, in sintesi, la scheda visiva della traccia di lavoro e delle schede tematiche che verranno presentate e discusse a partire dal successivo

Questo schema ovviamente si modificherà nel tempo con il modificare delle scelte tematiche e delle analisi.

II. LA VERSILIA UNIFICATA
COME UN TERRITORIO È CHIAMATO AD AGGREGARSI IN FUNZIONE DI UN INDISPENSABILE, FUTURO, ASSETTO ISTITUZIONALE E AMMINISTRATIVO,

SUPPORTO 1

IL COMPLESSO SISTEMA DEGLI ENTI E DELLE AZIENTE CHE GESTISCONO PUBBLICI SERVIZI

Il Capitolo II di Città Versilia “La Versilia Unificata” si intitola “Come un territorio è chiamato ad aggregarsi in funzione di un indispensabile, futuro, assetto istituzionale e amministrativo” e comprende una riflessione sull’architettura istituzionale della Versilia (Scheda 1) e della Versilia nell’Area vasta della Toscana Nord-Occidentale (Scheda 2).
Rispetto alle precedenti edizioni abbiamo pensato di inserire a premessa, prime delle due schede, due “Supporti” sulle competenze a sui compiti dei Comuni relativamente ai servizi essenziali sovra e inter comunali.
Consapevoli che siamo in presenza di materie assai complicate e noiose da approfondire, ma anche certi che i lettori attenti e interessati potranno trarre da questa mole di informazioni almeno la consapevolezza dell’estrema complessità dei temi, delle procedure e di quanto le scelte e le decisioni politiche degli Enti Locali trovino difficoltà ad avverarsi concretamente.

Iniziamo con uno spaccato generale del panorama che si trovano di fronte gli Amministratori Comunali quando trattano temi come i rifiuti, l’acqua, il trasporto pubblico locale, i servizi socio sanitari, ecc.

Il Comune ha competenze, principalmente, su queste materie: Servizi istituzionali, generali e di gestione; Ordine pubblico e sicurezza; Istruzione e diritto allo studio; Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali; Politiche giovanili, sport e tempo libero; Turismo; Trasporti e diritto alla mobilità; Assetto del territorio e edilizia abitativa; Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente; Soccorso e Protezione civile; Diritti sociali, politiche sociali e famiglia; Sviluppo economico e competitività; Politiche per il lavoro e la formazione professionale; Energia e diversificazione delle fonti energetiche; Politiche culturali e formazione; Lavoro e Imprese.

Lo strumento principale per il sistema programmatico progettuale e pianificatorio del Comune è il DUP (Documento Unico di Programmazione) che viene approvato annualmente con pianificazione triennale.
Il DUP è lo strumento che permette l’attività di guida strategica ed operativa degli enti locali e consente di fronteggiare in modo permanente, sistemico e unitario le discontinuità ambientali e organizzative.
Il DUP costituisce, nel rispetto del principio del coordinamento e coerenza dei documenti di bilancio, ilmpresupposto necessario di tutti gli altri documenti di programmazione.
Il DUP si compone di due sezioni: la Sezione Strategica (SeS) e la Sezione Operativa (SeO). La prima ha un orizzonte temporale di riferimento pari a quello del mandato amministrativo, la seconda pari a quello del bilancio di previsione.
Entro il 31 luglio di ciascun anno la Giunta presenta al Consiglio il Documento Unico di Programmazione (DUP), che sostituisce la relazione previsionale e programmatica.
Costituisco altri elementi fondamentali per la valutazione dell’operato di un Comune il Bilancio Previsionale vero e proprio (annuale e Triennale), il Conto Consuntivo annuale, il Piano triennale delle Opere Pubbliche e gli strumenti di pianificazione del territorio che sono normati da specifiche leggi regionali (attualmente la LR 65/2014 e il PIT/PPR, il Piano Integrato Territoriale e il Piano Paesaggistico Regionale).
Al Comune in ambito urbanistico spetta inoltre la redazione e approvazione del Piano Strutturale e del Piano Operativo.
Realtivamente ai servizi essenziali integrati: quei servizi che da anni vengo pianificati e attuati su ambito zonale o zonale complesso risultano essere di importante e interessante lettura le relazioni comunali annuali sullo stato delle aziende in house o partecipate dai Comuni e le relative relazioni sulla razionalizzazione delle partecipazioni.

Per dare un quadro, seppur sommario, ma significativo (crediamo) della complessità e vastità dei temi e dei problemi che si incontrano ad affrontare queste materie che, per altro, incidono in modo fondamentale sulla qualità della vita e a salute dei cittadini, abbiamo provato a “rubare” da alcuni documenti comunali (tra quelli citati appena sopra) le informazioni che riteniamo più significative rispetto a questo mondo così importante ma altrettanto sconosciuto alla maggior parte degli elettori.
Può essere, dunque, che un Comune di non grandi dimensioni si trovi annualmente a dover ragionare su quanto siano utili o dannose al benessere della sua comunità le partecipazioni dirette o indotte ad un pacchetto di aziende come quello sottostante:
1 GAIA Spa.
2 ERP Lucca Srl
3 CTT Nord Srl
4 FIDI Toscana Spa
5 INTERNAZIONALE MARMI E MACCHINE CARRARA Spa
6 RETIAMBIENTE Spa
7 VEA Spa (in corso di liquidazione)
Tramite le società summenzionate il Comune X arriva a detenere le seguenti partecipazioni azionarie indirette:

1 ERSU SpA Retiambiente SpA
2 GEOFOR SpA Retiambiente SpA
3 REA Rosignano Energia e Ambiente SpA Retiambiente SpA
4 ESA Elbana Servizi Ambientali SpA Retiambiente SpA
5 Ascit Servizi Ambientali S.p.A. Retiambiente SpA
6 Sea Ambiente S.p.A. Retiambiente SpA
7 Hydroversilia Srl VEA SpA
8 Autolinee Toscana Nord Srl CTT Nord Srl
9 Vaibusscarl CTT Nord Srl
10 CPT scarl CTT Nord Srl
11 MOBIT Scarl CTT Nord Srl
12 COPIT SpA CTT Nord Srl
13 Ti Forma CTT Nord Srl
14 SGTM SpA CTT Nord Srl
15 ONE Scarl CTT Nord Srl
16 Crociere e turismo srl in liquidazione CTT Nord Srl
17 Power Energia società cooperativa CTT Nord Srl
18 La ferroviaria Italiana SpA CTT Nord Srl
19 Irene Srl in liquidazione CTT Nord Srl
20 Blubus Srl CTT Nord Srl
21 S.I.C.I. S.g.r. S.p.A. FIDI Toscana Spa
22 Biofund S.p.A. FIDI Toscana Spa
23 Centrale del Latte Firenze S.p.A. FIDI Toscana Spa
24 Grosseto Sviluppo S.p.A. FIDI Toscana Spa
25 Valdarno Sviluppo S.p.A. FIDI Toscana Spa
26 Patto Duemila S.c.a r.l FIDI Toscana Spa
27 Polo Navacchio S.p.A. FIDI Toscana Spa
28 Pont-Tech S.c.a r.l. FIDI Toscana Spa
29 Sviluppo Industriale S.p.A. in liquidazione
30 FIN.PA.S. S.r.l. FIDI Toscana Spa
31 Royal Tuscany Fashion Group S.p.A.
FIDI Toscana Spa
32 Floramiata S.p.A. FIDI Toscana Spa
33 Compagnia Produttori Agro Ittici Mediterranei S.p.A.
34 Coop. Agricola Le Rene S.c.a r.l.
35 I.F.L. Italian Food & Lifestyle S.r.l.
36 Banca Monte dei Paschi di Siena

Per tutti (o molti) di questi soggetti, per lo più privati, il Comune deve porsi il problema di quali debbano essere gli strumenti di governance che devono essere adottati dagli organismi partecipati sui quali il Comune in questione esercita il controllo, così come definito dal Codice civile, da normative nazionali e regionali, o ai quali sono stati affidati direttamente servizi pubblici a rilevanza economica, oppure sui quali il comune esercita il controllo in base a disposizioni normative dal Comune stesso e che ne garantiscono il controllo.
Il Comune si deve porre il problema della Governance ogniqualvolta abbia il controllo della società; il controllo non dipendente solo dalla percentuale posseduta ma anche da patti parasociali, clausole statutarie, clausole contrattuali, ecc.
Ai fini del consolidamento dei conti, e quindi della rappresentazione del gruppo amministrazione pubblica, invece possono essere considerate irrilevanti quelle società che hanno un attivo, un volume di ricavi o un patrimonio inferiori del 3% a quelli del Comune a condizione che non abbiano ricevuto un affidamento in house.
Ogni Comune, con deliberazione di Giunta aggiorna l’elenco di organismi partecipati da consolidare e li inserisce nel “Gruppo Comune di …” da ricomprendere nell’Area di Consolidamento:
UN COMUNE X DELLA VERSILIA SI TROVERA’ AD ESEMPIO A INSERIRE NELLA PROPRIA AREA DI CONSOLIDAMENTO LE SEGUENTI AZIENDE:

1 GAIA Spa -Società partecipata – Sviluppo sostenibile e tutela del
territorio e dell’ambiente

2 ERP Lucca Srl – Società partecipata – Assetto del territorio ed edilizia
abitativa

3 RETIAMBIENTE Spa – Società partecipata – Sviluppo sostenibile e tutela del
territorio e dell’ambiente

4 Consorzio Ambiente Versilia – Ente strumentale partecipato – Sviluppo sostenibile e tutela delterritorio e dell’ambiente;

5 Fondazione Culturale X- Ente strumentale controllato – Tutela e valorizzazione dei beni edattività culturali;

6 Azienda di Servizi Pubblici alla Persona X- Ente strumentale controllato – Diritti sociali, politiche sociali e
famiglia;

7 Società della Salute – Ente strumentale partecipato – Diritti sociali, politiche sociali e
famiglia;

Ma non è finita perché la ricognizione deve prendere in esame anche i SERVIZI GESTITI IN CONCESSIONE, ad esempio:

Servizio di tesoreria comunale
Servizio di riscossione volontaria e coattiva e attività di accertamento dei tributi comunali IMU, TASI e TARI
Gestione dell’accertamento e della riscossione dei tributi minori
Attività culturali
Servizio idrico integrato – Gaia Spa
Servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani – Reti Ambiente SpA
Servizio di trasporto pubblico locale – CTT Nord Srl
Gestione dello Stadio e dei campi e impianti sportivi e piscine
Gestione dell’impianto di conferimento Falascaia – Consorzio Ambiente Versilia
Edilizia Residenziale Pubblica – E.R.P. Lucca srl
Servizio di residenza per anziani
Servizio di ristorazione scolastica
Gestione della rete e distribuzione del gas naturale

E anche i
SERVIZI ESTERNALIZZATI IN APPALTO:
Servizio di riordino, custodia e gestione dell’archivio di deposito del comune
Servizio di brokeraggio assicurativo
Servizio di pulizia degli edifici comunali
Servizio di trasporto scolastico
Gestione della ludoteca comunale
Servizio ausiliari alla Biblioteca comunale
Gestione dell’Ufficio Informagiovani
Servizio di mobilità mirata e mobilita’ generica per anziani
Servizio di informazione turistica
Servizio recupero salme da pubblica via
Assistenza domiciliare per minori e portatori di handicap
Gestione del Servizio di Educativa Territoriale
Gestione servizio sportello dedicato al contrasto del disagio abitativo
Gestione Stabilimento balneare comunale
Gestione del servizio di assistenza qualificata alunni disabili
Gestione del servizio di trasporto per centri diurni di socializzazione disabili

E, infine le, ad esempio:
GESTIONI ASSOCIATE:
SUAP
Formazione dei dipendenti
Centrale unica di committenza
Gestione del personale
Gestione canile sanitario
Servizio di nido di infanzia

Per entrare un poco più nel dettaglio segnaliamo che i Comuni della Versilia hanno a che fare con le seguenti realtà, ognuna con i suoi problemi e le sue complicazioni.
VEA Spa
Nel 2005, con la nascita di Gaia, Vea perse le sue funzioni originarie e, fin da allora, i Comuni proprietari si posero il problema di quale destino assegnare all’azienda che, di fatto, era rimasta senza funzioni e senza mission aziendale.
La discussione e le complicazioni derivanti anche dal continuo ricambio di Amminsitrazioni Comunali, quindi di Sindaci, quindi di punti di vista e strategia ha lasciato per i primi anni Vea in una specie di limbo.
Poi, a partire dal 2010, quando i Sindaci si convinsero, mano amano, che l’unica strada da percorrere rimaneva quello della liquidazione della società, fu un contenzioso milionario con Gaia sul valore economico degli allacci a bloccare tutto insieme al fatto che nel frattempo, in pancia a Vea erano state fatte crescere altre due aziende non interamente pubbliche: Vea Energia Ambiente e Hydroversilia Srl.
Fu il Comune di Seravezza, per primo, nel 2010 a chiedere la liquidazione della propria quota di partecipazione invitando in ogni sede l’Amministratore della società ad effettuare la valutazione della società ai sensi dell’art.2437 ter del codice civile.
Ma solo nel dicembre 2015 l’assemblea dei soci, in seduta straordinaria, ha trasformato in srl la società ed ha avviato la procedura di liquidazione della società nominando come liquidatore il precedente Amministratore Unico.
In data 12 febbraio 2019 VEA Srl ha finalmente sottoscritto l’accordo di transazione con Gaia SpA che ha chiuso una questione aperta nel 2004 e trascinatasi per anni.
Tra le altre cose l’accordo prevede che:
VEA Srl accetti 150.000 euro a saldo e stralcio del credito verso Gaia che, al 31/12/2017, è pari
a € 195.583.
VEA Srl accetti l’importo complessivo di € 3.150.070,54 (€ 1.102.524,38 al momento della
stipula, il resto gli anni successivi) a fronte di crediti, al 31/12/2017, pari a € 3.625.923).
Tutto ciò ha prodotto una perdita su crediti di oltre 500.000 euro ai quali la società ha potuto far fronte con apposito fondo opportunamente accantonato.

In ogni caso l’accordo con Gaia ha consentito finalmente di procedere alla liquidazione di VEA.

La distribuzione delle riserve a febbraio 2019
Con lettera del 13/02/2019 il liquidatore di VEA Srl ha chiesto l’assenso dei Comuni alla
distribuzione di riserve ai soci per complessivi € 1.300.000,00.
In data 14/2/2019 l’assemblea deisoci ha deliberato la distribuzione dividendi per un importo complessivo di € 1.300.000 (verbale registrato all’Agenzia delle Entrate di Viareggio in data 22/2/19 al n. 537 serie 3). Tali dividendi sono stati pagati ai Comuni, soci, con bonifici in data 6/3/2019 in proporzione alle rispettive quote possedute

In data 15/05/2019 VEA Srl ha inviato la proposta di bilancio per l’esercizio 2018 unitamente alla
deliberazione dell’assemblea dei soci di procedere alla distribuzione di ulteriori riserve rispetto a
quelle già liquidate agli inizi del 2019.
La distribuzione delle riserve a maggio 2019 ha portato ad una spaccatura tra i Comuni soci in quanto il Comune di Seravezza, analogamente a quanto già fatto in precedenza, prima della distribuzione in oggetto, ha chiesto copia del bilancio 2018 di Hydroversilia, della situazione cassa e la conferma dell’avvenuta erogazione da parte di Gaia SpA di € 1.100.000conseguenti alla stipula della transazione.
Il Revisore di VEA Srl si è limitato a comunicare per mail che Gaia SpA ha versato solo € 400.000,00, senza fornire alcuna motivazione, e il liquidatore non ha trasmesso alcun documento.
Malgrado non sia stata presentata alcuna documentazione la società ha comunque proceduto alla distribuzione ai Comuni – Soci di riserve per € 500.000,00.
A seguito di queste altre divergenze di valutazione il Comune di Seravezza non ha approvato il consuntivo 2018 principalmente con la motivazione riferita all’impossibilità di eseguire un controllo sulla società per carenza di chiarimenti e informazioni su:
• il valore di vendita di Hydroversilia e il relativo procedimento e il suo bilancio;
• la distribuzione delle riserve;
• la corretta esecuzione degli obblighi della transazione con Gaia SpA;
• il contenzioso con Hydroversilia verso Sirce / Itec.
A dicembre del 2019 VEA Srl ha versato un’ulteriore quota di riserve malgrado la liquidazione non sia terminata e, pertanto, possa emergere un futuro rischio di insolvenza della società.

Internazionale Marmi e Macchine SpA
Alcuni Comuni della Versilia hanno manifestato fin dal 2015 la volontà di cedere le partecipazioni alla Internazionale Marmi e Macchine Spa.
Alla data di redazione del presente documento la IMM non aveva ancora inviato alcuna risposta; la società non ha adottato alcun atto per la liquidazione delle quote dei Comuni che hanno dichiarato la volontà di vendere le stesse.
Al momento attuale la volontà dei Comuni non è ancora stata rispettata.

Fidi Toscana SpA
Alcuni Comuni della Versilia hanno manifestato fin dal 2015 la volontà di cedere le partecipazioni di Fidi Toscana.
Il Consiglio di Amministrazione nel 2019 ha approvato la Relazione per la valutazione del capitale economico di Fidi Toscana propedeutica alla determinazione del valore di liquidazione delle azioni.
La società ha indetto una procedura ad evidenza pubblica finalizzata alla vendita delle azioni del Comuni che hanno richiesto l’uscita; la procedura è stata aggiudicata alla Regione Toscana.
Sono in corso di definizione le pratiche per l’acquisto delle azioni.

Reti Ambiente SpA
La società è stata costituita per assumere il controllo totale dei servizi integrati dei rifiuti per tutti i Comuni delle province di Massa, Lucca, Pisa e Livorno.
RetiAmbiente S.p.A. ha per oggetto il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani e assimilati
nell”Ambito Territoriale Ottimale “A.T.O. Toscana Costa”, così come definito dalla legge regionale
toscana 28 dicembre 2011, n. 69, nonché dalle modifiche apportate ai sensi del comma 5, art. 30, di detta legge.
Gli organi della società sono:
1. l’assemblea dei soci;
2. Il Consiglio di Amministrazione formato da n.5 membri e nominato nel 2018.
3. il Collegio Sindacale
Il servizio di gestione dei rifiuti è tuttora espletato dalle società già affidatarie del servizio di gestione dei rifiuti solidi urbani da parte dei comuni soci e transitoriamente controllate al 100% da
RetiAmbiente:
1) Geofor S.p.A.
2) Ersu S.p.A.
3) Ascit Servizi Ambientali S.p.A.
4) Elbana Servizi Ambientali S.p.A.
5) Rea S.p.A.
6) SEA Ambiente SpA.

La società è tenuta alla redazione del bilancio consolidato ed è tenuta al rispetto dell’art.3, comma 2, del d.lgs n.175/2016 – Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica, in base al quale nelle società per azioni a controllo pubblico la revisione legale dei conti non può essere affidata al collegio sindacale.
La società è inattiva in attesa dell’affidamento del servizio rifiuti per l’intero ambito.
Il servizio viene svolto dalle società partecipate in proroga; la società esercita una funzione di indirizzo e coordinamento, favorendo i processi di collaborazione e graduale integrazione tra le società controllate.
Il bilancio della società non è significativo ma chiude in utile per € 202.061 (€ 67.678 nel 2017); l’utile viene conseguito grazie ai proventi da partecipate che da € 124.200 del 2017 passano a € 323.191 nel 2018.
Il 9/5/2019 Retiambiente SpA ha modificato lo statuto; la modifica cambia totalmente l’assetto di Retiambiente SpA.
La società non è più una società mista, come qualificata fin dalla costituzione, ma viene trasformata in una holding operativa totalmente pubblica sulla quale i comuni soci sono chiamati ad esercitare il controllo analogo.
Le società conferite in Retiambiente SpA negli ultimi anni (Esru SpA tra queste) non
vengono più incorporate ma rimangono attive e viene immaginato un sistema di patti parasociali che dovrà garantire il controllo analogo da parte dei soli comuni parte del territorio dove opererà la società.
Ad alcuni appare che lo statuto così come presentato non sia compatibile con tutti gli atti
adottati dalla costituzione di Retiambiente SpA, al conferimento delle precedenti società
in Retiambiente SpA fino alle revisioni straordinarie e ordinarie delle partecipazioni
approvate negli ultimi.
L’approvazione del percorso di costituzione di una società mista per la gestione del ciclo dei rifiuti era stata preceduta dalla valutazione dei documenti prodotti dall’Autorità d’ambito Toscana Costa che ne ha asseverato l’efficacia e l’economicità.
Tali documenti sono stati approvati dai Consigli comunali.
Ad oggi nessuno dei documenti a supporto della scelta della società mista è stato modificato. Esiste unicamente un verbale dell’Assemblea dell’ATO, datato 19/12/2018 ma approvato solo il 30/04/19, nel quale si emana atto di indirizzo per l’affidamento del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani nell’ATO Toscana Costa ad una società pubblica.
Con lettera del 16/05/2019 il Direttore dell’Autorità d’ambito ha evidenziato gli atti necessari per
l’affidamento in house del servizio e le relative tempistiche; tale lettera conferma pertanto che solo a seguito di tali atti sarà possibile per i Consigli comunali approvare le nuove modalità di affidamento e la nuova struttura societaria.
Molto probabilmente solo a seguito dell’invio del piano industriale, a maggio 2020 ancora in corso di elaborazione, da parte di Reti Ambiente SpA sarà possibile effettuare l’analisi della congruità ai fini dell’affidamento in house e conseguentemente approvare l’atto assembleare di scelta definitiva della modalità di affidamento.
Al momento non solo la società non ha incorporato le partecipate indirette ma ha approvato uno statuto che intende mantenerle in evidente contrasto con il d.lgs n.175/20162.
E’ doveroso segnalare che sono circa dieci anni che il progetto di gestione unitaria del sistema integrato dei rifiuti per tutti i comuni delle quattro province di Massa, Lucca, Pisa e Livorno è in gestazione.
Reti Ambiente che risulta essere la proprietaria di tutte le preesistenti aziende del settore è di fatto una società non operativa, una scatola, un contenitore dal quale tutto dipende ma che niente può fare ben poco.
Attualmente ciascuna società di proprietà di Retiambiente persegue i propri specifici interessi anche a danno degli altri; infatti Geofor (il cui Presidente è lo stesso del Cda di Reti) a gennaio 2019, ha stabiilto di conferire i rifiuti gestiti in discarica anziché all’impianto di Pioppogatto con un notevole danno economico per la gestione di quest’ultimo.
La soluzione è stata subito trovata importando rifiuti addirittura da fuori regione ma il comportamento viene ritenuto dai vertici di Retiambiente normale in quanto “concorrono a formare utilmente l’interesse generale del Gruppo di controllate di RetiambienteSpA su cui, ciascuno, riversa i benefici della propria corretta gestione aziendale”.

CTT Nord Srl
CTT Nord Srl è una società totalmente pubblica che gestisce l’organizzazione e l’esecuzione del
trasporto pubblico locale.
Il Comuni versiliesi sono entrati a far parte della compagine sociale nel 2014 a seguito della
liquidazione di Clap SpA e di un processo aggregativo che ha portato i soggetti pubblici e/o misti, che gestivano il trasporto pubblico locale, a fondersi in un unico soggetto giuridico.
Dal 2016 l’azienda sta affrontando un importante contenzioso con la Regione Toscana e con la società Autolinee Toscane, aggiudicataria del servizio di trasporto pubblico regionale.
L’azienda quindi non è in grado di fare una corretta programmazione di medio periodo.
L’iter di Gara per l’affidamento del servizio di trasporto pubblico locale su gomma nell’ambito
territoriale costituito dall’intera Regione Toscana non ha, ad oggi, alcun aggiudicatario definitivo dal momento che il TAR Toscana con sentenza n. 1548 del 28 ottobre 2016, in accoglimento del ricorso principale di Mobit (società consortile partecipata della quale Ctt Nord srl è mandataria) e di quello incidentale di Autolinee Toscane Spa (AT), ha annullato il provvedimento di aggiudicazione n. 973 del 2 marzo 2016 della Regione Toscana con il quale la gara era stata definitivamente aggiudicata ad Autolinee Toscane.
I due concorrenti e la Regione Toscana hanno impugnato al Consiglio di Stato la predetta sentenza del TAR. L’udienza di discussione dinanzi al Consiglio di Stato, per l’esame del ricorso principale e dei ricorsi incidentali si è svolta il 6 aprile 2017: con ordinanze 2554 e 2555 del 29 maggio 2017, il
Consiglio di Stato ha sospeso il giudizio e rimesso gli atti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea
(CGUE) alla quale ha posto 4 (quattro) quesiti, sostanzialmente interpretativi della disciplina
contenuta nel Regolamento CE 1370/2007, onde verificare se AT, facente parte del gruppo francese RATP, titolare di affidamenti diretti in Francia e in vari paesi del mondo, possa partecipare a gare al di fuori del territorio francese.
La vicenda giudiziaria si è nel frattempo duplicata dal momento che la Regione Toscana, con
comunicazione del 21 dicembre 2016, ha richiesto ai due concorrenti di presentare un nuovo PEF,
peraltro mantenendo ferme le offerte tecniche ed economiche già presentate nel 2015.
Mobit ha impugnato dinanzi al TAR i provvedimenti regionali che hanno dato avvio a tale nuova fase di gara senza attendere il pronunciamento del Consiglio di Stato senza ripresentazione delle offerte.
Nel frattempo la Regione, nel 2017, avevafatto una nuova aggiudicazione provvisoria del servizio in favore di Autolinee Toscane. Contro tale decisione si era appellata Mobit al Consiglio di Stato.
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, il 21 marzo 2019, si è espressa sui quesiti posti dal Consiglio di Stato dicendo che gli stessi
“devono essere interpretati nel senso che l’art. 5 di tale regolamento non è applicabile a un
procedimento di aggiudicazione svoltosi prima del 3 dicembre 2019, cosicché un’autorità competenteche, mediante una decisione di aggiudicazione conclusiva di una procedura di gara, attribuisca primadi tale data un contratto di concessione di un servizio pubblico di trasporto locale di passeggeri su strada non è tenuta a conformarsi a detto articolo 5”.
La questione dunque è tornata al Consiglio di Stato che ha fissato l’udienza di discussione per il 28
novembre 2019, successivamente anticipata al 10 ottobre 2019.
Nel frattempo la Regione Toscana con decreto dirigenziale n. 6585 del 19 aprile 2019 ha aggiudicato nuovamente ad Autolinee Toscane la gara e pertanto Mobit il 3 giugno 2019 ha presentato un nuovo ed ulteriore ricorso di fronte al TAR.
La Regione Toscana, nelle more della definizione del contenzioso pendente al Consiglio di Stato in
virtù dei ricorsi presentati da Mobit, Autolinee Toscane e dalla Regione Toscana stessa, il 29 dicembre 2017 ha sottoscritto con gli attuali gestori, riuniti nella società consortile partecipata ONE Scarl, un “contratto ponte” per l’affidamento dei servizi per il biennio 2018-2019.
Dal 1 gennaio 2018 il servizio è quindi esercitato da ONE scarl in conseguenza della stipula del
“contratto ponte” tra la stessa consortile e la Regione Toscana.
Nel dicembre 2019 Mobit è stata dichiarata soccombente nel giudizio di fronte al Consiglio di Stato pertanto la Regione Toscana ha visto confermata la scelta dell’aggiudicazione ad Autolinee.
Nel febbraio 2020 Regione Toscana ha inviato il cronoprogramma per il passaggio di asset da CTT Nord Srl a Autolinee Toscane che dovrebbe concludersi il 5/6/2020.
Dopo un nuovo ricorso respinto dal TAR il 19/03/2020 Mobit ha presentato appello al Consiglio di Stato ma, ormai, sembra che il nuovo gestore potrà iniziare il servizio entro il 2020.
Il Comune di Seravezza ha già preannunciato il recesso dalla CTT Nord Srl in sede di razionalizzazione delle partecipate.

GAIA SpA
Gaia nasce nel 2005 sotto capitalizzata e indebitata oltre misura avendo dovuto farsi carico di tutti i precedenti mutui comunali afferenti al Servizio Idrico Integrato e con enormi problemi legati alla non completa copertura del territorio delle Province di Massa e Lucca.
Finalmente, dopo anni di gravi sofferenze, nel 2018 Gaia SpA ha potuto garantire il rispetto del piano di rientro per il rimborso delle rate dei mutui dei Comuni, con un ulteriore riduzione dei debiti verso i comuni soci per 7 milioni.
Una delle problematiche più gravi che da anni affligge Gaia SpA è la composizione del passivo
patrimoniale, a causa di una insufficiente patrimonializzazione.
Al 31 dicembre 2017 infatti parte dell’attivo fisso era ancora finanziato con il passivo corrente,
nonostante il sensibile miglioramento riscontrato nel 2014 a seguito dell’ottenimento del
finanziamento a medio lungo termine di euro 30 mln.
Ciò vuol dire che parte delle immobilizzazioni (investimenti) venivano finanziate con fonti di finanziamento a breve termine con conseguente effetto negativo sulla liquidità aziendale.
La svolta positiva si è avuta il 18 aprile 2018 quando la società ha ottenuto il finanziamento strutturato da 105 milioni di euro.
Ad aggiudicarsi la gara per la scelta del soggetto finanziatore è stato un pool di 7 banche composto
da: MPS Capital Service, Monte dei Paschi di Siena, Banca IMI, Intesa San Paolo, Ubi Banca, Banco
BPM e Credito Valtellinese.
Ad ottobre 2018 si è avuto notizia della partecipazione per il 60% della somma finanziata anche dellaBanca Europea per gli Investimenti (BEI) e Cassa Depositi e Prestiti (CDP): due operatori finanziari di grande rilievo, la cui presenza ha consentito di ridurre ulteriormente i costi dell’operazione.
L’impatto sul bilancio è evidente dalla lettura dei seguenti indicatori: il Margine secondario di Struttura (Patrimonio Netto + Passivo consolidato) – Totale Attivo Fisso passa
da – € 9.732 a – € 3.417 e il Margine di tesoreria (Liquidità immediata +differita-Passività a Breve) passa da – € 10.627 a – € 4.294.
L’ottenimento del finanziamento ha migliorato la sostenibilità del Piano Strategico e del Piano Industriale approvati nel gennaio 2018. In particolare il Piano Industriale prevede investimenti per 112 milioni di euro fino al 2022 nei tre settori chiave dell’acquedotto, fognatura e depurazione.
Il Bilancio 2018.
Il Bilancio 2017 ha chiuso con un utile pari a € 1.192.000,00 in ulteriore crescita rispetto a € 878.840 e a € 624.231 degli anni precedenti.
La società ha confermato la costante crescita del M.O.L (da 9,8 mln/€ a 21,78 ml/€ del 2017 a 23,8 mln/€ del 2018.
Si evidenzia in particolare l’andamento del cash flow, da 4,7 mln/€ del 2008 a 18,4 mln/€ del 2017 a 19,7 mln/€ del 2018.
L’articolazione tariffaria ha consentito di raggiungere i ricavi previsti malgrado il costante calo dei volumi (da 29.481 metri cubi del 2016, a 29.283 del 2017 a 28.453 del 2018).

Gli investimenti
La società ha effettuato investimenti per circa 1 mln/€ in meno rispetto al 2017, quando però erano complessivamente aumentati di 4 mln/€ rispetto all’esercizio precedente. La riduzione massiccia (da € 6.610.825 a € 3.906.677 del 2017) si è avuta alla voce manutenzione straordinaria acquedotto mentre nel 2018 c’è stato un forte incremento delle spese per l’estensione degli impianti di fognatura (da € 1.340.331 a € 3.120.230).

La tariffa
In data 18/04/2019 il Consiglio Direttivo dell’Autorità Idrica Toscana ha emanato la Deliberazione
n.3/2019 nella quale è stata approvata la proposta della Conferenza territoriale n. 1 Toscana Nord
sull’aggiornamento della predisposizione tariffaria 2018-2019 (deliberazione ARERA 918/2017/R/idr).
Permane una forte differenza tra le tariffe applicate nell’Ambito n.1 (a titolo esemplificativo la quota fissa applicata nei comuni della pianura è più alta del 30% rispetto a quella applicata nel Comune di Massa; la tariffa base applicata nei comuni della pianura è del 27,5% più alta rispetto a quella applicata nei comuni montani e di oltre il 20% rispetto a quella applicata nel Comune di Massa).

Crediti
Prosegue il calo dei crediti iniziato lo scorso anno, da € 124.179.099 del 2015 a € 108.956.328 del
2016 a € 99.293.224 del 2017 e a € 99.293.224 del 2018; la diminuzione è dovuta ai crediti da
conguagli tariffari che da € 56.566.346 del 2016 passano a € 48.359.875 nel 2017 e a € 46.615.095.
La diminuzione dei crediti dipende anche in parte dal fatto che la Società si è avvalsa delle
disposizioni e x art.33 del D.L.83/2013 che ha introdotto una presunzione legale sulla certezza del
riconoscimento fiscale delle perdite inerenti a crediti che non superano i 2.500 euro e che risultano scaduti da oltre sei mesi alla data di chiusura dell’esercizio.
Il fondo svalutazione crediti civilistico è stato utilizzato per € 1.447.782 mln (€ 2,943 mln nell’esercizio 2017) per copertura perdite su crediti inferiori a € 2.500, importo detraibile a fini fiscali.
I costi per il recupero crediti sono pressoché raddoppiati e passano da € 544.119 (+29,70% rispetto
all’anno precedente) a € 957.542 (+75,98%).

Agevolazioni
La società da anni è fortemente impegnata nel riconoscere agevolazioni all’utenza; gli strumenti sono di diverso tipo.
Si annota che le agevolazioni concesse ad una parte dell’utenza devono trovare copertura
all’interno della tariffa applicata al resto degli utenti.
Ad oggi, le agevolazioni a disposizione dell’Utenza debole sono tre:
1. BONUS SOCIALE IDRICO, istituito da ARERA con Deliberazione 897/2017 e successiva Del.
n.227/2018. Sono 2.435 gli Utenti hanno fatto richiesta di questa agevolazione nel 2018, per un importo complessivo di € 42.247 erogati.
2. BONUS IDRICO INTEGRATIVO, regolamentato dall’Autorità idrica Toscana.
Nel 2017 11.676 utenti hanno beneficiato dell’agevolazione e l’importo totale erogato dal Gestore è stato 1.698.087 euro, di cui 1.550.000 riconosciuto dall’AIT.
3. FONDO UTENZE DISAGIATE (F.U.D.) Istituito da GAIA S.p.A.
Nel 2019 le domande per il F.U.D sono 2081 per un importo erogato di € 148.258.
Infine Gaia riconosce un’agevolazione tariffaria per le famiglie numerose riservata a nuclei familiari
con più di 3 componenti, indipendentemente dal reddito.
Del contenzioso con VEA SpA abbiamo già detto sopra.

Conclusioni
I segnali di miglioramento sono evidenti e, se confermati i prossimi anni, unitamente all’ottenimento del finanziamento strutturato, sono in grado di riportare la società ad una gestione equilibrata.
Alcuni aspetti della gestione al contrario rimangono problematici, in questa sede è sufficiente fare riferemento ai costi, fissi e variabili ad esempio le consulenze, che risultano ancora elevati.
Costi che, ovviamente, contribuiscono a formare la tariffa applicata agli utenti; è evidente che al contenimento di tali costi conseguirebbe o una tariffa più bassa o una minor necessità di ricorrere al debito.

ERP Srl
Il nuovo contratto di servizio che regola i rapporti tra il LODE e la ERP Lucca Srl è stato deliberato in data
21.09.2017 (delibera n.7/2017).
Nel 2018 la società ha conseguito un utile di esercizio pari a € 63.242 quasi il doppio di quello del 2017, €37.071,00.
Il valore della produzione scende sensibilmente da a € 5.460.878 a € 4.863.536.
La riduzione è causata dall’assenza, rispetto allo scorso anno, della voce “ricavi da cessione alloggi”
per € 721.453,00 e dalla riduzione delle competenze tecniche su interventi costruttivi di risanamento,recupero e manutenzioni straordinarie che da € 471.155,62 del 2017 scendono a € 200.821,51.
Si segnalano le seguenti voci che subiscono un notevole incremento rispetto all’esercizio precedente:
1. Manutenzione, quote alloggi autogestiti e altre spese su alloggi di proprietà dei Comuni €
1.891.767,43 rispetto a € 1.361.246,73 e € 985.893,03 nel 2016.
L’indebitamento si riduce a € 16.676.003 rispetto a € 17.003.733 del 2017.
I crediti si riducono a € 8.437.460 da € 10.060.410 del 2017
Inoltre nel corso del 2018 i Comuni che avevano una posizione debitoria nei confronti della società si sono impegnati al versamento delle somme dovute.
I crediti verso i Comuni appartenenti al Lode sono pari a € 3.767.985,83 rispetto a € 4.974.196,76 del 2017.
Il valore del fondo crediti al 31/12/2018 è pari ad euro 1.627.791,38 sensibilmente più alto rispetto alla stessa data del 2017 quando ammontava a € 1.564.899,11.
Le disponibilità liquide sono pari a € 5.760.655,60 in continuo miglioramento rispetto agli anni
precedenti € 4.161.256 nel 2017, € 3.757.874,53 nel 2016 e € 2.548.243 nel 2015.

SOCIETA’ DELLA SALUTE
Nel corso del 2017 due dei comuni della Società della salute, Viareggio e Pietrasanta, hanno
deliberato di uscire dall’ente con il conseguente scioglimento di diritto in quanto venuti meno i
requisiti per l’esistenza dello stesso, ai sensi dell’art. 71 quater, c. 5 bis della LRT 40/2005, con
decorrenza 01/01/2018.
Lo scioglimento è stato deliberato con atto dell’assemblea n.15 del 28/12/2017; in tale occasione
l’assemblea dei soci non ha autorizzato il liquidatore alla continuazione neppure parziale dell’attività;
la fase della liquidazione è quindi rivolta esclusivamente alla riscossione dei crediti sociali e al
pagamento delle passività (gli aventi diritto ai sussidi e al pagamento delle cooperative sociali che
avevano gestito i servizi di competenza della società).
L’abbandono di tale modello organizzativo lascia inalterato l’obbligo del coordinamento dei comuni
della zona distretto.
Le funzioni d’integrazione socio-sanitaria dunque dovranno essere esercitate con le modalità previste
dall’art. 70 bis della LRT 40/2005, vale a dire mediante la convenzione sociosanitaria.
Nelle more del perfezionamento della citata Convenzione socio sanitaria, al fine di garantire la
continuità dei servizi gestiti da SDS Versilia sino al 31.12.2017, le funzioni e gli adempimenti a questi
ultimi afferenti vengano affidati all’Azienda Sanitaria, in particolare:
• Ambito non autosufficienza – Servizio di assistenza domiciliare diretta, Servizio di Assistenza domiciliare diretta erogata in forma d’urgenza, Sostegno Economico Integrato, Inserimentiurgenti e temporanei in RSA, Inserimenti Urgenti e temporanei in CD;
• Ambito Disabilità – Gravissime disabilità, Interventi indiretti disabili 0/64 anni, Inserimentitemporanei ed urgenti disabili 0/64 anni, Vita Indipendente, Adattamento Domestico,POR/FSE Progetto PAST, Centri Diurni Disabii, Aiuto alla Persona.

Nel corso del 2018 è stata chiusa la transazione con l’organismo di liquidazione del Comune di
Viareggio per 247.197,86.
Al 31/12/2018 rimanevano ancora aperte le posizioni verso alcuni comuni per € 1.729.985; tutti i Comuni sono debitori della Società ad eccezione di Seravezza e del Comune di Viareggio che però ha chiuso la posizione attraverso l’Organismo di liquidazione con l’abbattimento del debito del 50%.
Di seguito gli importi per singolo comune; si tenga presente che mentre Camaiore e Pietrasanta
hanno promesso di rientrare entro il 2019, Massarosa ha richiesto una dilazione fino al 2020 e
Stazzema addirittura non ha proposto alcun piano di rientro dal debito.
Totale debito
Camaiore 659.745
Forte dei Marmi 295.798
Massarosa 374.321
Pietrasanta 184.564
Stazzema 215.557
Alcuni dei Comuni soci vantano crediti nei confronti della società per un totale di 291.734:
Comune di Totale debito
Forte dei Marmi 56.707
Pietrasanta 167.419
Stazzema 67.608
La mancata liquidazione nel 2018 della società ha comporato costi per il 2019 per la sola attività
amministrativa di riscossione dei crediti verso soci, soci che avrebbero dovuto essere adempienti al pagamento.
L’approvazione, nell’aprile 2019, di un piano di rientro per Massarosa che terminerà nel 2020
comporterà ulteriori costi addebitabili a tutti i soci compresi quelli che hanno adempiuto tempestivamente al pagamento.

CONSORZIO AMBIENTE VERSILIA

Il Consorzio Ambiente Versilia nasce nel 2008 a conclusione di un percorso durato almeno un anno.
Il Consorzio viene costituito tra tutti i Comuni della Versilia per gestire i rapporti interni tra di essi e
per la gestione coordinata ed integrata degli impianti di selezione, trattamento e riciclaggio R.S.U. in località Pioppogatto nel Comune di Massarosa e dell’impianto di termoconversione e produzione di energia elettrica in località Falascaia nel Comune di Pietrasanta.
In pochi anni il Consorzio è chiamato a gestire l’impianto di Pioppogatto, a intraprendere un contenzioso estremamente complesso contro il gestore dell’impianto di Falascaia, che nel frattempo viene chiuso, e, infine, ad una dettagliata ricostruzione dei costi afferenti agli impianti.
Una volta chiuso l’impianto di termovalorizzazione di Falascaia il CAV nel 2017 ha affidato ad ERSU SpA l’impianto di Pioppogatto in cambio di un canone di concessione di € 950.000,00 annui.
Il contenzioso si è concluso con una transazione con il vecchio costruttore e gestore e con il pagamento a quest’ultimo di circa 13.000.000 di euro.
Per far fronte al debito il Consorzio ha assunto un mutuo la cui rata viene pagata con il canone di concessione dell’impianto.
Infine i costi di costruzione dell’impianto sono stati analiticamente ricostruiti e sono stati definiti i debiti/crediti tra i soci del Consorzio.
Se il Comune di Seravezza ha riconosciuto da subito il proprio debito fin dal 2014 stanziando i fondi necessari per quasi un milione di euro (927.501,69), gli altri soci consorziati non hanno raggiunto ad oggi un accordo sulle somme dovute.
Durante la definizione dei debiti/crediti il Comune di Viareggio ha dichiarato il dissesto nel 2014 con la conseguenza che il relativo debito, rientrato nella massa passiva analogamente a qualsiasi procedura fallimentare, è stato abbattuto del 50%.

Bilancio 2018
Il bilancio 2018 è stato approvato nell’assemblea del 17/05/2019.
Anche in questo caso le ultime vicende hanno portato ad una netta differenza di vedute tra Comuni soci.
Nello specifico il Comune di Seravezza non ha votato il Bilancio 2018 per un dissenso sulla parte della nota integrativa al bilancio riferito alla seguente frase“nel corso del 2018 e nei primi mesi del 2019 sonostati definiti i rapporti tra gli enti locali che derivano da tali obbligazioni”: il riferimento è alle obbligazionidettagliatamente riportate nei così detti “libroni” 1, 2 e 3 (elenco dei debiti a carico dei Comuni della Versilia creatisi nella fase di realizzazione e attività degli impianti di Falascaia e Pioppogatto).
Secondo il Comune di Seravezza, infatti, tali rapporti sono tutt’altro che definiti tant’è che il bilancio è stato approvato con l’importante seguente postilla
“Pertanto nella nota integrativa a pagina 6, per quanto riguarda il Comune di Camiaiore viene
sostituita la frase con “- Comune di Camaiore – Debitore v/ Consorzio Ambiente Versilia di un importo pari ad € 2.311.461,69. Tale credito è contestato dallo stesso Ente. Si precisa comunque che il patrimonio netto del Consorzio è sufficientemente capiente per assorbire eventuali passività”.
In estrema sintesi, il CAV dopo aver definito tutti i debiti e crediti ha accettato lo stralcio di alcune
partite dalla transazione con il Comune di Viareggio in quanto, secondo l’Organismo di liquidazione del dissesto del Comune di Viareggio, non potevano essere riconosciute in quanto non supportate da adeguata documentazione.
Si tratta di spese legali relative al contenzioso e a rimborsi per espropri.
Il Comune di Camaiore, nelle assemblee del consorzio, ha richiesto uno stralcio di alcune partite
analogamente al Comune di Viareggio e la rateizzazione dell’importo dovuto senza interessi.
A tal proposito il Comune di Seravezza ha ripetutamente contestato le modalità di ripartizione del
debito proposte dal consorzio difformi a quanto riportato nei citati “libroni” approvati da tutti i
comuni.
Oltre questa fase di diversità di vedute tra i Comuni va riconosciuto che nel corso degli anni il CAV è riuscito a tenere unito il fronte dei Comuni versiliesi su problematiche di estrema difficoltà: conteziosi sul valore della tariffa per lo smaltimento dei rifiuti mediante selezione, compostaggio e incenerimento contro il gestore TEV-Termomeccanica; fase delle inchieste per taroccamento dei dati e battaglie tecnico-legali contro il nuovo gestore Veolia; chiusura definitiva dell’impianto di Falascaia; passaggio al sistema di raccolta differenziata spinta e nuova cultura ambientale; contenziosi per richeste danni post chiusura sempre contro Veolia e Termomeccania; reperimento risosrse per far fronte ai più urgenti pagamenti dei debiti pregressi; inserimento del sito di Pioppogatto nelle strategie di trattamento dei rifiuti del sistema di Ambito Toscana-Nord.
Avendola vissuta per tanti anni e, per diversi anni, in prima linea mi sento di dire, con una punta di orgoglio che abbraccia anche tutti i Colleghi Sindaci di quel periodo, che di tante esperienze comuni degli Enti Locali versiliesi questa è stata sicuramente la più difficile e, se si sclude la nascita dell’ospedale unico della Versilia, la più proficua e virtuosa.

6.9. ASP
Anche i bilanci delle ASP (Azienda Pubblica di Servizio alla Persona) sono soggetti al controllo del Comune di riferimento. Esappamente come aziende in house o partecipate.
In Versilia abbiamo, ad esempio, il caso del Pio Campana di Seravezza che, come noto, svolge servizi rivolti alle persone non autosifficenti di Residenza sanitaria assistenziale convenzionata con il SSR.
La complessità della tipologia di servizio, l’aumento del bisogno e dei costi, la scelta della regione riferita alla libera scelta dei pazienti e delle loro famiglie, la crisi delle finanze pubbliche e private, il blocco da anni delle quote regionali assegnate alla diverse zone e la crisi dei bilanci comunali mettono evidentemente a rischio l’erogazione dei servizi per il prossimo futuro e la stessa sopravvivenza della rete territoriale delle RSA.
In tempi di Covid19 questo problema è emerso in tutta la sua grandezza, ma il rischio probabile è che passata la paura il tema delle stratificazione e solidificazione deiu servizi sociosanitaria sparisca dall’orizzonte di demagoghi e popolazione e che di qesti temi riprendano a parlare poltici incompetenti e spregiudicati: qualcuno dirà “sono carrozzoni” e masse di imbecilli ci crederanno!

L’ASP e più in generale le RSA versiliesi segnalano invece da anni le difficoltà dovute al mancato adeguamento delle rette da parte della ASL, rispetto alle zone di Lucca e Massa; viene nuovamente evidenziata con preoccupazione l’approvazione da parte della ASL del nuovo regolamento per l’ospitalità presso le RSA e il conseguente schema di convenzione.
Il nuovo sistema di Accreditamento delle strutture e dei servizi alla personale del sistema sociale
integrato si basa sull’introduzione dei seguenti strumenti:
– accreditamento delle singole strutture, sia pubbliche che private, che in possesso delle previste
autorizzazioni, intendano esercitare tali servizi nell’ambito del SSR,
– fissazione di un titolo di acquisto, composto dalla quota sanitaria e da quella sociale, quale
corrispettivo dei servizi erogati agli ospiti nel rispetto degli standard di personale e dei requisiti
strutturali e organizzativi,
– creazione di percorsi di accompagnamento per garantire l’esercizio da parte dei cittadini della libera
scelta tra le strutture accreditate nell’ottica dell’equità e della qualità.
Questo comporta la concorrenza tra diversi soggetti, pubblici e privati, e la remunerazione in base alle
presenze effettive senza alcun limite minimo fisso.

SUPPORTO 2

ACQUA, RIFIUTI, ENERGIA, ENERGIE RINNOVABILI: NELLE MANI DI ARERA (ma pochi lo sanno)

Tutte le informazioni che seguono sono tratte, senza alcun intervento esterno, dal sito ufficiale di ARERA https://www.arera.it/it/index.htm e hanno lo scopo di mostrare al lettore la complessità della gestione dei servizi essenziali e la distanza che passa tra l’immaginario collettivo che attribuisca al “Comune” o al “Sindaco” le responsabilità di tariffe e disservizi senza sapere che le scelte che pesano e che contano e che detrminano la qualità della vita dei cittadini vengono spesso determinate e/o condizionate da scelte fatte molto più in alto e molto più lontano.
Tutte queste informazioni ci aiutano, inoltre, a riflettere su come e su quanto il mito (irrisolto) dell’eficacia e dell’efficienza, a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, abbia di fatto sottratto ai territori il potere reale di decidere del loro destino e abbia trasfomato, almeno in parte, la democrazia rappresentativa e liberale nella quale ci illudiamo ancora di vivere in una oligarchia tecnocratica che gestisce ampie e strategiche fette di potere reale standosene nell’ombra e al riparo dai conflitti sociali e dalle competizioni democratiche.
Signore e Signori, ecco a voi “ARERA”!

L’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) svolge attività di regolazione e controllo nei settori dell’energia elettrica, del gas naturale, dei servizi idrici, del ciclo dei rifiuti e del telecalore.
Istituita con la legge n. 481 del 1995, è un’autorità amministrativa indipendente che opera per garantire la promozione della concorrenza e dell’efficienza nei servizi di pubblica utilità e tutelare gli interessi di utenti e consumatori. Funzioni svolte armonizzando gli obiettivi economico-finanziari dei soggetti esercenti i servizi con gli obiettivi generali di carattere sociale, di tutela ambientale e di uso efficiente delle risorse.
ARERA esercita attività consultiva e di segnalazione al Governo e al Parlamento nelle materie di propria competenza, anche ai fini della definizione, del recepimento e della attuazione della normativa comunitaria.
Le risorse per il suo funzionamento non provengono dal bilancio dello Stato ma da un contributo sui ricavi degli operatori regolati. (cioè i loro onorari li paghiamo con le nostre bollette ndr).
È un organo collegiale composto dal Presidente e da quattro componenti nominati con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri su proposta dei ministri competenti e con il parere favorevole di almeno due terzi dei componenti delle competenti commissioni parlamentari. Presidente e componenti restano in carica per sette anni e non sono rinnovabili.
Sul piano internazionale, ARERA partecipa ai lavori dell’Agenzia per il coordinamento dei regolatori dell’energia (ACER) ed è membro fondatore del Council of European Energy Regulators (CEER). È il principale promotore dell’Associazione dei regolatori dell’energia del Medierraneo (MEDREG), di cui detiene la vicepresidenza permanente, e ricopre un ruolo di primo piano nell’Energy Community Regulatory Board (ECRB). Assicura un supporto anche all’International Confederation of Energy Regulators (ICER) e nell’aprile 2014 ha promosso l’avvio dello European Water Regulators (WAREG), un network per la cooperazione fra regolatori del settore idrico di cui detiene la presidenza dal 2015.
L’istituzione
L’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) è un organismo indipendente, istituito con la legge 14 novembre 1995, n. 481 “Norme per la concorrenza e la regolazione dei servizi di pubblica utilità.Istituzione delle Autorità di regolazione dei servizi di pubblica utilità” con il compito di tutelare gli interessi dei consumatori e di promuovere la concorrenza, l’efficienza e la diffusione di servizi con adeguati livelli di qualità, attraverso l’attività di regolazione e di controllo. L’azione dell’Autorità, inizialmente limitata ai settori dell’energia elettrica e del gas naturale, è stata in seguito estesa attraverso alcuni interventi normativi.
Per primo, con il decreto n.201/11,convertito nella legge n. 214/11, all’Autorità sono state attribuite competenze anche in materia di servizi idrici. Infatti, l’articolo 21, comma 19, prevede che: “con riguardo all’Agenzia nazionale per la regolazione e la vigilanza in materia di acqua, sono trasferite all’Autorità per l’energia elettrica e il gas le funzioni attinenti alla regolazione e al controllo dei servizi idrici, che vengono esercitate con i medesimi poteri attribuiti all’Autorità stessa dalla legge 14 novembre 1995, n. 481”.
Successivamente, il decreto legislativo 4 luglio 2014 n. 102, con il quale è stata recepita nell’ordinamento nazionale la Direttiva europea 2012/27/UE di promozione dell’efficienza energetica, ha attribuito all’Autorità specifiche funzioni in materia di teleriscaldamento e teleraffrescamento; in tale ambito, l’Autorità esercita altresì i poteri di controllo, ispezione e sanzione previsti dalla legge istitutiva, nonché i poteri sanzionatori di cui all’articolo 16 del decreto legislativo n. 102/2014.
Con la legge 27 dicembre 2017, n. 205, inoltre, sono state attribuite all’Autorità funzioni di regolazione e controllo del ciclo dei rifiuti, anche differenziati, urbani e assimilati. Pure per questo settore le competenze conferite sono svolte con i medesimi poteri e nel quadro dei principi, delle finalità e delle attribuzioni, incluse quelle di natura sanzionatoria, stabiliti dalla legge istitutiva n.481/1995.
Oltre a garantire la promozione della concorrenza e dell’efficienza nei settori energetici, l’azione dell’Autorità è diretta, per tutti i settori oggetto di regolazione, ad assicurare la fruibilità e la diffusione dei servizi in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale, a definire adeguati livelli di qualità dei servizi, a predisporre sistemi tariffari certi, trasparenti e basati su criteri predefiniti, a promuovere la tutela degli interessi di utenti e consumatori. Tali funzioni sono svolte armonizzando gli obiettivi economico-finanziari dei soggetti esercenti i servizi con gli obiettivi generali di carattere sociale, di tutela ambientale e di uso efficiente delle risorse.
I componenti
L’Autorità è un organo collegiale costituito dal Presidente e da quattro membri nominati con decreto del Presidente della Repubblica. La procedura di nomina prevede il parere vincolante, a maggioranza dei 2/3 dei componenti delle Commissioni parlamentari competenti, sui nomi proposti dal Ministro dello Sviluppo economico d’intesa con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e approvati dal Consiglio dei Ministri. Questa procedura garantisce altissimo quorum di gradimento parlamentare, di fatto bipartisan.
Con il DPR 9 agosto 2018 sono stati nominati Stefano Besseghini, in qualità di Presidente, e Gianni Castelli, Andrea Guerrini, Clara Poletti e Stefano Saglia in qualità di componenti.
I Componenti restano in carica 7 anni e nel corso del mandato, si applica loro un regime di incompatibilità con altre attività lavorative. Per i successivi due anni dalla cessazione dell’incarico i Componenti non possono intrattenere alcun rapporto di collaborazione, di consulenza o di impiego con le imprese operanti nei settori di competenza.
Indipendenza e autonomia
L’Autorità opera in piena autonomia e con indipendenza di giudizio nel quadro degli indirizzi di politica generale formulati dal Governo e dal Parlamento e delle normative dell’Unione europea. L’indipendenza e l’autonomia sono state rafforzate dal Terzo Pacchetto Energia europeo anche per quanto riguarda l’organizzazione, il funzionamento ed il finanziamento.
L’Autorità adotta le proprie decisioni sulla base della legge istitutiva e definisce le procedure ed i regolamenti per l’organizzazione interna, il funzionamento e la contabilità.
Le risorse per il funzionamento dell’Autorità non provengono dal bilancio dello Stato ma da un contributo sui ricavi degli operatori regolati. Tale contributo è stato ridotto (volontariamente dall’Autorità) rispetto all’1 per mille previsto dalla legge, con differenziazioni in funzione del settore e dell’attività svolta da diversi soggetti.
Le competenze
L’Autorità regola i settori di competenza, attraverso provvedimenti (deliberazioni) e, in particolare:
• Stabilisce, per i settori energetici, le tariffe per l’utilizzo delle infrastrutture e ne garantisce la parità d’accesso per gli operatori;
• Predispone e aggiorna il metodo tariffario per la determinazione dei corrispettivi sia per il servizio idrico integrato sia per il servizio integrato dei rifiuti e approva le tariffe predisposte dai soggetti preposti;
• Definisce i criteri per la determinazione dei contributi di allacciamento delle utenze alla rete di telecalore e le modalità per l’esercizio del diritto di “scollegamento”;
• Promuove gli investimenti infrastrutturali con particolare riferimento all’adeguatezza, l’efficienza e la sicurezza;
• Assicura la pubblicità e la trasparenza delle condizioni di servizio;
• Promuove più alti livelli di concorrenza e più adeguati standard di sicurezza negli approvvigionamenti, con particolare attenzione all’armonizzazione della regolazione per l’integrazione dei mercati e delle reti a livello internazionale;
• Detta disposizioni in materia separazione contabile per il settore dell’energia elettrica e del gas, per il settore idrico e per il servizio di telecalore, nonché in merito agli obblighi di separazione funzionale per i settori dell’energia elettrica e del gas;
• Definisce i livelli minimi di qualità dei servizi per gli aspetti tecnici, contrattuali e per gli standard di servizio;
• Promuove l’uso razionale dell’energia, con particolare riferimento alla diffusione dell’efficienza energetica e all’adozione di misure per uno sviluppo sostenibile;
• Aggiorna trimestralmente, fino alla completa apertura dei mercati prevista per il 1° luglio 2020, le condizioni economiche di riferimento per i clienti che non hanno scelto il mercato libero nei settori energetici;
• Accresce i livelli di tutela, di consapevolezza e l’informazione ai consumatori;
• Svolge attività di monitoraggio, di vigilanza e controllo anche in collaborazione con la Guardia di Finanza e altri organismi, fra i quali la Cassa per i servizi energetici e ambientali (CSEA), il Gestore servizi energetici (GSE), su qualità del servizio, sicurezza, accesso alle reti, tariffe, incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate.
• Può imporre sanzioni e valutare ed eventualmente accettare impegni delle imprese a ripristinare gli interessi lesi (dlgs 93/11).
L’Autorità svolge, inoltre, una funzione consultiva nei confronti di Parlamento e Governo ai quali può formulare segnalazioni e proposte; presenta annualmente una Relazione Annuale sullo stato dei servizi e sull’attività svolta.
Trasparenza nel processo decisionale
I provvedimenti dell’Autorità vengono adottati secondo procedure disciplinate dai propri regolamenti interni e da regolamenti sul funzionamento generale della Pubblica amministrazione, sulla base di criteri di efficienza e trasparenza. Ampio spazio viene dato alla consultazione con tutti i soggetti interessati, attraverso la diffusione di documenti, la raccolta di osservazioni scritte e eventuali audizioni collettive e individuali.
La pubblicità legale degli atti e dei provvedimenti di carattere normativo ed a contenuto generale, è assicurata attraverso la pubblicazione sul sito internet dell’Autorità (art. 32, comma 1, della legge 69/09).
Contro i provvedimenti dell’Autorità può essere fatto ricorso al TAR Lombardia che rappresenta il primo grado di giudizio del processo amministrativo.
Dal 2005, l’Autorità ha introdotto l’analisi di impatto regolatorio (Air) su provvedimenti di particolare rilievo, quale ulteriore strumento per una miglior qualità della regolazione.
AIR e altri strumenti di accountability
L’attività internazionale
L’Autorità ha avviato fin dalla sua istituzione un’intensa attività di collaborazione internazionale con i regolatori dei paesi europei ed extra europei, al fine di promuovere l’armonizzazione delle regole e l’integrazione dei mercati dell’energia dei paesi limitrofi e raggiungere gli obiettivi di effettivo ed efficace funzionamento del mercato nazionale. Il primo ambito di intervento dell’Autorità in tale contesto è il processo di formazione del nuovo quadro regolatorio dei mercati europei di energia elettrica e gas previsto dal cd. Terzo Pacchetto (codici di rete europei) ed a tal fine partecipa ai lavori dell’Agenzia per il coordinamento dei regolatori dell’energia – ACER. Dal 23 gennaio 2019, il componente del collegio Clara Poletti è stata eletta Presidente del Board of Members di Acer di cui aveva ricoperto la carica di vicepresidente dal novembre 2017. L’Autorità è inoltre membro fondatore del Council of European Energy Regulators – CEER, associazione volontaria che ha il compito di consolidare la collaborazione tra i regolatori dell’Unione europea nei settori di comune interesse.
L’Autorità è il principale promotore dell’Associazione dei regolatori dell’energia del Mediterraneo – MEDREG, di cui detiene la vicepresidenza permanente, dopo due mandati da Presidente; il Segretariato di MEDREG è a Milano, ospitato presso la sede dell’Autorità. L’Autorità ha anche un ruolo di primo piano nell’Energy Community Regulatory Board – ECRB, organismo sempre più allineato alle competenze dell’ACER per l’area balcanica, in virtù dell’Energy Community Treaty firmato fra l’Unione europea e i Paesi di tale regione.
Attraverso il CEER e il MEDREG, ARERA assicura un supporto anche all’International Confederation of Energy Regulators (ICER) volta a istituzionalizzare sempre di più il ruolo della regolazione a livello mondiale.
Negli anni, il ruolo dell’Autorità in ambito internazionale si è consolidato non solo in ambito associativo, ma anche attraverso il rafforzamento di relazioni bilaterali con regolatori di altri paesi che hanno portato all’avvio di accordi formali di collaborazione e di progetti di gemellaggio finanziati dalla Commissione europea. In particolare, l’Autorità ha implementato in collaborazione con il regolatore greco (Regulatory Authority for Energy of the Hellenic Republic – RAE) nel biennio 2015-2017 un progetto di gemellaggio – twinning a supporto del regolatore egiziano (Egyptian Electric Utility and Consumer Protection Regulatory Agency – EgyptERA) dal titolo “Strengthening the institutional capacity of the Egyptian Electric Utility and Consumer Protection Regulatory Agency”. (Final report)
L’Autorità, a seguito dell’assegnazione delle competenze per la regolazione e il controllo dei servizi idrici (legge n. 214 del 22 dicembre 2011), ha promosso nell’aprile 2014 l’avvio del network europeo WAREG (European Water Regulators) per facilitare la cooperazione fra regolatori del settore idrico, scambiare buone pratiche di regolazione e favorire un quadro regolatorio armonizzato e stabile a livello europeo. ARERA dal 2015 detiene la Presidenza di WAREG e nel 2017 ha promosso la costituzione di WAREG come associazione senza scopo di lucro di diritto italiano con sede presso i propri uffici di Milano.
Nel corso del 2018 l’Autorità ha implementato un progetto focalizzato sul trasferimento di conoscenze alle autorità di regolazione di Albania (ERE), Montenegro (RAE) e Serbia (AERS) relativo ai meccanismi di market coupling tra i membri UE intitolato KEP – Know-How Exchange Programme CEI – Central European Initiative Support for Strengthening Energy Regulatory Authorities in the Western Balkans. Tale progetto ha beneficiato del sostegno economico del fondo CEI, finanziato totalmente dal governo italiano, presso la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS).
L’Autorità, in quanto titolare dell’Organismo ADR Servizio Conciliazione, aderisce dal 2016 al NEON (National Energy Ombudsmen Network), network associativo europeo senza scopo di lucro, con sede a Bruxelles, che riunisce Ombudsmen e Organismi di risoluzione extragiudiziale delle controversie indipendenti per i consumatori che operano nei settori energetici, con lo scopo, fra l’altro, di promuovere la diffusione delle ADR e lo scambio di best practices in un’ottica di rafforzamento delle tutele dei clienti finali.

SCHEDA 1
UNA RIFLESSIONE SULL’ARCHITETTURA ISTITUZIONALE DELLA VERSILIA

Dopo il fallimento del Referendum Costituzionale del 2016 si è reso necessario, per altro senza apprezzabili risultati fino ad adesso, di ridefinire il ruolo e le competenze delle Province, delle Unioni dei Comuni, delle Aree Vaste con decisive competenze e poteri relativi a servizi essenziali per i cittadini come il Sistema idrico integrato (dimensione regionale), il Sistema integrato dei rifiuti e la Salute (dimensione di area vasta). Tutto questo avrebbe dovuto imporre un deciso salto di qualità, una maggiore decisione e più coraggio da parte delle nostre Amministrazioni Comunali per quanto riguarda l’integrazione di servizi e delle funzioni a livello di ambito ottimale e zona distretto della Versilia.
Oggi, dopo la pandemia e con alle porte la necessità di investire bene le risorse che arriveranno dal Recovery Fund e auspicabilmente dal MES, tutti i protagonisti della vita pubblica, a partire dai Sindaci, amministratori locali, forze politiche, imprese, categorie, associazioni, sensibilità civiche della Versilia, devono dare vita ad una vera e propria costituente istituzionale per il nostro territorio.
Non c’è più tempo: o la fa la Versilia, pensandola bene e misurandola sulle proprie ambizioni e potenzialità, oppure la riorganizzazione istituzionale e l’unificazione di servizi e funzioni arriverà per obblighi normativi ed economici in maniera forzata, calata dall’alto, dannosa.
Credo che sia indiscutibile che, ad oggi, pur essendo state avviate cose buone, siamo in ritardo per quanto riguarda l’integrazione dei servizi sociosanitari e socio assistenziali, per i servizi e le funzioni comunali e per ciò che concerne la consapevolezza culturale e civica dell’esistenza di una terra che si chiama Versilia.
Questo dato di fatto deve essere sempre presente nelle nostre riflessioni.

OBIETTIVI
Valutare l’opzione della fusione tra Comuni a bassa consistenza demografica.
Procedere all’integrazione dei servizi comunali tra i sette Comuni della
Versilia.
Recuperare alle amministrazioni locali e ai cittadini la sovranità delle scelte
pianificatrici e programmatiche.
Mettere a sistema servizi e risorse economiche pubbliche.
Tutelare e valorizzare le conoscenze esistenti nei Comuni e negli altri enti
territoriali e, al tempo stesso, ottimizzare la azioni amministrative e operative
per ridurre lo spreco di energie, le duplicazioni di procedure e la
lentezza nelle risposte.
Monitorare e verificare l’attuazione della L.R. 22/2015 sul riordino delle
funzioni esercitate dalle Province, dalla Città metropolitana di Firenze e
dai Comuni in forma associata.
Monitorare e verificare l’attuazione della L.R. 68/2011 e modifiche 2015
sulle Unioni dei Comuni.
Proporre una revisione della normativa per migliorare le condizioni operative
e organizzative delle Unioni dei Comuni.

SCHEDA 2
LA VERSILIA NELL’AREA VASTA DELLA TOSCANA NORD OCCIDENTALE

La Versilia deve essere capace di partecipare, da protagonista, alle scelte di area vasta e di incidere nelle decisioni della maggioranza degli Enti.
La Versilia ha il compito di pensarsi e agire come un unicum e diventare Ambasciatrice del proprio territorio, dando concretezza a vere e proprie azioni e iniziative di “diplomazia comprensoriale”, superando così i limiti imposti dal minore peso quantitativo che la nostra terra sconta da troppo tempo nei confronti di altre realtà più forti e meglio rappresentate politicamente.
In questi casi la differenza la fa la capacità di lavoro (in termini di qualità e di quantità), la dinamicità operativa, la forza e il coraggio di prendere decisioni efficaci nel minor tempo possibile, la qualità di elaborare progetti ben pensati, ben presentati e ben strutturati, la credibilità degli Enti e delle persone che li rappresentano, la costanza e la perseveranza, il gioco di squadra e la determinazione.
Soprattutto in momenti come questi, di forti trasformazioni economiche, sociali, culturali e istituzionali, tale impostazione può apportare risorse aggiuntive alla capacità di azione degli enti locali e permettere la realizzazione di opere importanti e politiche decisive.
Il lavoro svolto negli ultimi anni ci consente di dire, con ragionevole certezza, che nei prossimi anni la Versilia sarà servita da una importante rete di piste ciclabili e di collegamenti pedonali (collinari e di pianura): tutto questo sarà possibile grazie al Bike Plan della Versilia e al SAV, sistema Sentieri dell’Alta Versilia entrambi pensati e progettati dall’Unione dei Comuni della Versilia.
Nello stesso tempo si dovranno affrontare le maggiori problematiche d’intasamento del traffico veicolare e chiudere, in una visione d’insieme, lo snodo dell’Aurelia e della sua variante.
Ma, nello stesso tempo, i prossimi anni dovranno vedere un grande impegno di tutti per ridiscutere, nel piano regionale, il sistema della mobilità pubblica parallela e perpendicolare alla linea di costa.
Anche in questo caso uscire dalla logica municipalistica, che ha sempre messo in condizioni di debolezza i singoli comuni nella discussione con gli enti sovraordinati, potrà portare soltanto benefici alla nostra popolazione.
Le Amministrazioni e le forze sociali versiliesi devono imporre con forza alla Regione Toscana la realizzazione, in tempi ragionevoli, del raddoppio della linea ferroviaria Viareggio-Lucca-Pistoia e porre sul tavolo di discussione il tema decisivo del collegamento della Versilia con gli Aeroporti di Pisa e di Firenze.
Chiaro che, in tutte queste scelte e pianificazioni, un ruolo decisivo dovrà essere assunto dall’Unione dei Comuni della Versilia: la progressiva integrazione fra i Comuni versiliesi dovrà garantire una gestione efficiente, efficace ed economica dei servizi nell’intero territorio, ma anche su questo tema il presupposto è e dovrà essere quello di un mutamento radicale dei metodi e della cultura politica e amministrativa.
Meno egoismo, meno egocentrismo da parte di Sindaci, Comuni e cittadini e maggiore e diversa ragionevolezza, razionalità e lungimiranza.
L’Unione, se lavoreremo con intelligenza e visione di prospettiva, costituirà sempre più l’ente di riferimento responsabile dell’esercizio associato di funzioni e servizi comunali, il catalizzatore delle funzioni amministrative della vecchia provincia e il luogo di raccordo, pianificazione e interlocuzione con il livello regionale.
Sotto questo aspetto dovrà essere posta grande attenzione al rinnovato ruolo delle Province, ma non potrà neppure essere nascosto e sottaciuto il tema, a mio avviso centrale, della fusione tra Comuni troppo esigui dal punto di vista demografico e socio economico.
Questo è il tema decisivo che chiama in causa principalmente i territori della Versilia storica e medicea che avranno l’onere e l’onore, a breve, di trovare una chiave di volta per i prossimi decenni.
Se quattro grandi materie come la formazione, il lavoro, l’ambiente e l’agricoltura sono tornate alla competenza regionale, è evidente che solo una Versilia unita può avere la forza e la possibilità di confrontarsi, con progetti d’area coerenti, a livello regionale; così pure si può comprendere che, nel contesto versiliese, solo comuni più pesanti, da un punto di vista demografico e politico, potranno tenere il passo.
Insomma, la Versilia dovrà essere all’altezza di giocare la propria partita su uno scacchiere nuovo e più vasto rispetto a quello provinciale cui eravamo abituati.
In ambito di area vasta, cioè sul livello territoriale della Toscana nordoccidentale, si assumeranno le decisioni fondamentali che riguarderanno la sanità e i servizi sociosanitari territoriali, le politiche relative al sistema integrato gestione rifiuti e su questo livello si compiranno le grandi scelte strategiche di pianificazione degli interventi e dello sviluppo.

OBIETTIVI
Rivendicare alla Versilia ruoli chiave nel sistema di area vasta della Toscana
nord-occidentale e tutelare il bagaglio di conoscenza, operatività,
legame con il territorio delle aziende di proprietà o partecipate dei Comuni
della Versilia che operano nei sistemi integrati dei rifiuti e
dell’acqua.
Esportare a livello di area vasta le sensibilità, conoscenze e strategie che i
comuni versiliesi e molti comuni della provincia di Lucca hanno studiato,
sperimentato e attuato nel campo delle politiche ambientali virtuose.
Impostare un sistema unico di valorizzazione del territorio della Versilia
e promuoverlo in modo unitario negli scali portuali e aeroportuali toscani.
Ammodernare e riqualificare il sistema infrastrutturale e della rete di collegamenti
tra centro e costa toscana.
Valorizzare l’esperienza della sanità versiliese nelle scelte di Area Vasta.
Attuare politiche virtuose per l’ambiente nel sistema rifiuti dell’ATO Costa.
Procedere alla pianificazione infrastrutturale integrata della Versilia.
Contribuire alla creazione di politiche di sviluppo e d’innovazione
nell’ambito territoriale della Toscana nord occidentale.

III. AMARE E VIVERE LA CITTÀ BELLA
Il privilegio di nascere e crescere inseriti in un progetto responsabile di armonia

SCHEDA 3
POLITICHE AMBIENTALI

Favorire le azioni per il risparmio energetico e per lo sviluppo delle energie rinnovabili deve essere l’obiettivo dei prossimi anni. Ciò dovrà avvenire sia in ambito pubblico che privato. In estrema sintesi, si dovranno creare le condizioni economiche, operative e normative indispensabili a dare concretezza ai Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC) di tutti i Comuni della Provincia e puntare dritti a cogliere i miglioramenti dell’efficienza energetica, la diminuzione delle emissioni dannose e i migliori stili di vita indicati nei “Patti” sottoscritti dai Sindaci con l’Unione Europea.
Queste scelte, alla luce della svolta retrograda e negazionista dei problemi ambientali su scala planetaria impressa agli USA dalla Presidenza Trump e con la speranza che la nuova Amministrazione Biden imprima una nuova, decisa ed efficace svolta ambientalista, vanno fatte oggi ancora con maggiore convinzione e determinazione.
L’esempio simboleggiato da Greta Tunberg ma impresso da milioni di giovani e giovanissimi negli ultimi anni verso la svolta epocale del rapporto tra crescita, benessere e salute complessiva del Pianeta non può essere dimenticato né disatteso per l’emergenza pandemia: non durante, non dopo.
Le buone pratiche dei singoli cittadini e delle imprese e le politiche virtuose delle pubbliche amministrazioni, sommandosi, possono creare, con investimenti oculati e mirati e con la riduzione della spesa pubblica, le condizioni per un maggior benessere diffuso e con minori disuguaglianze.
Da questo punto di vista in Europa le risorse del Recovery Fund (se e quando arriveranno) non possono essere assolutamente sprecate e male allocate, ma dovranno andare a costituire le fondamenta di una vera e propria rivoluzione culturale, economica, industriale e sociale.
La misura del progresso di questo e dei prossimi secoli passerà da queste scelte.
Il tema della sostenibilità ambientale è oggi più che mai attuale. Il nostro pianeta, ogni anno, raggionge l’Earth Overshoot Day, cioè l’esaurimento del suo budget ecologico sempre più in anticipo rispetto agli anni precedenti.
Questo vuol dire che di anno in anno viviamo sempre di più oltre il limite di sopportazione del Pianeta, che produciamo debito ecologico, sottraendo stock di risorse non rinnovabili al futuro e che accumuliamo anidride carbonica in atmosfera.
Un lento e inesorabile suicidio di tutta l’umanità è in atto; nessuno può più far finta di non saperlo.
Va dunque perseguito con determinazione il modello proposto, tra gli altri, dall’Associazione Comuni Virtuosi (di cui già fanno parte Seravezza, Pietrasanta e Massarosa) dell’opzione rifiuti zero e della modalità di raccolta dei prodotti differenziati attraverso la procedura del porta a porta. In questo modo diversi Comuni della Provincia di Lucca hanno già messo in campo politiche di eccellenza e, ad esempio, trasformato la spesa che prima veniva “bruciata” nell’inceneritore di Falascaia in spesa virtuosa che produce posti di lavoro e riduce drasticamente la produzione di anidride carbonica.
Se, come noto, la Toscana, nel suo complesso, ha una percentuale di raccolta differenziata troppo bassa, l’esperienza lucchese può diventare, nei prossimi anni, un modello regionale.
La Regione Toscana ha accumulato, negli anni, un grave ritardo su questi temi e grave e colpevole è stata la scelta, anche in anni molto recenti, di sposare la strategia dell’incenerimento dei rifiuti e tardiva la rinuncia a questa deleteria ipotesi.
Questa scelta sbagliata e dannosa è stata sconfitta solo grazie all’attività di tanti cittadini e comitati che si sono battuti con forza contro questo indirizzo e che hanno avuto al loro fianco il solo livello istituzionale rappresentato da pochi, coraggiosi e lungimiranti comuni toscani. L’attuale modello di sviluppo porta allo spreco di grandi quantità di materie prime. L’abuso di prodotti usa e getta, d’inutili e voluminosi imballaggi e in genere di prodotti che hanno limitata durata nel tempo, oltre a determinare uno spreco di risorse, genera gravissimi problemi di smaltimento.
L’incenerimento è una forma insufficiente, sbagliata e costosa di trattamento dei rifiuti e risolve solo parzialmente il problema e al prezzo insostenibile di trasformare preziose materie prime in ceneri altamente inquinanti che poi vanno comunque, a loro volta, smaltite.
Il sistema di smaltimento dei rifiuti attraverso l’incenerimento e le discariche inquina la terra, le falde e l’aria e alimenta le ecomafie.
In questo quadro generale non va comunque dimenticato che la scelta di far rimanere Retiambiente una società interamente pubblica è una conquista molto importante.
Il gestore unico del sistema integrato dei rifiuti per l’ATO Costa Toscana può, oggi, dopo troppi anni di incertezza, cominciare concretamente la sua attività.
Per la Versilia semba finalmente alle porte la fusione di Ersu con Sea e questo consentirà ai nostri sette Comuni, più Montignoso, di avere una Società Operativa Locale (SOL) all’interno di Reti Ambiente in grado di svolgere al meglio dell’efficienza i servizi assegnati.
I localismi, la protezione di piccoli interessi e l’incapacità di progettare un futuro comune per una larga comunità sono le cause dei ritardi che è necessario rimuovere.
E’ indispensabile favorire le aggregazioni ed il superamento delle frammentazione, affinché si possano costituire soggetti industriali solidi in grado di affrontare gli investimenti necessari al completamento di un piano di interventi che assicurino efficienza ed economicità di servizio. In questo quadro occorre mettere in campo tutte le forze necessarie, al fine di arrivare ad un modello che consenta il rispetto degli obiettivi di riciclo stabiliti sia dal Piano regionale sia dal piano straordinario di ATO.
Il territorio si deve dotare di quegli impianti che sono necessari alla chiusura del cerchio delle raccolte differenziate e che consentono il riciclo dei rifiuti e la valorizzazione delle materie che dalle matrici della raccolta differenziata possono essere selezionate. Il ritardo che la Toscana Nord Occidentale ha accumulato, in particolare, nell’autosufficienza di trattamento dei rifiuti organici ma anche dell’indifferenziato, è legato alla disponibilità e al ricorso a grandi discariche di interesse regionale quali quelle di Peccioli e Rosignano.
Ciò è una “non soluzione”, una scelta sbagliata e dannosa.
I grandi paesi europei leader delle politiche ambientali (Germania, Svezia, Danimarca, Austria ecc), prima e meglio di noi, si sono posti il problema dell’obiettivo “Discarica Zero”, perché quello è, dal punto di vista ambientale, il risultato migliore da perseguire: non consumare territorio e soprattutto non lasciare in eredità alle future generazioni cumuli di rifiuti che continueranno per anni a minacciare l’ambiente con l’emissione di gas serra.
Occorre favorire il consolidamento delle filiere industriali che sono legate al riciclo rafforzando il ruolo degli acquisti green da parte delle pubbliche amministrazioni e del privato. Vi sono filiere materiali che sono già legate fortemente al mercato, le plastiche nobili (PET e HDPET), la carta e in parte il cartone, i metalli, il vetro.
Vi sono altre filiere che invece ancora non hanno una loro autosufficienza. In particolare, si può far riferimento alle plastiche miste che, dopo essere raccolte insieme alla plastica e a valle della selezione dei polimeri nobili, trovano troppo spesso una loro collocazione a termovalorizzazione piuttosto che a recupero. Se si vuole che il riciclo, quindi la chiusura di un ciclo, sia il risultato che perseguiamo, occorre incentivarlo almeno quanto la raccolta della materia e la produzione di energia da fonti rinnovabili. Anche dal punto di vista economico e del sostegno all’occupazione i servizi pubblici locali, in particolare per ciò che riguarda la gestione dei rifiuti, possono dare un contributo positivo ad affrontare questi momenti difficili.
Investire nei servizi è una scelta che la Regione deve fare con chiarezza e che in parte ha già fatto, a partire dal Piano Operativo per i Fondi Strutturali 2014-2020 e dall’approvazione e del Piano energetico ambientale regionale. Il settore dei servizi pubblici locali è un settore specifico e complesso dell’economia regionale e nazionale, che può e deve essere attore della crescita e non un ostacolo alla competitività.

OBIETTIVI
Impegnare la Regione nella realizzazione d’impianti per il riuso dei prodotti differenziati, adottare politiche di riduzione della produzione di rifiuti e favorire i centri di riuso di materie e beni riutilizzabili nel ciclo dei rifiuti.
Promuovere una progettualità dei servizi che, attraverso la raccolta domiciliare e di prossimità, consenta il raggiungimento di tali obiettivi.
Proseguire nelle politiche di abbattimento della produzione di CO2 e di riduzione delle emissioni elettromagnetiche.
Incentivare gli Enti Locali verso le politiche virtuose. Investire nelle energie rinnovabili per raggiungere su base regionale l’obiettivo del Piano d’Azione Europeo: 20% di energia prodotta da rinnovabili entro il 2020.
Gestire i fondi strutturali 2020-2027 e il Recovery Fund per sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori; promuovere l’adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi; tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse in modo da dare una svolta positiva e decisiva alla Regione Toscana nelle politiche ambientali virtuose.
Limitare la produzione dei rifiuti anche tramite accordi con le aziende produttrici e di distribuzione per la razionalizzazione degli imballi; promuovere e incentivare le attività imprenditoriali nel settore del riutilizzo e riciclo.
Estendere su scala regionale il servizio di raccolta differenziata porta a porta.
Accrescere l’informazione e stimolare l’interesse dei privati tramite l’intro-duzione di sostegni finanziari e l’apertura di appositi sportelli di consulenza.
Effettuare sugli edifici di proprietà pubblica diagnosi energetiche e elaborare programmi di interventi per il contenimento dei consumi energetici.
Incentivare le piccole imprese di produzione o di servizi a migliorare gli impianti e le strutture e/o riconvertirle.
Stimolare gli esercizi commerciali a intraprendere azioni di risparmio nell’uso delle catene di refrigerazione e ad impiegare le nuove metodologie di bioarchitettura.
Introdurre nuove tecnologie (es. la tecnologia LED) nella illuminazione pubblica per ottenere un sostanziale risparmio energetico ed economico e garantire un minor impatto ambientale.
Risolvere il tema del sistema di fognatura e depurazione delle acque nere.

SCHEDA 4
POLITICHE PER LA SALUTE

Ormai da tempo è patrimonio condiviso in tutti gli ambienti scientifici che l’aspetto sanitario è solo una parte dell’ampio universo che forma e condiziona la salute delle comunità e che le scelte dei singoli individui (stili di vita), delle industrie e delle pubbliche amministrazioni (urbanistica, ambiente, cultura, sociale, formazione, sport, ecc.) incidono in modo determinante sullo stato e sulla qualità della salute delle comunità.
L’obiettivo della pubblica amministrazione deve essere quello di migliorare progressivamente la qualità della vita dei cittadini, di creare le condizioni per la diffusione del benessere: se vogliamo che ciò accada sull’intero territorio della Versilia dobbiamo tutti impegnarci per creare un comune progetto per lo sviluppo locale, dobbiamo condividere le strategie di governo del territorio e insieme scegliere e attuare il sistema dei servizi rivolti ai cittadini della Versilia e, sempre insieme, valorizzare esperienze e risorse locali.
La Salute di una Comunità e di una Cittadinanza dipende principalmente da fattori socioeconomici e dagli stili di vita personali e collettivi, mentre i servizi sanitari incidono solo per il 10-15 %.
I determinanti di salute si suddividono in “non modificabili”, come la genetica, il sesso, l’età, e in “modificabili”.
Di questi ultimi fanno parte
– la situazione socioeconomica, come ad esempio il reddito, l’occupazione, l’esclusione, il contesto sociale, le disuguaglianze socioeconomiche;
– le condizioni ambientali, quali la qualità dell’aria, dell’acqua, degli alimenti,
– le condizioni sociali diffuse: ambiente sociale e culturale, scolarizzazione, presenza di luoghi di socializzazione e formazione, presenza di istituzioni scolastiche e formative, attività e impianti sportivi, presenza di biblioteche, teatri, cinema;
– gli stili di vita, vale a dire alimentazione, attività fisica, fumo, alcool, attività sessuale, farmaci;
– la facilità di accesso ai servizi quali istruzione, servizi sanitari, servizi sociali, trasporti, attività produttive;
– le scelte delle Istituzioni pubbliche nazionali, regionali e locali.

Se la sanità pubblica è caratterizzata da un insieme di politiche e di scelte programmatiche, organizzative e gestionali e se la Salute di una comunià deriva da un insieme di scelte personali e collettive che in ambito sociale, culturale, ambientale, sanitario, ecc. possano risultare capaci di migliorare (o peggiorare) gli standard di vita dei cittadini, per raggiungere i risultati migliori sarà necessario un rinnovato protagonismo dei Comuni, attuato in stretta sinergia e unità d’intenti con le strategie di ASL e Regione.
Agire in termini positivi sulla salute e sul benessere dei cittadini significa, per gli enti pubblici, attuare buone pratiche e buone politiche nelle scelte urbanistiche, ambientali, nella elaborazione dei piani commerciali, dei piani formativi, dei progetti di area (provinciali e regionali), delle politiche per la casa, per lo sport, per la scuola, per la cultura, per i giovani, per gli anziani, dei piani per la mobilità, il traffico, i parcheggi.
Grazie ad un vasto movimento di partecipazione, coesione, cooperazione è possibile compiere scelte atte a migliorare la salute dei cittadini e ridurre le disuguaglianze.
Agire in termini positivi sulla salute e sul benessere dei cittadini significa anche saper leggere e interpretare, seppur ancora pienamente ed emotivamente coinvolti, il drammatico fenomeno della pandemia che ha colpito l’umanità a livello planetario a partire dal gennaio 2020.
Escludendo negazionisti, antivaccinisti, terrapiattisti e tutto il resto del pensiero irrazionale possibile, ogni persona consapevole può valutare in modo assai semplice che:
– La pandemia ha colto alla sprovvista ogni tipo di sistema sanitario nazionale;
– Nessun sistema sanitario di nessun Paese del mondo era preparato ad affrontare un fenomeno di questo tipo;
– La produzione del miglior vaccino possibile contro il covid-19 non metterà l’umanità al sicuro da qualsiasi altro tipo di pandemia possibile;
– Nessuno può ragionevolmente affermare che, anche a breve, anche a catena e in successione, non si possano ripetere epidemie di questo tipo o virali o batteriche;
– Per quanto orrenda nello sterminio di popolazione anziana e/o fragile sia la pandemia da Covid-19 non è impensabile che un altro evento pandemico possa colpire prevalentemente altre fasce di età della popolazione mondiale.

Come potranno essere meglio affrontati, in futuro, eventi di questo tipo?
Va sottolineato, a questo proposito, che il tema non è nuovo né per i Governanti né per la comunità scientifica se è vero com’è vero che negli ultimi decenni abbiamo visto comparire l’Ebola, l’HIV/AIDS, la SARS, la MERS, l’aviaria, l’influenza suina e che questi fenomeni sembrano potersi manifestare con sempre maggiore frequenza.
Al tempo stesso non possiamo tacere il fatto che almeno dal 2005 la minaccia mortale di una pandemia era ritenuta ben più che possibile e che già allora era ben chiaro che un evento pandemico avrebbe potuto uccidere milioni di persone e, allo stesso tempo, avrebbe potuto far collassare l’economia.
Il “Piano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale” è stato pubblicato nel 2006 dal nostro Ministero della salute.
Questo documento definiva obiettivi ed attività da realizzare per evitare di trovarci travolti dalla pandemia, ma è stato evidentemente disatteso e dimenticato.
Ovvio che molte cose nella gestione della sanità pubblica dovranno da subito radicalmente cambiare, a maggior ragione se arriveranno un bel giorno le risorse del Recovery Fund e, ipoteticamente, del MES.
Personalmente ritengo che il modello di gestione affidato alle Regioni abbia fallito almeno per i seguenti, fondamentali effetti prodotti:
1. La sperequazione nella qualità dell’offerta tra le diverse regioni;
2. La facilità di infiltrazioni di interessi, quando non di concussioni e corruzioni, favorite anche dal ristretto ambiente regionale;
3. La diversità di modelli di sanità pubblica introdotti dalle differenti realtà regionali;
4. La frequente conflittualità tra poteri contrapposti: Stato – Regioni.
5. La generalizzata difficoltà a realizzare modelli funzionali di prossimità assistenziale, di medicina d’iniziativa e di agire sulla dimensione territoriale integrando servizi sanitari, servizi sociosanitari e servizi sociali.
Tutto ciò è stato amplificato da una folle norma nazionale che per circa quindici anni ha imposto alle regioni di rispettare i valori di spesa del 2004 ridotto dell’1,4%.
Praticamente ciò ha costretto diverse generazioni di giovani medici, specialisti, infermieri ecc. di cercarsi lavoro fuori dal sistema sanitario nazionale pubblico, quando non proprio fuori dall’Italia.
L’effetto attuale è che spesso all’apertura di offerta di lavoro in sanità pubblica corrisponde la mancanza della domanda.
Generalizzando e tagliando i problemi con l’ascia, ma senza rischiare di andare troppo lontano dal vero possiamo dire che la sanità pubblica e la medicina territoriale sono state, negli ultimi anni, troppo penalizzate dalla “ideologia” del risparmio spinta soprattutto da chi ha confuso, più o meno volutamente i “costi della politica” e la lotta agli stipendi di politici e alti dirigenti pubblici con la “spesa pubblica” cioè, a ben guardare, con gli “investimenti in servizi pubblici indifferibili”.
La furia demagogica dell’antipolitica non si è preoccupata di aggredire puntualmente e legittimamente nel merito gli sprechi, i privilegi immotivati, le corruzioni, gli sperperi, l’evasione fiscale, ma si è scagliata a prescindere contro tutti i costi della spesa pubblica, azzannando a casaccio e in questo modo ha dato un drammatico contributo ai tagli che hanno finito di mettere in ginocchio tutti i servizi pubblici essenziali.
Tornando a parlare di salute e sanità e continuando a parlare, per brevità, con assiomi si può a buon diritto dire che, dopo aver scelto, da molte parti, come modello ideale di sanità pubblica quello per Alta Intensità, abbiamo forse un pò troppo trascurato di rafforzare le strutture territoriali e quelle per l’integrazione.
Dovremo adesso fare in modo di rafforzare la rete del sistema sanitario territoriale, le tanto decantate medicina di prevenzione e medicina d’iniziativa.
Dovremo rendere più sistemici e funzionali le aggregazioni di medici di medicina generale MMG e dare maggiore risorse, forza e strumenti alle Aggregazioni Funzionali. Territoriali (AFT) e, ovviamente, alle Case della Salute.
Dovremo rafforzare la rete delle RSA ricordandoci che il valore delle quote sanitarie e sociali non può rimanere bloccato a dieci anni fa, perché quel valore corrisponde alla cifra economica che le RSA possono investire per il benessere e la salute dei loro ospiti.
Sono questi pochi, insufficienti, cenni che spero riescano almeno ad accendere una luce su un tema che, da tutti i punti di vista, è vitale per il futuro dell’umanità.

Nei prossimi anni i Comuni Versiliesi dovranno avere la capacità e la volontà di partecipare, con convinzione, decisione e coerenza, a questo importante salto di qualità dai cui esiti dipende molto del futuro della nostra terra.
Il nostro Paese sta cercando di uscire, dopo la crisi economica e finanziaria internazionale, dalla pandemia
senza disperdere l’unità del tessuto sociale e culturale che sta alla base della Nazione e, al tempo stesso, ha l’obbligo di migliorare la qualità e l’efficienza dei servizi sociali e sociosanitari nei confronti dei soggetti
deboli della popolazione.
In questo settore il tema centrale da affrontare e risolvere positivamente è quello del processo di fusione programmatica e operativa dei servizi socioassistenziali comunali con i servizi sociosanitari di territorio. Questo tema è fortemente legato e connesso anche alla questione centrale della sostenibilità qualitativa ed economica delle cure per tutti i cittadini.
La sanità ospedaliera soffre e spende di più se i servizi territoriali sono assenti, carenti e male organizzati. Gli investimenti in servizi sulle cure domiciliari, sulla residenzialità per non autosufficienti, sulla residenzialità intermedia e sullo sviluppo di nuove tecnologie come la telemedicina sono fondamentali per garantire ai soggetti deboli cure adeguate e, al tempo stesso, per rendere migliore e meno dispendiosa la sanità ospedaliera. Preso atto che circa il 38% dei cittadini italiani soffre di una patologia cronica, che negli ultimi decenni si è avuto, in Italia, un sensibile aumento dell’aspettativa di vita alla nascita, che sono in aumento gli ultra-ottantacinquenni e che il modello di famiglia si è frammentato rispetto al passato, si
comprende come i temi in campo siano di assoluta importanza e urgenza.
Oggi il tessuto sociale italiano rischia di subire un ulteriore aumento delle diseguaglianze e di creare sempre maggiori difficoltà ai cittadini meno tutelati nell’accesso alle cure e ai servizi.
Per questo diventa centrale affrontare, programmare e finanziare in modo unitario le risposte ai bisogni sanitari, sociosanitari e sociali creando livelli decisionali unitari e, possibilmente, anche centri di spesa unici attraverso i quali AUSL e Comuni possano generare le condizioni e gli strumenti d’intervento più efficaci e più efficienti a vantaggio dei servizi per i cittadini gravati da problematiche e cronicità che oltrepassano il confine virtuale tra sociale e sanitario.

Il ruolo dei Sindaci nella tutela della salute e dei diritti dei cittadini dovrà essere svolto in ambito Versiliese nel contesto della Zona Distretto e conferenza dei Sindaci di Zona, per quanto riguarda invece le politiche di territorio nell’ambito della “Conferenza aziendale dei Sindaci” che sarà, a sua volta, composta dai Sindaci Presidenti delle conferenze zonali (o delle Società della salute) e che, ovviamente, si occuperà delle scelte di programmazione di Area Vasta. Dentro questi organismi i rappresentanti dei cittadini versiliesi avranno il compito di tutelare e migliorare i servizi sanitari e sociosanitari del nostro territorio. Meglio lo potranno fare se più forte e grande saranno la conoscenza, la vigilanza e la consapevolezza dei politici e dei cittadini della Versilia.
Andranno combattute e sconfitte le tendenze e gli interessi volti a rompere l’assetto unitario dei Comuni Versiliesi nella gestione dei Servizi Sociali che, al contrario, avrebbero bisogno di scelte ancora più decise e coraggiose in direzione della costituzione di un unico “Servizio Sociale integrato” di tutti i Comuni della Versilia.
Andranno scongiurate scelte di arretramento e di ritorno ad un improbabile passato che vagheggia
un “sovranismo comunale”: queste verrebbero pagate duramente, in primo luogo, dai Comuni con maggiori difficoltà finanziarie.
Ma soprattutto sarebbero i soggetti più fragili e deboli, coloro che più hanno bisogno di sostegno, che vedrebbero diminuire le possibilità di ottenere servizi efficaci ed equi.
Si devono dunque evitare scelte impulsive e umorali che potrebbero colpire duramente nel medio periodo anche il complessivo “sistema della salute e della tutela dei cittadini versiliesi”.
I Comuni della Versilia anche (soprattutto) su queste materie devono rigettare le inutili polemiche tra personalismi di politici faziosi: frazionare il nostro Ambito Ottimale comporterebbe inoltre l’isolamento della Versilia dal dibattito e dalle scelte relative alla riorganizzazione sanitaria della Asl della Toscana nordoccidentale.

OBIETTIVI
– Partecipare attivamente, nell’ottica di Area Vasta della Costa Toscana, alla fase riforma della sanità pubblica del dopo pandemia.
– Tutelare ed espandere l’esperienza e le eccellenze della sanità versiliese nel nuovo sistema di pianificazione di area Vasta.
– Rafforzare le politiche di integrazione della zona distretto della Versilia.
– Estendere l’integrazione tra i servizi sociosanitari e socioassistenziali territoriali.
– Valorizzare e sviluppare l’esperienza delle Case della Salute.
– Dare nuova vitalità, ruolo e importanza ai comitati di partecipazioni delle associazioni, cooperative e operatori.
– Coinvolgere il territorio nelle scelte strategiche sulla salute.
– Dialogare con gli operatori sanitari.
– Estendere e ramificare le esperienze e le azioni per la diffusione dei buoni stili di vita e il contrasto alle dipendenze e all’emarginazione.
– Rafforzare la medicina di prevenzione, la medicina del lavoro, la medicina di territorio e di prossimità e sperimentare nuovi servizi per le persone non autosufficienti e affette da malattie croniche.

SCHEDA 5
POLITICHE PER LA LEGALITÀ E LA SICUREZZA

Il tema della sicurezza pare aver perduto rilevanza nel dibattito quotidiano e politico in Versilia rispetto a quanto avveniva fino a non molto tempo fa.
Il fenomeno, come spesso accade nella nostra società, assume o perde rilievo spesso più sulla base di spinte emozionali che non su reali e concreti dati di fatto. Ovviamente, la preoccupazione di fronte all’idea di una possibile espansione di fenomeni di illegalità e di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata nel tessuto socio economico e nella pubblica amministrazione dovrebbe fondarsi su attente analisi delle dinamiche in atto sui territori.
Certo è che sul tema della difesa e dell’affermazione della legalità non può mai essere abbassata la guardia, soprattutto se si pensa agli appetiti che, nonostante la crisi, il sistema economico della Versilia (dalle cave, all’edilizia, al mare, solo per citare i più evidenti) può ancora solleticare e smuovere.

E’ evidente che il cittadino comune non ha le informazioni e gli strumenti per sapere e comprendere cosa si muove sotto il pelo dell’acqua, ma è altrettanto vero che i pubblici amministratori, le forze politiche, le classi dirigenti sociali, culturali, economiche e finanziarie non posso non approfondire, non possono non analizzare, non possono non sapere e soprattutto non possono non agire a contrasto dei fenomeni, ad esempio di infiltrazione di capitali “sporchi” nel tessuto economico locale e a tutela e garanzia della legalità.
Tutto questo è fondamentale, oltre tutto, anche perché un sistema generale delle interrelazioni nel tessuto socioeconomico è condizione indispensabile per poter aspirare ad una possibile ripresa socioeconomica (oltre che morale e culturale) fondata sull’equità, sulla sostenibilità e sulla continuità per le nuove generazioni.
In termini netti e diretti: la classe dirigente di oggi non può consentire a pochi o pochissimi “players” di accaparrarsi e bruciare tutte o quasi le risorse del territorio in tempi brevissimi e con una redistribuzione per pochissimi.
Anche i fenomeni di criminalità comune hanno avuto, negli ultimi tempi, minore rilevanza mediatica e politica; forse perché sono diminuiti o non avvengono in modo eclatante, forse perché in termini di propaganda politica la caccia “all’uomo nero”, al diverso, al clandestino ha visto progressivamente scaricarsi la sua forza emotiva e il suo impatto elettorale.
Il fattore negativo è che, né nei tempi nei quali bastava gridare al pericolo immigrati, né tanto meno adesso, tempo nel quale le preoccupazioni di tutti sono ben più gravi e rivolte ad un pericolo effettivamente concreto e implacabile, quasi nessuno ha provato a mettere le mani esattamente là dove andrebbero messe e cioè nel rammaglio del tessuto sociale, nella creazione di una rete di formazione continua, permanente e trangenerazionale e nella inclusione non solo dei soggetti provenenti da altri Paesi e altre culture, ma anche e forse principalmente dei soggetti e delle realtà emarginate che sono diffuse su tutto il territorio nazionale.
L’Italia ha bisogno di combattere una vera e propria guerra contro tutti fenomeni di degrado che sono tra i maggiori determinanti dell’espandersi di fenomeni malavitosi: dal degrado urbano e urbanistico, si pensi alle periferie delle grandi città, al degrado delle strutture e dei servizi pubblici, al sempre più grave distacco e disinteresse di enormi fasce di popolazione nei confronti di teatro, musica, letteratura, scienza…
Grandi masse di cittadini sono sempre più abbandonate a se stesse, si sentono sempre più soli e sembrano non avere più la benché minima percezione dell’esistenza delle Istituzioni e dei servizi pubblici da esse erogati. Questo anche, paradossalmente, quando i servizi pubblici vengono effettivamente erogati anche a livelli più che dignitosi.
La scollatura è così grande, così profonda che ampie fasce di popolazione ignorano, non valutano, non percepiscono il peso e la sostanza dei servizi pubblici che ricevono.
Bisogna anche aggiungere che l’illegalità e i fenomeni di criminalità diffusa e comune come le effrazioni nelle abitazioni e gli scippi colpiscono principalmente le fasce di popolazione più deboli e indifese: gli anziani, le persone sole, i gruppi familiari economicamente meno forti, coloro che non hanno soldi per installare inferriate, sistemi di allarme, illuminazioni esterne al perimetro di casa.
Questi problemi gli amministratori locali li conoscono molto bene perché se ne devono fare carico quasi quotidianamente e con sempre minori risorse economiche ed umane: i tagli alla spesa pubblica e il blocco delle assunzioni, obbligate alla cieca dai Governi nazionali secondo il metodo dei tagli lineari, hanno fatto negli anni danni incalcolabili.
Inotre, riguardo al tema dell’ordine pubblico va detto che nell’ultimo decennio i tagli alla spesa pubblica anche per l’acquisto di nuove tecnologie e l’impossibilità di rafforzare con nuove assunzioni i reparti di polizia municipale e delle forze di polizia statali hanno intaccato oltre che l’operatività di questi settori, anche l’orgoglio e il senso di appartenenza degli agenti e degli operatori.

C’è bisogno che chi governa comprenda e valuti i costi aggiuntivi che la società italiana sta pagando da quando lo Stato, seguendo i rigidi e freddi parametri sui tagli alla spesa pubblica, ha deciso di ritirarsi di fronte alla presenza nelle strade, nelle stazioni, davanti ai locali aperti la sera e la notte, nelle periferie…
Qual è il costo sociale, morale, economico della ritirata dello Stato nei confronti della criminalità comune?
Il costo politico per il sistema democratico rispetto all’idea che i cittadini si sono fatti di uno Stato indifferente o incapace di fronte alle paure di milioni di cittadini è stato enorme. La perdita di autorevolezza delle istituzioni è crescente e ben visibile anche a osservatori disattenti.
Il senso crescente di una ingiustizia continua perpetrata da uno Stato debole (quando non colluso) con i forti e forte (quando non ingiusto e persecutorio) con i deboli ha raggiunto livelli ben più gravi della linea di allarme. Pare che si stia sempre più approssimando il limite di non ritorno.
Quelli che un tempo erano definiti come i servitori dello Stato: le forze dell’ordine e i militari, gli insegnanti, gli operatori sanitari, i ferrovieri, la grande massa dei dipendenti pubblici sembrano quasi pronti a ribellarsi contro il proprio datore di lavoro e sovente manifesta odio contro di esso come e più delle famigerate partite iva.
In ogni caso, partendo dai territori e dalla provincia si possono e devono mettere in atto politiche di attenzione alla legalità e di maggiore difesa della sicurezza dei cittadini.
Bisogna che il senso civico e la voglia di partecipazione dei cittadini si riapproprino degli spazi pubblici esterni. È indispensabile che questo percorso venga stimolato e aiutato dalle amministrazioni comunali in collaborazione con il grande e vasto mondo del volontariato culturale, sociale e sportivo.
Buoni risultati hanno dato in anni recenti le sperimentazioni di coinvolgimento dei cittadini nei progetti di “Controllo di vicinato”, ma tanta strada è ancora da compiere e, comunque, la tutela della legalità non può essere demandata solo all’azione di cittadini virtuosi.
Alla Versilia, diciamolo chiaro, non servono sette comandi di polizia municipale per sette Comuni. Il futuro non può continuare a funzionare così e il tempo delle fusioni dei servizi comunali dovremmo averlo già alle spalle da anni, nel senso che questi dovrebbero già essere divenuti da anni di dimensione sovracomunale.
Al contrario anche le esperienze già avanzate, preparate nel quindicennio 2000/2015 sono state affossate e distrutte da una generazione di amministratori comunali quasi del tutto privi di consapevolezza del ruolo ricoperto e dei reali bisogni dei loro cittadini ed orienti verso un grottesco e scandaloso sovranismo comunale che è destituito di ogni minimo fondamento logico e razionale.
Per questo, per perseguire questa follia, affogati in un mare di incapacità, alcuni amministratori comunali hanno causato la chiusura di esperienze positive come la Società della Salute, come le convenzioni per la gestione del personale e per questi, non ancora appagati dalla furia distruttiva, questi stessi stanno ponendo la pietra tombale sull’Unione dei Comuni della Versilia.

OBIETTIVI
• Favorire lo sviluppo di una socialità attiva diffusa e consapevole.
• Rafforzare la rete delle collaborazioni tra le polizie municipali dei sette Comuni e le forze di polizia che sono in campo in Versilia.
• Integrare e possibilmente unificare sotto un’unica centrale di Comando di tutti i corpi di polizia municipale della Versilia.
• Espandere le esperienze di “controllo di vicinato”.
• Garantire il controllo del territorio del territorio espandendo i sistemi di video-sorveglianza.


IV. ESSERE CITTADINO VERSILIESE
Riscoprire il diritto-dovere di cittadinanza come un processo di crescita culturale e di maturazione
politica condivisa

Le cose meno belle, purtroppo, vengono da sé, invece le
cose belle bisogna imporsele con la volontà, perché c’è
stato chi ha pensato a fare in modo che la società vi offrisse
tutto quello che occorre perché alle cose belle e
utili non ci pensaste e teneste la vostra vita a un basso
livello.
Don Lorenzo Milani, Una lezione alla scuola di Barbiana.

SCHEDA 6

a cura di GIUSEPPE CORDONI

FORMAZIONE SCOLASTICA E CONSAPEVOLEZZA DEL VALORE ’APPARTENENZA
AD UNA REALTÀ DI BELLEZZA COME QUELLA VERSILIESE. LA SCOMMESSA
D’APPRENDERE L’UNICITÀ ESTETICO-CREATIVA DEL “PATRIMONIO VERSILIA”.
COME EREDITARLO, TUTELARLO, CONSERVARLO E ACCRESCERLO

In una realtà socio-ambientale così contraddittoria come quella di adesso
ove le “differenze” finiscono talora drammaticamente per colludere fra loro,
diventa quanto mai essenziale trovale un elemento coesivo per eccellenza,
tale da impedire la deriva disgregatrice che ormai minaccia ogni nostra civile
convivenza. Ma in un così rapido mutamento dell’assetto sociale, ben poco
reggono i più tradizionali modelli d’aggregazione, identità e appartenenza,
qualunque sia la loro natura (famiglia, scuola, età, classe sociale di riferimento,
partito o credo politico, fede religiosa, condizione economica, e adesso
persino etnia di provenienza). Anzi, piuttosto che un variegato stimolo di
ricchezza culturale, di scambio, di progettualità condivisa in vista d’una visione
del bene comune, essi stessi diventano recinti impermeabili, una delle
prime cause di divisione e di permanente conflitto.
Così se nella città degradata ogni differenza finisce per costituire una minaccia,
nella città “ritrovata” che qui ipotizziamo sarà possibile invece trarvi
una specifico, originale fattore d’energia creativa. Perciò bisognerebbe dunque
averlo subito ben chiaro che ogni vero processo di crescita relativo
all’identità socioculturale di un soggetto dovrebbe risultare, oggi, il più inclusivo
possibile e tale da superare i limiti impliciti in ogni suddetta categoria
d’appartenenza. Tutte assieme semmai dovrebbero contribuire alla sintesi
d’una prospettiva pedagogica che s’innesti su una rinnovata concezione di
“città ideale”, ove è la stessa “rifondata” struttura urbana e il modo con cui
viene percepita e vissuta, a proporsi quale esercizio di relazione umana consapevole.
Tale è il modello d’ “Educazione civica” che viene da noi qui proposto
quale basilare fondamento educativo del futuro essere cittadino versiliese.
Nella scuola d’oggi (anche in Versilia) è già molto se vengono davvero acquisiti,
(non diciamo valori certi!) diciamo almeno qualche chiara nozione
sui diritti-doveri di “Cittadinanza” e sulla coscienza della Carta costituzionale
che li sostiene. Anche nel migliore dei casi, essi non sfuggono ad una loro
generica somministrazione, astratta e disincarnata. Tanto che si è portati a credere
che non stia soltanto nella corruzione uno dei motivi della disaffezione attuale
dalla politica praticata, forse ancor di più in una rarefazione, esaurimento,
aridità, perdita d’ogni passione civile.
In verità, si è di fronte a una rabbia, a un astio, a un’indifferenza che il più
delle volte non sono che il frutto di un’ignoranza generalizzata. Stato
d’ignoranza che ancor più s’acuisce per effetto di un’a-storica incultura globalizzata,
il cui effetto livellatore più devastante ancor più contagia le giovani
generazioni. Stato d’ignoranza tale da provocare in esse un così diffuso
sottosviluppo culturale che – salvo un’indispensabile inversione di tendenza –
non finirà che renderle davvero “analfabete” rispetto alle prossime sorti del
nostro bene comune.
Rischieranno, infatti, d’esser proprio loro, i nuovi cittadini versiliesi, per effetto
d’un simile oscurantismo, i veri futuri deracinés in casa propria. Gli eredi
spodestati di un’immensa ricchezza culturale! Poiché se come per il bambino
esiste un “parlar materno” che sta alla base d’ogni primo apprendimento
linguistico, non dovrà pur esserci anche una percezione consapevole
del rispettivo milieu maternel per l’apprendimento del proprio senso civico?
Non dovrà egli assimilare la sua prima grammatica delle relazioni in sintonia
con la molteplice realtà del mondo lo circonda? Un apprendimento che infine cessi d’essere dall’alto astrattamente elargito. Calato nella concreta Bellezza
(seppur minacciata) dell’intero universo versiliese, esso saprebbe invece
inglobare, coniugare e rendere tutti quegli aspetti molteplici che, attraverso
i secoli, proprio di questa Bellezza sono stati gli artefici. Affermiamo ciò
anche motivati dall’esperienza di non pochi giovani versiliesi che, (in molteplici
direzioni: cultura, politica, arte, spiritualità, teatro, difesa dell’ambiente
volontariato, sport, ecc.) altro non s’aspettano d’essere incamminati
nel solco d’una così lunga e nobile tradizione di valori condivisi. Essi, infatti,
proprio per questa loro rinascente passione civile, ben si distinguono da
quell’appiattimento di massa che caratterizza l’indifferenza di gran parte dei
loro coetanei. Ad insegnare la Città Versilia e questa sua trasfigurazione mirabile
da bellezza naturale in bellezza poetica (in collettivo patrimonio, ahimè
dissipato o sconvolto!) dovranno essere soprattutto giovani insegnanti che
abbiano riscoperto quella tensione utopica e quella passione civile che li
renda davvero indispensabili alla trasmissione d’un sapere fondativo. Dunque, i
più sensibili e preparati, consapevoli – al riguardo – e quale che sia la loro
disciplina impartita. Geologi e agronomi, ingegneri del mare e della terra,
urbanisti architetti e artisti, storici tout court e storici dell’arte, economisti e
giuristi, sociologi e studiosi di scienze umane, teologi e studiosi di storia delle
pratiche religiose, poeti e musicisti, in ogni ordine e grado d’insegnamento,
essi dovranno dedicare una parte dei loro programmi a connotare il
carattere inconfondibile della Città Versilia. Convergendo la lente della loro
lettura sullo spessore naturale a antropologico di questo nostro territorio da
molteplici punti di vista, sarebbe davvero esaltante la visione organica (forse
unica!) che, senza dubbio, ne deriverebbe.
Perché soltanto l’uscita dall’ignoranza rispetto a ciò che siamo stati e ciò che
potremo diventare costituirebbe davvero il primo passo verso una possibile,
armonica modulazione dei desideri e dei bisogni collettivi. La prospettiva
pedagogica d’una strada lungo la quale il futuro cittadino versiliese possa
nutrire la certezza d’una sua maturazione indispensabile. La fiducia che la
passione della conoscenza possa ancora tradursi in coscienza, e la coscienza
in capacità di scelta e in personale assunzione di responsabilità. Crediamo
non vi siano altre ipotesi più efficaci di formazione politica, tali da farci veramente
amare la polys dove si nasce o dove la tragica storia d’oggi ci costringe
ad immigrare.

OBIETTIVI
Capillare sensibilizzazione culturale della Scuola e della Famiglia sul senso
di appartenenza a una comune realtà ambientale e storico-creativa Città
Versilia.
Capillare sensibilizzazione culturale del Corpo Insegnante sull’ipotesi d’una
formazione civica globale incentrata sulla conoscenza della Città Versilia
Istituzione da parte della nostra Associazione di un Comitato Scientifico di
Ricerca permanente sulla realtà della Città Versilia, formato da Insegnanti,
Ricercatori specialisti, Cultori della realtà storico-territoriale versiliese.
Realizzazione di un primo Strumento didattico di sintesi multidisciplinare
(librario e in video) sulla Città Versilia, almeno in tre versioni rivolte alle
rispettive fasce insegnamento (primario: elementare e medio; secondario:
scuola superiore).
Formazione di un certo numero di Insegnanti-conferenzieri in grado di diffondere
nelle Scuole la proposta Città Versilia.
Visite programmate degli studenti al Territorio creativo della Città Versilia
(dal pucciniano Lago di Massaciuccoli al michelangiolesco Monte Altissimo).
Adozione ideale e conservativa da parte di ogni studente di Scuola Media Superiore
di un bene del Patrimonio estetico-ambientale Città Versilia.
Idem per ogni classe o scuola nel suo insieme.

 

 

 

 

 

 

 

 

CULTURA DEL LAVORO E SVILUPPO DELLA VERSILIA

 

Verso un nuovo modello di crescita che partendo da una prospettiva di ecologia globale del

territorio sia in grado di prevedere processi economici equilibrati nel coniugare potenzialità

produttive e risorse umane

 

SCHEDA 7

 

UN PIANO DI SVILUPPO SOCIOECONOMICO DELLA VERSILIA

L’Unione dei Comuni della Versilia si era dotata, nel 2013, grazie alla collaborazione

con il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa, di

uno strumento di pianificazione e programmazione denominato “Versilia

2020” che rappresentava molto di più di una base di partenza per la gestione

del settennato (2014 – 2020) dei Fondi Europei.

I documenti approvati dall’Unione dei Comuni della Versilia costituivano

la solida ossatura per la realizzazione di un vero e proprio Piano di sviluppo

socio-economico della Versilia e un modello di programmazione e di

azione capace di far emergere una visione unitaria del nostro territorio abbastanza

forte da sostenere politiche di marketing territoriale.

Agire nell’ottica di “Versilia 2020” significava, come bene afferma il documento

dell’Unione dei Comuni della Versilia concentrarsi sulle sfide strutturali

di lungo termine, in particolare nell’intento di affrontare i grandi problemi

che ci sovrastano: il cambiamento climatico, i problemi energetici, la salute,

la tutela dei consumatori, l’invecchiamento demografico, le questioni legate

alle nuove abilità ed alle conoscenze.

Da quei documenti e dalla visione che essi prospettavano è trascorso quasi un decennio e poco o niente appare mutato.

Vista la situazione economica, e tutto quello che comporta e comporterà la pandemia

e le problematiche sanitarie, di salute e sociali che

dovranno essere affrontate è chiaro che anche la strategia di sviluppo della Versilia

dovrà vertere su riforme strutturali in grado di promuovere l’integrazione

tra fonti di finanziamento e l’innovazione quale veicolo di sviluppo economico

e sociale. E’ fondamentale sostenere lo sviluppo di un modello di programmazione

“innovativo”, una strategia per fare emergere quelle priorità

d’intervento in grado di attivare un reale effetto moltiplicatore, promuovere

le collaborazioni tra pubblico e privato, sostenere le sinergie tra impresa e

università e accompagnare la modernizzazione delle amministrazioni comunali.

La modernizzazione della govenance territoriale e, nello specifico, della Lucchesia e della Versilia

dei prossimi anni dovrà sperimentare un modello di amministrazione attraverso

il quale i processi decisionali consolidati andranno a integrarsi con le

opinioni dei cittadini amministrati. L’uscita dalla crisi e la creazione di nuove

strategie e di nuovi modelli di benessere dovranno essere affrontate in

modo integrato e globale, ascoltando e coinvolgendo tutti i protagonisti del

territorio, puntando a uno sviluppo territoriale coerente e ad un uso efficiente

delle risorse.

Per la Versilia gli amministratori locali dovranno agire per la realizzazione di

interventi di livello sovracomunale concepiti nell’ottica della “Città della

Versilia” che già oggi è, nella realtà, un unico sistema urbano collocato nell’ambito

amministrativo e strategico di area vasta.

Relativamente a quest’ultimo anche un recente studio dell’Istituto

Sant’Anna, analizzando le potenzialità per la nascita di un nuovo sistema di

progresso economico in Toscana, ha suddiviso la nostra regione nelle tre

aree vaste e ha proposto per la Toscana nord occidentale un piano strategico

ambizioso e affascinante che prospetta un nuovo modo di gestione dei

servizi per la Salute dei cittadini mediante nuove tecnologie (incluse robotica

e telemedicina) e un innovativo programma sulla vita indipendente della

popolazione anziana. Lo stesso studio propone, inoltre, la realizzazione di una potente Infrastruttura Digitale e di supporti per il 3D e delle applicazioni

per l’economia circolare. Il piano in

questione individua strategie anche per il rilancio della cantieristica e della

nautica Toscana, per la creazione di un sistema di eccellenza indirizzato al

monitoraggio locale e remoto per la prevenzione dai disastri ambientali incipienti

(terremoti, smottamenti, alluvioni, incendi, ecc.). Lo stesso progetto

si sofferma sull’attuazione di un grande piano di riqualificazione edilizia

senza consumo di territorio, sul riordino della logistica portuale e aeroportuale,

sull’utilizzo delle nuove tecnologie per un miglioramento sostanziale

dell’agricoltura e della piscicoltura e, infine, illustra strategie di sviluppo e

sperimentazione di iniziative sulla Marine Strategy e sulla Blue Growth (“crescita

blu”): il Piano d’azione che è stato lanciato nel 2014 dalla Commissione

Europea con l’ambizioso obiettivo di sviluppare energia dai mari.

 

 

 

 

 

 

 

OBIETTIVI

Coinvolgere gli operatori economici e tutti i portatori d’interesse del territorio

in un progetto di sviluppo e benessere il più largamente condiviso.

Riprendere con decisione il percorso indicato dal Patto dei Sindaci che

vede coinvolte a livello europeo le autorità locali e regionali impegnate

ad aumentare l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili

nei loro territori. Attraverso il loro impegno i firmatari del Patto

intendono raggiungere e superare l’obiettivo europeo di riduzione del

20% delle emissioni di CO2 entro il 2020.

Attivare tutte le energie culturali, sociali ed economiche del territorio e

dare spazio alla voglia di fare e fare bene.

Agire per creare un tavolo comune tra imprese del porto di Viareggio

(nautica, pesca e refitting), imprese del turismo balneare e

dell’accoglienza, operatori del settore agro-alimentare, imprese della trasformazione

e della manifattura e del lapideo e Istituzioni per scrivere un

piano e un patto per la valorizzazione internazionale della nostra terra e

per decidere la scala delle priorità delle infrastrutture e dei servizi necessari

a rilanciare il Brand Versilia su scala mondiale.

Favorire la produzione di politiche di marketing territoriale integrate tra

pubblico e privato.

Contribuire alla redazione di un progetto d’area sul modello de “La Via

dei Marmi e di Michelangelo”.

Realizzare il raddoppio della linea ferroviaria Viareggio-Lucca.

Migliorare i collegamenti con l’aeroporto di Pisa e collaborazione per la

realizzazione di una promozione di ambito nello scalo aeroportuale.

Favorire lo sviluppo di nuove imprese nel settore della digital economy.

Favorire la nascita o la riconversione di vecchie aree artigianali in APEA

“Aree produttive ecologicamente attrezzate”.

Contribuire al miglioramento delle infrastrutture territoriali partendo dagli

esempi positivi del SAV (rete dei Sentieri dell’Alta Versilia) e del Bike

Plan della Versilia.

Dare sostegno e collaborazione agli OTD (Osservatori Turistici di Destinazione)

della Versilia.

Attivare canali di informazione e formazione per enti

pubblici e imprese private sulla programmazione dei seguenti fondi europei

2021–2027.

 

 

SCHEDA 8

 IMPRESE E MARKETING TERRITORIALE DELLA VERSILIA

Il nuovo mondo che uscirà dalla pandemia e dalla crisi economica, sociale e culturale che essa sta determinando dovrà, per forza, ripensare se stesso e magari recuperare valori umani e ambientali che al momento sembrano, se non scomparsi, soccombenti.

Questo anche in forza della risultante dei primi venti terribili anni di questo nuovo millennio così fortemente caratterizzati dall’aumento delle iniquità, dalla planetaria instabilità, dalla vittoria ideologica degli egoismi e dei rinnovati nazionalismi, dalle guerre e dai terrorismi più o meno religiosi, dal consolidarsi e rafforzarsi dello sfruttamento dei poveri da parte di una ristretta classe di pivilegiati, .

Anche la Versilia, così come l’Italia, dovranno guardare al futuro come ad un tempo nuovo e non come ad un recupero o ad un ripristino del tempo passato.

Lo stesso mondo dell’impresa, volendo recuperare competitività nel contento internazionale, dovrà modificare radicalmente il prorpio approccio con la natura e con la costituzionale funzione sociale dell’impresa.

Certo, nelle nostre aree artigianali, nel porto di Viareggio, a Motrone, alle

Bocchette, al Portone, a Ciocche-Puntone sono ancora presenti e, in alcuni

casi stanno ulteriormente crescendo, imprese sane e virtuose capaci di resistere

alla crisi e alle difficoltà del sistema globalizzato, ma è anche vero che

tutte le nostre aree artigianali e industriali e il sistema di imprese familiari,

piccole e medie che ne costituiscono il corollario diffuso sul territorio, non

riescono a dare vita ad un sistema integrato e organico, raramente si parlano

e con difficoltà sviluppano sinergie.

Abbiamo eccellenze nella nautica, nel lapideo, nelle telecomunicazioni, nel

calzaturiero e nell’agroalimentare, ma la disoccupazione e la precarizzazione

del lavoro non si fermano.

I giovani non riescono a trovare una prima occupazione e gli adulti che

perdono il lavoro rischiano l’emarginazione sociale; il sistema della formazione,

della rigenerazione dei lavoratori e, in generale, del welfare non riesce

a offrire risposte valide: non pare più capace di tenere botta di fronte alla

gravità della situazione.

Per inserirsi o reinserirsi nel mondo del lavoro non sono più sufficienti né

le migliori qualifiche, né l’estrema flessibilità e disponibilità ad adattarsi a diversi

impieghi.

Non c’è impresa capace di durare nel tempo se è priva di coraggio, curiosità,

intuizione, ricerca e conoscenza.

E il tempo ha dimostrato, almeno nel nostro Paese, che l’deologia che ci è stata proponato per più di venti anni secondo la quale la facile mobilità del lavoro (tradotto il lavoro precario e i licenziamenti facili) avrebbe prodotto più occupazione è stata una colossale presa per il culo dei lavoratori, dei disoccupati e soprattutto delle nuove generazioni: tuto ciò ha semplicemente aiutato il clamoroso, colossale, distruttivo accentramento del capitali nelle mani di pochissimi, ricchissimi miliardari che sono andati a costituire imponenti e inattaccabili centri di potere finanziario, mediatico e politico.

I cittadini e le masse mondiali, in questo contesto, non sono più esseri umani con i loro diritti, ma “clienti”, acquirenti da spolpare e da fare indebitare.

In un contesto così complesso e drammatico la nostra terra, la nostra Versilia potrà continuare ad avere delle potenzialità importanti ma soltanto se riuscirà a basare il proprio ruolo sulla riscoperta di valori fondamentali e delle proprie peculiarità e qualità. Se ci soffermiamo a pensare al nostro territorio, se ci “voliamo sopra” a volo radente, risalendo dal mare vediamo cose che possono

veramente farci ben sperare.

Viareggio, che è la città più popolosa, più importante e rappresentativa del

contesto versiliese, ha attraversato negli ultimi anni una crisi politica, amministrativa,

culturale e socio-economica di grande portata, crisi che desta tuttora grande preoccupazione in tutto il nostro comprensorio, ma che forse potrebbe presto lascirsi definitivamente alle spalle dopo un grande sforzo fatto da Amministratori pubblici e cittadini per riprendere un percorso di crescita e benessere.

Viareggi ha nel proprio dna le grandi potenzialità di una splendida città.

Viareggio, ovviamente, è sinonimo di turismo; è stata riconosciuta per decenni

come polo attrattivo del turismo di classe e qualità; l’architettura delle

sue villette e dei suoi palazzi è nota e rinomata a livello mondiale.

Certo, il turismo del terzo millennio non è più quello dei primi decenni del

XX secolo e neanche quello degli anni cinquanta e sessanta del secolo passato.

Prima della pandemia la domanda era fortemente cambiata, erano cambiati i paesi di provenienza

dei turisti, erano mutate le esigenze, le aspettative e gli stili secondo i quali vivere la

vacanza. Il flusso di persone in movimento nel mondo era sicuramente aumentato e i tempi e i costi

di percorrenza di erano ridotti in modo esponenziale.

Cosa sarà di tutto questo dopo la pandemia?

Non è insensato pensare che molte cose non saranno più come prima e che la caccia, già iniziata, alle grandi ville di campagna e di collina da parte di ricche famiglie italiane e straniere non finirà tanto presto.

Ma le imprese turistiche che effitti subiranno?

Cosa ne sarà del settore alberghiero?

Dobbiamo sicuramente mettere in conto che la concorrenza internazionale sarà ancora di più  agguerrita e competitiva per i costi più bassi, ma è anche vero che per bellezze paesaggistiche e storico-architettoniche nessun paese al mondo può vantare il brand dell’Italia e in Italia, forse, nessuna regione ha l’appeal della Toscana.

Non sono però più i tempi nei quali bastava essere in Italia, bastava essere

in Toscana, era sufficiente essere in Versilia e aprire la mattina la “bottega”

e aspettare per vedersi arrivare in negozio o in albergo frotte di turisti. Sempre di più i turisti di tutto il modo sceglieranno con oculatezza, dedicano lungo tempo alla

selezione delle mete e dei luoghi dell’accoglienza.

Il web sarà sempre di più lo strumento fondamentale di informazione, riflessione, analisi e scelta del turista mondiale.

Il turista di oggi conosce, è informato, riceve e trasmette esperienze,

emozioni, sensazioni. Il turista non è più solo interessato, come un tempo, a

scegliersi la meta del relax, non vuole limitare la propria esperienza di vacanza

nell’ambito della struttura di alloggio, ma ricerca emozioni legate

all’offerta culturale della zona e allo svolgimento di attività di varia natura.

Un territorio come la Versilia deve essere pensato e promosso nel suo

complesso, con tutte le sue straordinarie valenze e potenzialità e deve sapersi

collocare nel sistema turistico internazionale e globale mettendo in campo

la forza della propria offerta storica, culturale, architettonica, artistica, paesaggistica.

Deve, in sostanza, saper creare una saldatura tra tutti gli interessi

locali, collegare le strategie del settore balneare e alberghiero con quello del

manifatturiero artistico e artigianale, con il lapideo e con le varie professioni,

con il diffuso sistema dei servizi pubblici e privati. L’offerta turistica della

nostra zona va pensata, proposta e promossa nel complesso sistema territoriale

della Versilia e tutto ciò va incluso in un’idea generale di territorio

elaborata in stretta connessione tra enti pubblici e portatori d’interesse privati

e civici. Il futuro del turismo versiliese per i prossimi decenni, dunque,

deve essere pensato e prodotto attraverso un grande sforzo corale, partecipato

e aperto; all’interno di un patto territoriale che ponga sullo stesso piano

tutti gli attori e i protagonisti dell’open government versiliese.

Questa strategia dovrà, inoltre, essere collocata all’interno di un processo di

razionalizzazione e riqualificazione della rete dei punti di informazione e accoglienza

che sono presenti nei nostri Comuni, ma ricordando e mettendo a

frutto anche il fatto, straordinario ma mai a pieno compreso e valorizzato,

che la Versilia, unica in Toscana, è una terra sulla quale insistono due Parchi

Regionali: “Migliarino-San Rossore” e “Alpi Apuane”.

Non appare edificante e neanche tanto giustificabile il fatto che queste due

importanti realtà non siano mai state messe a sistema in un progetto di

promozione turistica della Versilia, come appare assurdo che aree umide e

straordinarie come il Lago di Massaciuccoli e il Lago di Porta non abbiano

avuto un comune percorso di tutela e valorizzazione.

Mi pare assurdo anche che la Versilia degli Enti pubblici e quella degli operatori

economici (non solo del settore del turismo) sia promossa negli scali

aeroportuali toscani soltanto per mezzo di azioni singole, settoriali, puntuali

e mai come “Sistema territoriale integrato”. Ormai è evidente che il marketing

territoriale non può più essere pensato e portato avanti per singolo

Comune o per singola impresa. Da qui, da questo percorso di maturazione

e presa di coscienza potremo, poi, trarre i progetti e la forza per dialogare

con Toscana Promozione e inserire il nostro territorio in un pacchetto di

offerta regionale rivolto ai grandi operatori internazionali.

La Versilia può offrire oltre al turismo del mare:

• turismo montano e carsico: con l’Antro del Corchia abbiamo una delle più

importanti grotte carsiche d’Europa;

• turismo ambientale, storico e paesaggistico: la Linea Gotica, le incisioni

rupestri, le marginette votive, la rete dei Sentieri dell’Alta Versilia e quelli

del Cai;

• turismo lapideo: si può dire ciò che si vuole dell’industria estrattiva del

marmo ma chiunque abbia portato un “forestiero” su una qualsiasi delle

cave di marmo delle Apuane Versiliesi ha potuto cogliere l’estasi negli occhi

del visitatore;

• turismo collinare: tutti i paesi sui colli di Stazzema e Seravezza, le colline

di Camaiore e la valorizzazione dei suoi borghi, Massarosa e le pievi, ecc.;

• turismo culturale: abbiamo a Seravezza, con il Palazzo Mediceo, l’unico sito

Unesco della Provincia, il progetto d’area della Via dei Marmi e di Michelangelo;

abbiamo il complesso straordinario del centro storico di Pietrasanta

e la Versiliana; il Carnevale di Viareggio e il Pucciniano, Villa Paolina,

Villa Argentina, Villa Borbone, la Gamc, il Museo della Marineria,

Villa Bertelli, il palazzetto della Cultura di Cardoso, i premi letterari e culturali

di Pietrasanta, Camaiore e Viareggio, i teatri di Viareggio, Camaiore,

Pietrasanta e Seravezza;

• turismo di attraversamento: la Via Francigena, la pista ciclopedonale della

costa toscana;

• turismo del lago: Massarosa e il progetto di green walking per collegare le

città di Lucca, Massarosa e la Versilia;

• turismo del manifatturiero: i cantieri navali e le botteghe artigianali di Pietrasanta

solo per citarne due;

• turismo enogastronomico: i prodotti dell’agricoltura, la buona cucina, la

cultura della buona alimentazione, la “via del vino e dell’olio”;

• turismo sportivo;

• turismo nautico;

• turismo congressuale;

• turismo storico con aree archeologiche etrusche, romane (gli scavi di Massacciaccoli

e dell’Acquarella a Capezzano), pievi e chiese medievali, palazzi

rinascimentali, fino ai sentieri della Linea Gotica.

In un contesto così vasto e ricco di potenzialità il valore aggiunto ad un

progetto di un turismo di qualità non può non essere dato dai prodotti del

mare.

Ecco che un occhio di riguardo dovrà essere rivolto alla piscicoltura, al settore

produttivo della pesca e all’inevitabile collegamento del pescato locale

con la filiera della ristorazione, del commercio e del turismo enogastronomico.

Altro settore da tenere in grande considerazione per l’economia versiliese è

quello dell’agricoltura: sono diverse centinaia le imprese attive nel nostro

territorio, principalmente a conduzione familiare, del settore orto-florovivaistico,

della forestazione e dell’agricoltura. In questo settore sta crescendo

l’attenzione alla qualità, alla tipicità, alla valorizzazione della biodiversità,

alla territorialità e alla sostenibilità sociale e ambientale. Le principali azioni

da compiere saranno quelle rivolte alla diffusione di tecniche produttive a

basso impatto ambientale e all’innovazione tecnologica, al recupero di aree

abbandonate e degradate, alla cura di castagneti, oliveti, alla tutela

dell’apicoltura.

 

OBIETTIVI

 

Questa scheda contiene e raccoglie quasi tutto l’insieme e la “filosofia”

di questo lavoro. Per questo, qui, non viene presentata una serie di obiettivi

specifici, ma si preferisce fare riferimento all’urgenza e alla non rimandabile

necessità di pensare complessivamente la Versilia, attraverso

la produzione di un grande “Progetto d’area” che sia capace di mettere

in alto i nostri valori e le nostre potenzialità e abbia la forza e la volontà

di dichiararli orgogliosamente al mondo.

 

                                                          Foto di Iacopo Giannini

  1. LE RISORSE DELLA TERRA E DEL MARE NELLA CITTÀ VERSILIA

L’oro delle mani: un patrimonio storico da rilanciare

Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino

ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo

è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione

alla felicità sulla terra. Ma questa è una verità che

non molti conoscono.

Primo Levi, La chiave a stella, 1978

 

 

Foto di Iacopo Giannini

SCHEDA 9

IL PORTO DI VIAREGGIO E LA NAUTICA

Il Porto di Viareggio: da qui parte la Versilia dei prossimi dieci anni.
Questa è la mia convinzione dopo una lunga fase di osservazione e studio dedicata a conoscere, imparare e riflettere con quelli che vivono il mondo della cantieristica, del porto, dei servizi nautici e della pesca a Viareggio.
Guardare oltre la crisi economica e finanziaria di inizio secolo e anche e soprattutto, oggi, oltre il tempo della pandemia è l’imperativo categorico per il settore.
Prendere finalmente coscienza che Viareggio ha le potenzialità giuste per sentirsi ed affermarsi come Città del Mediterraneo, come uno dei centri più prestigiosi e belli del Mediterraneo e che il suo orizzonte è transfrontaliero, interculturale e internazionale.
In Toscana e principalmente a Viareggio agisce e permane, nonostante tutto, l’eccellenza mondiale del panorama nautico.
Ogni anno, nel mondo, vengono prodotti quasi mille yachts di dimensione
superiore ai 24 metri, di questi circa il 20% è prodotto nel sistema distrettuale toscano; al centro di questo sistema c’è l’area produttiva di Viareggio. Cinque tra i 15 maggiori produttori al mondo di imbarcazioni sopra i 24 metri hanno sede a Viareggio; in provincia di Lucca agiscono più di mille imprese artigiane che operano nel distretto nautico, i lavoratori occupati sono oltre 6.000.
Il distretto nautico toscano fattura circa 1,5 miliardi di euro all’anno. Questi
numeri raccontano di 200 anni di storia e di crescita di conoscenza nel settore:
un patrimonio d’imprese artigiane e d’industrie che rappresenta un valore incommensurabile per la Toscana e per il Made in Italy.
L’obbligo dei pubblici amministratori e della politica, di fronte a questa realtà,
è quello di uscire dalle nebbie dell’immobilismo e dell’incapacità progettuale
e pianificatoria. L’obbligo è quello di mettere in atto politiche chiare e
razionali per il rilancio di Viareggio e del distretto nautico toscano.
In effetti, la sensazione che si ha guardando al complesso e contraddittorio
sistema del porto di Viareggio è che imprese e lavoratori abbiano la capacità
di tenere la sfida della globalizzazione, della crisi e della competizione internazionale di alto livello, ma che queste potenzialità siano frenate dalle annose e irrisolte questioni dell’insabbiamento del porto, dell’interruzione
dell’asse stradale di penetrazione e soprattutto dalla mancanza di una decisione
attuale sulla pianificazione e riorganizzazione del porto, del Polo Nautico,
del Triangolino, della collocazione delle imbarcazioni e del sistema delle infrastrutture necessarie a tenere in piedi un comparto che ha estrema necessità di agire con dinamicità e qualità elevate.
La nautica aspetta da troppo tempo i fondali adeguati, gli spazi per gli yachts
di grandi dimensioni, le politiche di marketing territoriale e di rilancio
del brand Viareggio per attrarre le barche da mantenere e rafforzare, così, la
prospettiva delle imprese dedicate al refitting.

Foto di Iacopo Giannini
Una barca produce, nel corso della sua vita, un valore aggiunto in termini di
costi di gestione pari quasi al dieci per cento del suo valore all’acquisto e
chiunque può immaginarsi quale indotto potrebbe crearsi per Viareggio e la
Versilia tutta se armatori e capitani decidessero non solo di comprare le
grandi barche a Viareggio, ma anche di scegliere la nostra città per le manutenzioni ordinarie e straordinarie dei loro yachts.
Al tempo stesso le imprese della pesca attendono la realizzazione del nuovo
mercato ittico per poter adeguatamente rispondere ai nuovi regolamenti europei,
per far nascere la figura dell’im-prenditore ittico dedito anche al pescaturismo
e all’ittiturismo e capace di dare un’impronta forte alla filiera alimentare del pesce.
I lavoratori attendono scelte sul demanio pubblico trasparenti e pubblicamente
pianificate, scelte che garantiscano investimenti di imprenditori seri e
qualificati, rispetto dei diritti dei lavoratori, ripresa dell’occupazione, tutela
dei beni comuni.
Tutti pretendono che i rappresentanti pubblici si assumano con senso di responsabilità e capacità critica l’onere delle scelte e il carico della loro attuazione in tempi rapidi.
In questo contesto generale, nel panorama del distretto versiliese, ma anche
nell’ambito provinciale e dell’area vasta della Costa Toscana un ruolo centrale,
per la ripresa della crescita sotto l’insegna della qualità, lo dovranno
svolgere l’industria della nautica e un porto di Viareggio tornato alla sua
piena efficienza. La Versilia non può più permettersi che il porto di Viareggio
continui a non poter ospitare imbarcazioni di 70 metri e di pescaggio superiore ai 5 metri.
La classe dirigente versiliese dovrà affrontare scelte coraggiose e interventi
strutturali, adeguati alle attuali necessità del grande turismo nautico e riassumere sotto un’unica grande visione progettuale e programmatica le funzioni
delle darsene storiche e la suddivisione degli spazi e delle funzioni nella nuova darsena.

 

 

 

 

 

SCHEDA 10

LA VERSILIA DEL MARE

 

Da qualche tempo è cominciato a sembrare indispensabile smettere di ragionare, quando si affronta il tema dello sviluppo e del benessere del territorio, esclusivamente in termini di comparti e settori.

La Versilia della costa, in effetti, ha come economia trainante quella del turismo balneare, ma ormai è chiaro a tutti che questo settore, storicamente così forte e caratterizzante, ha necessità, per guardare al futuro con certo ottimismo, di immergersi nel tessuto viso e pulsante del territorio intero, con le

sue caratteristiche, peculiarità, eccellenze.

Il turismo balneare e manifatturiero sono elementi di eccellenza della Versilia e costituiscono fattori determinanti nella creazione e valorizzazione del Brand Versilia.

Il tema della valorizzazione e promozione nel mondo di un territorio come la Versilia, delle sue bellezze, delle sue imprese si intreccia, tra l’altro, con il corretto funzionamento degli OTD (Osservatorio turistici di destinazione)  che prevedono forme di integrazione tra pubblico e privati per la promozione, il marketing e la formazione.

Ovviamente resta fondamentale il ruolo della Regione nel valorizzare il Sistema delle Eccellenze Turistiche della Toscana.

Una realtà come la Versilia, se vuole sfruttare al meglio tutto il potenziale del suo brand, deve puntare molto sul proprio terroir, prendere coscienza di sé, credere nelle sue grandi potenzialità, comprendere i propri limiti e i propri ritardi e fare sistema, in particolare tra enti pubblici e tra enti pubblici, imprese e rete delle eccellenze.

Nel contesto di questa riflessione e con la consapevolezza che si tratta di un settore che, circa cento anni fa, è stato intuito ed inventato proprio sulle nostre spiagge, dovremo focalizzare l’attenzione e dare risposte agli interrogativi che l’Europa ci ha posto con la direttiva Bolkestein e che i nostri governi nazionali, dopo tanti anni, non hanno ancora saputo risolvere.

In sintesi come si salvaguarda e quali innovazioni deve proporsi un settore come quello del turismo balneare che nella maggior parte dei casi si è insediato nella forma di impresa familiare, tramandata per generazioni, ma è anche sottoposto a mercato di compravendita di azienda, su suolo appartenente al demanio pubblico?

Come si tutela il diritto d’impresa e, al tempo stesso, il bene pubblico?

Come si salvaguarda una specificità imprenditoriale che ha dato lavoro a generazioni e generazioni di versiliesi e che ha portato benessere e notorietà internazionale alla nostra terra?

Come si garantisce, nel contempo, il diritto alla concorrenza, il diritto alla fruizione dei beni pubblici secondo principi di equità e parità delle condizioni di partenza?

Non credo sia credibile che possa resistere a lungo un modello che si chiude in sé stesso in difesa strema e che si limita a rivendicare un diritto acquisito.

Non credo sia ragionevole chiudere la partita con la forza delle aste che rischiano di introdurre una fase di squilibrio e di instabilità che potrebbe costare molto cara a tutti noi. Sono convinto che la Versilia debba, anche in questo caso, affrontare la sfida di ripensare se stessa e che debba farlo trovando, a partire dalla nostra realtà, le giuste ed equilibrate soluzioni ed avere la capacità di proporle ed imporle all’Italia e all’Europa.

La Versilia deve aprirsi al panorama internazionale, migliorare la propria competitività economica, elaborare un proprio progetto basato sulla identità turistica e culturale, migliorare l’offerta dei servizi e il livello generale di qualità della vita, sburocratizzare e rendere più efficienti le proprie istituzioni; deve potenziare la rete di collegamento infrastrutturale ferroviario con Firenze e con l’aeroporto di Pisa.

Bisogna pensare alla Versilia non più come ad un “luogo” astratto ma come “Città della Versilia”, una smart city abitata da uno smart people e lavorare ad un piano strategico della Versilia.

Destagionalizzare l’offerta turistica aprendo anche alla convegnistica e risolvere il problema della balneabilità del nostro mare ed affrontare il tema dell’erosione delle spiagge continuano ad essere priorità ineludibili.

 

 

 

 

SCHEDA 11

LA VERSILIA DEI MARMI

La discussione sulle attività estrattive nelle Apuane versiliesi e garfagnine,
che coinvolge la nostra impresa manifatturiera del marmo, assume un valore
che va oltre il solo aspetto economico e occupazionale e tocca la stessa
identità storica e culturale, il genius loci, di un territorio e della popolazione
che lo abita.
Da tempo sono state messe in atto nei Comuni versiliesi pratiche e procedure
di qualità per allineare le attività estrattive a strategie di forte ricaduta
economica sui territori di competenza e percorsi di progressiva e maggiore
attenzione ai temi della qualità ambientale e del rispetto della natura e del
paesaggio.
Nel Comune di Seravezza, in particolare, da oltre dieci anni si è cominciato
a parlare e, di conseguenza ad agire, riguardo alla creazione di esperienze
virtuose che favorissero la trasformazione in loco dei materiali estratti e la
crescita della filiera locale; ci siamo posti il problema della tracciabilità e certificazione dei marmi estratti, delle modalità di definizione del contributo
regionale ambientale sulle attività estrattive e dell’individuazione degli strumenti per la determinazione del valore medio del materiale estratto; a Seravezza da anni stiamo valutando la possibilità di avere non solo un sistema di
imprese della trasformazione, ma anche una comunità e un territorio dinamici,
culturalmente e tecnicamente avanzati e, dunque, capaci di essere
competitivi nel sistema internazionale e globale.

I rapporti dell’Istituto studi e ricerche sull’incidenza del «marmo artistico» sull’economia mostrano che la sola Pietrasanta supera in laboratori artistici e in numero di addetti l’intera provincia di Massa Carrara.
In Versilia, in particolare a Seravezza, le più importanti autorizzazioni
all’estrazione all’interno del Parco delle Apuane sono state rilasciate
solo dopo l’espletamento di inchieste pubbliche e con l’attivazione di
prescrizioni per mitigazioni e compensazioni molto precise e dettagliate. Riguardo
al territorio delle Apuane versiliesi abbiamo iniziato da molto tempo
a porci il problema della compatibilità ambientale, idrogeologica e paesaggistica
delle attività estrattive e degli interventi di ripristino.
Le nostre posizioni al riguardo sono chiare, nette e fissate da tempo in documenti
e atti ufficiali: noi siamo quelli che puntano a modelli di crescita ragionevole
e che vogliono tutelare e garantire, oltre all’ambiente, la storia e il
futuro della nostra terra e della nostra gente.
Seguendo questa logica ci opponiamo con forza alla fine della storia
dell’impresa del marmo, del sistema manifatturiero, di tutto l’indotto e di un
intero modello economico e sociale in Versilia e sulle Apuane.
Il difficile rapporto tra lavoro, sviluppo, crescita – da un lato – e ambiente,
paesaggio, salute – dall’altro -, non può essere regolato con colpi di mano e
furore ideologico: temi così delicati e sensibili si affrontano con il dialogo, la
pazienza, l’ascolto e la condivisione.
La strada che, da anni, ci sforziamo di perseguire si contrappone con nettezza
e forza a totalitarismi ambientalisti che vogliono proporre alla nostra
gente il miraggio bucolico di un’area Apuo-Versiliese “decrescente e felice”
e, allo stesso modo, alla spregiudicatezza di imprenditori che mirano al loro
esclusivo profitto in barba agli interessi delle comunità e ai valori dei beni
comuni.

In mezzo a queste due posizioni estremiste ci sono i cittadini che chiedono
lavoro, tutele, salute, ambiente sano e che rivendicano il diritto di poter far
vivere le loro famiglie con decoro e dignità; ci sono le imprese e gli artigiani
capaci, onesti e coraggiosi; ci sono migliaia di persone e attività che vivono
con l’indotto dell’industria, dell’artigianato e dell’arte e ci sono le Amministrazioni Comunali che hanno ottenuto il consenso degli elettori su programmi
equilibrati di crescita e tutela e che vogliono essere protagoniste
delle decisioni che riguardano il futuro delle loro popolazioni e della loro
terra.
Noi sappiamo che se l’impresa e l’artigianato dovessero scomparire non potrebbero
continuare ad esistere sul territorio arte e artisti, ristoranti e negozi,
professionisti e tecnici, lavoro e benessere. Da anni insistiamo per far comprendere la specificità della nostra realtà e la caratteristica “unica e irripetibile” che ha, nel suo piccolo, il sistema del “lapideo in Versilia”.

La Versilia marmifera presenta, è evidente, caratteristiche distintive e peculiarità che non sono solo paesaggistiche ed ambientali. Tali caratteristiche
sono esaltate ed evidenziate soprattutto grazie alla grande qualità, riconosciuta
in tutto il mondo, da sempre espressa dal nostro settore manifatturiero,
industriale, artigianale e artistico e dal fatto che i marmi e le pietre custodite
nel fronte versiliese del sistema montuoso delle Apuane sono di
straordinario e unico pregio qualitativo, tanto da un punto di vista estetico,
quanto da un punto di vista strutturale e merceologico. Infine, uno dei tratti
distintivi di questa attività è riconducibile alla consapevolezza che i quantitativi di marmi da estrarre dalle cave versiliesi, necessari a dare respiro, sostegno e nuovo slancio al nostro settore, sono molto limitati, rispetto al contesto di un’area industriale come quella di Carrara, e possono essere contingentati e certificati.
La Versilia ha la possibilità di mettere in campo un brand management di
straordinaria forza e competitività non solo nel settore manifatturiero ed artistico-lapideo ma anche nei settori del commercio, della ristorazione,
dell’arte della cultura e dell’accoglienza turistica.

Istituzioni, mondo delle imprese, mondo del lavoro, sistema bancario, sensibilità
ambientaliste e cittadini si devono adoperare per condividere un
Patto per il Territorio a sostegno di un modello di sviluppo dell’economia versiliese. Un patto che tenga insieme turismo balneare, sistema della accoglienza, manifatturiero lapideo, patrimonio ambientale e paesaggistico, tradizioni locali, arte e cultura.
Un Patto, condiviso e trasparente, costruito a partire dalle procedure di filiera
corta e dalla prospettiva di poter ottenere un’ampia ed equa redistribuzione
sul territorio di benefici, risorse e benessere. Le sfide dell’oggi, così
difficili e, per tanti versi drammatiche, ci obbligano a cercare in noi stessi,
qualunque sia il ruolo che svolgiamo nella società, quelle risorse aggiuntive,
quelle energie e motivazioni superiori, quelle qualità professionali e morali
che ci possano aiutare ad alzare il livello complessivo della nostra società e
che ci consentano di prospettarci e prepararci un futuro migliore. Questa
sfida chiama all’appello, in primo luogo, Istituzioni e mondo del lavoro.

Il sistema delle imprese lapidee dell’estrazione e della trasformazione delle
Apuane deve, sempre più, prendere coscienza che un confronto e un rapporto
stretto con il territorio dove opera è indispensabile alla sopravvivenza
dell’intero settore. I sette Consigli Comunali della Versilia, riuniti in seduta
congiunta, hanno affermato con forza, nel 2014, che non è ipotizzabile in
Versilia un futuro senza il lavoro del marmo.
Una Versilia senza il lavoro del marmo rischierebbe di perdere la propria
identità e perderebbe presto lo storico legame con la Firenze Umanistica e
Rinascimentale dei grandi artisti, dei grandi architetti, ingegneri e pensatori;
sarebbe portata a ridimensionare il significato della presenza di Michelangelo
Buonarroti, che in Versilia fu non solo e non tanto nella veste di scultore,
ma anche e soprattutto in quella di ingegnere, imprenditore, cavatore e
commerciante di marmi.

La lezione che proviene da questi richiami storici e che dobbiamo cogliere a
pieno e in profondità è data da due fattori: la capacità che l’uomo del Rinascimento aveva di rapportarsi con la natura, in quanto elemento da interrogare,
interpretare, modificare e rispettare e gli innegabili progressi che questa
capacità di rapporto ha prodotto per l’intera storia dell’umanità.
Nel tempo contemporaneo la globalizzazione e la crisi possono essere affrontate
solo ripensando in profondità il rapporto con i mercati internazionali
e attraverso la presa di coscienza del livello raggiunto dai competitori
degli altri Paesi. Al tempo stesso, in un ambito nel quale si sottrae materia
prima non rinnovabile e si va a modificare in modo irreversibile il paesaggio,
le imprese devono fare in profondità i conti con le comunità dei residenti
e con gli interessi legittimi che si distanziano dai loro. Le ricadute sui
territori, in termini occupazionali e di miglioramento della qualità della vita
e della diffusione del benessere, devono risultare a tutti più evidenti, concrete
e condivise. La distanza tra pochi che si arricchiscono molto e troppi che
sentono i morsi della crisi deve essere ridotta anche grazie a una nuova
mentalità, a un nuovo approccio delle imprese nei confronti del territorio.
In mancanza di questa evoluzione, di questo “patto tra istituzioni, imprese,
lavoratori e cittadini” il settore del marmo (come per altri versi quello dei
balneari) potrebbe presto scontare il peso irreversibile del malcontento generale.
C’è, si diceva, un problema di cultura generale a fondamento di tutto
ciò: il nodo centrale è dato dalla lettura del nostro territorio, dall’interpretazione della sua storia e del suo sistema socio economico, delle criticità e potenzialità, dalla visione del futuro.

 


OBIETTIVI

Favorire la trasformazione dei marmi estratti nel nostro distretto artigianale
e industriale.

Mettere in atto strumenti per la tracciabilità dei marmi estratti.

Attuare un progetto capace di legare il sistema economico prodotto dal lapideo con quello prodotto da turismo, arte, storia e cultura.

Affermare la validità di una visione strategica del territorio (sintetizzata
nel Progetto d’area della Via dei Marmi e di Michelangelo) che punti alla
tutela e alla valorizzazione della manifattura, dell’artigianato e dell’arte
come espressioni della storia e della cultura locale.

Realizzare un modello di turismo culturale e ambientale.

Creare ambiti nuovi e complementari rispetto a quelli tradizionali dell’economia versiliese (industria e turismo balneare), fondati sul turismo lento, sulla rete dei Sentieri dell’Alta Versilia, sulle escursioni e le visite guidate ai laboratori e ai siti estrattivi.

Investire parte delle risorse create dall’industria del marmo per la cura
dei sentieri, la tenuta delle sorgenti e dei corsi d’acqua, la fruibilità dei
luoghi, l’intercon-nessione con attività (anche piccole, familiari) di accoglienza
e promozione turistica.

 

 

 

 

 

 

 

SCHEDA 12

a cura di GIUSEPPE CORDONI

LA VERSILIA DEI CAMPI, DEGLI OLIVI E DELLE SELVE. LA DECADENZA
DELL’AGRICOLTURA SUL TERRITORIO VERSILIESE: DEPAUPERAMENTO DI
RISORSE UMANE E DEGRADO AMBIENTALE. E SE FOSSE PROPRIO ANCHE IL
SUO RILANCIO UNA DELLE IPOTESI COSTITUTIVE DELLA CITTÀ DI DOMANI?

Descrivere lo stato d’abbandono e devastazione dell’assetto agro-ambientale
sull’odierno, intero territorio versiliese, consente di cogliere in tutta la sua
drammatica evidenza una delle modificazioni antropologiche più disastrose
qui provocate dall’umana ingordigia in quest’ultimi cinquant’anni. Erano accorsi
più di venti secoli (dalle prime centuriazioni romane alle ultime bonifiche
del primo Novecento) a plasmare (scolpire!), “antropizzare” il volto di
questo paesaggio secondo un ordine e un’armonia davvero irripetibili. Dalla
montagna più aspra alle spiagge più desolate, una terra del tutto inospitale
era stata trasformata in un giardino. I poderosi atterrazzamenti dei castagneti
e degli oliveti, la furia dei fiumi deviata e sottomessa, le pianure prosciugate,
le macchie incolte convertite in pinete coltivate.
Un lavoro immenso che aveva ridisegnato il territorio secondo
un’invidiabile misura. Una mutazione quanto mai meritoria, poiché conseguente
ad un’economia spesso d’avara sussistenza come quella legata alla
“mezzadria”; eppure capace di suggellare, fra ambiente e intervento
dell’uomo, un rapporto del tutto equilibrato.
Uno sforzo crescente che, verso la metà del secolo scorso, aveva raggiunto
il proprio apogeo in una ordinata distribuzione fra città e campagna, fra seminativi
e frutteti ed orti, oliveti e selve, boschi e prati d’alta quota. Non bisogna
però dimenticarlo: una tale, così armonica partitura ambientale – come
si diceva – era scaturita soltanto in virtù dell’intelligenza, del sacrificio e
del dono di un’emarginata e quanto mai sfruttata condizione contadina.
Era perciò inevitabile come, con la radicale mutazione degli anni ‘60 del secolo
scorso, gli effetti più esplosivi e vistosi del boom economico fossero –
anche in Versilia – quelli di sconvolgere, dissipare e spazzar via le tracce
d’una secolare civiltà agraria e, con essa, una consolidata riserva di competenze
e di valori umani. Con la conseguenza immediata di una perdita
d’attenzione verso l’assetto idrogeologico del territorio con tutte le nefaste
conseguenze che ne sono derivate, per di più aggravate dalle impreviste mutazioni climatiche in atto.
In verità, agli inizi delle macroscopici mutamenti, una così poderosa e rapida
crescita e ridistribuzione della di ricchezza collettiva, anche sul versante
agrario, era sembrata l’incipit di una insperata quanto magnificata fase di sviluppo.
Ne era una riprova lo smembramento della proprietà mezzadrile e,
soprattutto nella piana camaiorese e viareggina, la costituzione di piccole
unità produttive in proprio, con il passaggio a specializzate culture intensive
assai più redditizie di quelle tradizionali (floricultura, fragole, ortaggi).
In pochi anni, persino la visione del paesaggio apparve radicalmente mutata.
Abbattuti i frutteti (soltanto nella piana di Capezzano migliaia di alberi da
frutto furono falcidiati) per dar luogo ad un’agricoltura industriale che alla
gentilezza armoniosa d’antichi poderi-giardini sostituiva di colpo la tetra e
anonima uniformità degli agglomerati di serre e capannoni. Che ai vetusti,
eleganti cascinali abbattuti quasi che fossero un inguardabile residuo
d’ataviche miserie, opponeva l’arroganza di pretensiose, palladiane villotte
per parvenu deprivati persino delle loro secolari sapienze contadine.
Un’agricoltura al polietilene e veleni che ha ingigantito, di corsa come mai,
la ricchezza diffusa ed i tumori. Un agricoltura spesso irresponsabile, più
dedita al saccheggio dei terreni che ad una loro oculata e fertile preservazione
per i versiliesi a venire.
Basta guardare com’essa, nel breve giro d’una generazione, abbia bruciato
ogni spinta di questo suo recente successo, incapace com’è stata
d’aggiornarsi e di crescere: riuscendo ad investire in un qualche progetto
vincente le migliori e più giovani risorse del proprio capitale umano.
E lascia davvero da pensare come all’attuale, preoccupante stato di disoccupazione
giovanile corrisponda uno stato d’abbandono così diffuso dei terreni.
Per una strada interna, è sufficiente oggi percorrere da Torre del Lago
al golf del Cinquale, per percepirne tutta la sconfortante desolazione. Scheletri
di serre abbandonate, brulle distese incolte, alberi risecchiti, ultimi
brandelli di cascinali in rovina: sono l’immagine violenta d’un suburbio desertificato
che quasi ci rammenta il passaggio d’una guerra.
E qui la Città Versilia avrà un futuro soltanto se davvero ricomincia a sanarne
le ferite.

OBIETTIVI
Premessa. Se la dimensione media delle aziende agricole in Italia è 5 ha in
Versilia le superfici agrarie sono molto più piccole e in mano in gran parte
a hobbisti o ad operatori non professionali. Abbiamo quindi un problema
di gestione e di frammentazione dei terreni. Occorrerebbe creare
le premesse per “riaccorparli” in vista di nuove esigenze imprenditoriali
del settore. Ciò anche in vista di un necessaria ridefinizione fra spazio
urbano cementificato e spazio urbano agricolo e soprattutto per porre
fine alla metastasi cementizia. Non v’è dubbio, infatti, che il riequilibrio
ambientale (oggi così compromesso) non può che passare attraverso un
rinnovato sviluppo delle attività agricolo-forestali ed un rilancio di un
modello di sviluppo da cui dipende la stessa sopravvivenza dell’assetto
strutturale di gran parte del territorio.
Selve e boschi. Riattivare la filiera legno-foresta, considerando la gestione
del bosco come fattore economico e non solo conservativo. Consentire
a privati e cooperative una attività di formazione e gestione e comunitaria
dei boschi da effettuarsi in maniera volontaria ma incentivata. Valorizzazione
della farina di castagne come volano per il recupero dei castagneti
e la riattivazione della filiera di trasformazione (seccatoi, mulino,
prodotti trasformati).
Oliveti. Il paesaggio versiliese di collina e di pianura è caratterizzato dalla
coltivazione dell’olivo. La valorizzazione della varietà locale quercetana e
la tutela del paesaggio sono fattori essenziali per il mantenimento della
coltura. Considerando la premessa un consorzio volontario di gestione
degli oliveti potrebbe sopperire a livello di economie di scala agli alti costi
di gestione e scongiurare il problema dell’abbandono della coltura.
Viti. Incentivare una cultura locale della vite e evidenziarne le peculiarità
più simili per molti versi alla valle del Rodano che al Bolgherese, potrebbe
rendere la Versilia una nuova terra di vini. Le varietà locali piú rappresentative
sono la “barsaglina” e il “vermentino” bianco. Le superfici
vitate non sono elevate ma concentrate in distretti qualitativamente pregevoli.
Orti. La realtà presente é quella della piccola orticoltura e frutticoltura. La
sua peculiarità é nella conservazione di varietà locali e tecniche di coltivazioni
tradizionali.
Floricultura. La sua espansione nell’arco di mezzo secolo (nel settore soprattutto
dei garofani, del bulbifere, delle rose) è stata rapida quanto il
suo attuale declino. Il Mercato dei Fiori di Viareggio avrebbe potuto
espandersi, al pari o con quello di Pescia su basi interregionali (segno
mancato di tale prospettiva, a sud della città, – come una cattedrale nel
deserto – restano i tralicci del nuovo mercato incompiuto). Dalla crisi attuale
forse si potrebbe uscire con incentivi ai giovani imprenditori che
vogliano ripartire, anche su basi cooperative, soprattutto nel settore della
vivaistica che resta senz’altro il più vivace.

VII. LE RISORSE DELLA CREATIVITÀ PERMANENTE
La Città Versilia come integrata “Fabbrica Internazionale” di eventi culturali

La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché
diminuire diventa più grande.
Hans Georg Gadamer

Senza cultura e la relativa libertà che ne deriva, la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla. Ecco perché ogni
autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro.
Albert Camus

SCHEDA 13

LA CULTURA COME FONTE DI CRESCITA E PROGRESSO
La cultura, assieme alla storia nazionale, all’architettura, all’arte, al paesaggio,
agli ambienti naturali, alla grande capacità rinascimentale di esercitare
l’ingegno umano, rappresenta la principale “materia prima” italiana e anche
noi, in Versilia, abbiamo da questo punto di vista un patrimonio invidiabile
e inestimabile.
La Cultura e la formazione permanente sono gli elementi indispensabili per
garantire il progresso di una Comunità e la sua tenuta etica e morale.
In breve potremmo dire che le amministrazioni pubbliche devono dare tutto
per garantire alla cittadinanza gli strumenti e le occasioni migliori per accedere
alla conoscenza.
Questi strumenti devono essere equamente distribuiti nelle forme che consentano
a tutti pari opportunità e mobilità sociale.
Si deve rivolgere grande attenzione alla valorizzazione dei Beni Culturali e si
deve mettere il massimo impegno per recuperare, sostenere e salvaguardare
le tradizioni popolari e la memoria storica e civica della nostra terra.
Dobbiamo proporre e diffondere un’inclusiva cultura di pace e solidarietà.
È necessario, inoltre, ribadire la grande importanza che ha, nella società attuale,
il mondo associativo con valenza territoriale: questo è elemento di
supporto e contributo alla governance delle pubbliche amministrazioni e
rappresenta un elemento imprescindibile della conoscenza delle problematiche,
delle sensibilità e delle priorità.
Il volontariato è attore della tutela e della valorizzazione dei luoghi più importanti
e significativi e cardine della tenuta del tessuto sociale in tempi di
crisi economica e morale.
Un territorio e una popolazione come quelli versiliesi non possono non
pensare alla cultura, alle attività culturali e di formazione permanente (formale
e informale) come elemento fondamentale e indissolubile dalla propria
stessa essenza.
La cultura non è un costo ma una risorsa: è elemento centrale per
l’arricchimento della persona, per la cura della salute e fonte di crescita e
sviluppo di una comunità.
La cultura è, già si è detto, chiave per la crescita del turismo, impulso per la
ricerca di nuove tecnologie, alimento fondamentale per il rilancio delle imprese
di ogni genere.
L’elenco quasi infinito di opportunità e potenzialità a disposizione della Versilia
che abbiamo fatto a proposito del turismo nella scheda 9 dedicata al
marketing territoriale è facilmente replicabile in questa sede applicandolo al
sistema culturale versiliese.
Proviamo, dunque, a pensare per gioco e in modo sommario e certamente
incompleto, alla filiera culturale della Versilia come a una strada che si snoda
lungo tutto il nostro territorio da sud a nord e immaginiamo le esperienze
artistiche e culturali di cui potrebbe godere un viaggiatore che si volesse
avventurare nel Gran Tour della Versilia.
Immaginiamo questa persona giungere a Massarosa e imbattersi in un luogo
capace di offrire, oltre a un’oasi naturalistica, reperti archeologici di rovine
romane del I secolo d.C. e le Pievi di Elici, San Pantaleone, e di Corsanico,
San Michele Arcangelo: luoghi di riflessione religiosa e di grandi iniziative
musicali.
Avvicinandosi al mare il viaggiatore incontrerà Torre del Lago e Massaciuccoli
che sono i luoghi di Puccini, del Festival, del bel canto e dei pittori del
lago: musica, scuola di canto, pittura del paesaggio e produzione scenografica
sono le grandi arti che offrono.
Risalendo la costa, ecco Viareggio: la Città del Carnevale e dell’arte della
cartapesta, ma anche la Città del Cinema, del festival internazionale, di Mario
Monicelli, di Stefania Sandrelli, dei grandi film della commedia italiana
del novecento: produzione cinematografica, televisiva e pubblicitaria sono
nel dna di questa Città, senza dimenticare le grandi cose che essa ha dato
anche alla pittura, alla letteratura e al teatro.
Affascinato dalle lunghe spiagge sabbiose, dalle dune e dalle pinete il viaggiatore
potrà giungere a Lido di Camaiore che, con Bussola Domani è stato il
centro della grande musica contemporanea: qui può essere ricostituito il polo
dello spettacolo e della musica nazionale e internazionale.
Con una nuova risalita verso le colline, il nostro ipotetico viaggiatore scoprirà
a Camaiore i luoghi della tradizione e delle Feste religiose e popolari,
della storia dei Borbone in Versilia e di quella straordinaria figura femminile
che fu Zita di Borbone, ultima imperatrice d’Austria.
Da Camaiore il passaggio a Sant’Anna di Stazzema è breve e naturale: il
Parco della Pace è uno dei luoghi simbolo dell’Italia libera e democratica e
fulcro di ogni ragionamento per un futuro di non violenza e di conciliazione.
Tornando a scendere verso mare il nostro pellegrino culturale potrà visitare
Pietrasanta, il polo internazionale della scultura monumentale del marmo e
del bronzo. Qui siamo nel crocevia espositivo delle arti e in uno dei più affascinanti
centri storici della Toscana.
Proseguendo ancora di più verso la linea di costa l’offerta culturale si sofferma
sul Parco della Versiliana, il Parco della Poesia e del Teatro.
Ora tenendo il mare sulla sinistra il viandante giungerà rapidamente a Forte
dei Marmi che, nel novecento, è stato il luogo del riposo e delle creatività
per narratori e poeti come Mann e Montale e che può tornare ad essere una
culla delle voci poetiche più significative della cultura internazionale.
Infine, giunto a questo punto, l’occhio del nostro instancabile amico non
potrà non essere attratto dalla parete dura e imponente del Monte Altissimo:
l’ultima salita lo condurrà, attraverso la pianura olivata di Querceta,
luogo prediletto da tanti pittori del paesaggio e scultori del marmo del novecento,
e sulle tracce lasciate da Michelangelo fino al palazzo Mediceo di
Seravezza, oggi Patrimonio Unesco, e sito delle grandi attività espositive
della pittura, della fotografia e della scultura.

OBIETTIVI
Raggiungere al più presto il risultato di una pianificazione culturale condivisa
per tutto il territorio versiliese.
Gestire le risorse pubbliche e private a disposizione della Versilia evitando
doppioni e sovrapposizioni.
Ricercare lo strumento più agile ed efficace per giungere ad una promozione
unica e condivisa dei grandi eventi culturali versiliesi.
Dare il massimo valore e la massima visibilità ai luoghi della bellezza,
dell’arte e della cultura della Versilia.
Superare e abbattere steccati, campanilismi e dannose competizioni tra le
varie Amministrazioni pubbliche.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SCHEDA 14

a cura di GIUSEPPE CORDONI

VERSO UNA VISIONE ED UNA PROGRAMMAZIONE INTEGRATA DI TUTTE LE
ATTIVITÀ PRODUTTIVE DI BENI CULTURALI PRESENTI SUL TERRITORIO.

Non di rado capita alla politica d’amministrare un territorio nell’ignoranza
delle sue reali potenzialità di sviluppo. Talvolta essa si comporta come se
stesse ballando su una miniera d’oro senza che se ne accorga. Soprattutto
quando le manca una lungimirante visione d’insieme che sappia cogliere le
straordinarie occasioni di ripresa che, ad esempio, nella Città Versilia possono
derivare da quel fattore primario di sviluppo che è rappresentato dalla
Cultura: dai giacimenti culturali stratificati nel passato che ne hanno impresso
un così precipuo carattere identitario; dalle energie creative che ancora vi
possono interagire nel presente e che di fatto, pur senza un’oculata visione
d’insieme, ne costituiscono un volano basilare d’espansione economica e di
crescita civile. Al contrario dell’infelice boutade d’un ministro insipiente, qui
davvero dalla risorse della Cultura possono scaturire pane, coscienza e bellezza.
Siamo dinnanzi all’economia d’un fare che potrebbe davvero generare il
meglio delle proprie immense attitudini creative soltanto attraverso una loro
organica programmazione operativa. È sin troppo banale seguitare ad affermare
come il turismo costituisca una delle voci primarie e decisive del
benessere versiliese. Quando non si è ancora pienamente compreso come,
di fatto, esso sia così strettamente connesso con la tutela di un’integrità ambientale
che del territorio sappia preservare quanto ancora vi resta di
un’armonia in passato faticosamente raggiunta attraverso il lavoro
dell’uomo. Figuriamoci se si è in grado di cogliere, in tutta la sua straordinaria
portata, quale vitale fattore di crescita potrebbe irradiarsi dalla realizzazione
d’un modello produttivo integrato che davvero riuscisse a coniugare
ambiente, turismo e produzione culturale!
Perché nella Città Versilia la voce ‘cultura’ non può più essere intesa come
una generica opportunità di crescita della conoscenza o d’estetico godimento.
Qui, al contrario, dev’essere associata ad un’idea d’occupazione e lavoro
che, inscindibilmente, ad un tempo stesso, coinvolgono abilità artigianali,
creazione artistica e risultanza economica. Forse nessun altra parte d’Italia o
d’Europa può vantare, in così piccolo spazio, un’ancor così viva e operante
concentrazione di secolari saperi artistici. Oggi, specialmente sotto il profilo
turistico, quando si parla di “città d’arte” vengono in mente i centri storici
più rinomati – italiani, in particolar modo – ove, da ogni parte del mondo,
milioni di visitatori sono attratti soltanto dai tesori del passato. Prerogativa
originale ed esemplare di Città Versilia continua, invece, ad esser quella
d’essere “città d’arte” del presente. Ovvero di riuscire ancora a dar vita ad
un diffuso, straordinario “cantiere creativo” – al pari di quello di quello che
poteva accadere in ogni grande città toscana del Basso Medio Evo o del Rinascimento
– ove le impronte di gloriosi saperi tecnico-artistico-artigianali,
accumulati nel corso di secoli, non hanno smesso di perpetuarsi nell’oggi e
d’esserne un’esclusiva e pregiata risorsa produttiva.

Si tratta di un’attitudine che seguita ad attingere (aspetto questo non certo
frequente!) conoscenze, energia ed invenzione dalle riserve della propria
matrice culturale. Come dimenticare (e la politica quanto spesso anche qui
lo dimentica!) che il territorio della Città Versilia, piuttosto che da confini
fisici, dettati da una sua più o meno coerente connotazione geografica, è in
realtà circoscritta da confini mitopoietici. Ovvero dettati, dalle ragioni stesse
della Bellezza e della poesia. Quale altro tratto d’Italia o d’Europa può vantare
un immaginario collettivo suffragato da così straordinarie presenze,
tanto da poter dire del proprio spazio urbano: ecco, il Nord lo designa la
vetta dell’Altissimo, ove Michelangelo suggella nell’energia dei Prigioni
l’idea d’una grazia capace di librare l’uomo oltre il peso e la notte della materia
e la stessa sconfitta della morte. Ecco, il Sud esplodere in ogni alcionica,
estiva luce di mezzogiorno: è un canto alla felicità d’esistere su questa
terra che ci ha descritto D’Annunzio: “S’inazzurra il mio sangue come il
mare”. Ecco ad Est, ogni brezza del Lago di Puccini liberare melodie senza
confine: le ragioni del cuore portate ad ogni alba alla luce. Ed ecco, ad
Ovest la sfida dell’Ignoto. Il gorgo mortale che inghiotte l’ultimo volo di
Shelley, l’orizzonte che s’apre – secondo Montale – agli eletti: “… forse solo
chi vuole s’infinita”; il cimitero sterminato d’acque, figurato da Viani nella
sua Benedizione dei morti del mare.
Qui è dove ad un grado di massima intensità l’umano fare ha conosciuto
l’esaltazione d’un archetipo irrinunciabile: il Lavoro come Arte. È dove altresì
la coscienza d’una condivisa dimensione mitica dovrebbe dunque imporsi come un valore primario d’identità culturale su cui anche poter innestare
un’organica, integrata programmazione economico-produttiva. Sì, da
nord a sud, in un raggio che neppure supera i venti chilometri, qui l’oro delle
mani ha conosciuto il suo massimo fulgore. Lo dicono la metamorfosi del
paesaggio e, in epoche così lontane e diverse fra loro, la metrica d’ideali città
“pensate” (Pietrasanta e Viareggio); la storia della scultura e della pittura,
della poesia e della musica, del teatro e del cinema, del Carnevale e della satira,
ecc..
Lo dicono i Cantieri della Bellezza che ancor oggi vi restano aperti e, con
essi, un così elevato novero di eventi culturali (non di rado di rilevanza nazionale
ed internazionale) che vi si riscontrano per l’intero arco dell’anno:
Pietrasanta mondiale crocevia della scultura del marmo e del bronzo, i cartelloni
dei vari Festival dell’Opera e del Cinema e del Teatro, la grande fabbrica
del Carnevale di Viareggio, le esposizioni artistiche, il ciclo dei Premi
letterari, artistico – scientifici, i palii e le feste legate alle tradizioni popolari e
religiose, i vari meeting relativi alla salute, all’editoria letteraria, all’enogastronomia,
alla cultura del volontariato.

Orbene, questa straordinaria varietà di risorse produttive quando mai ha
trovato, sin qui, un’organica visione programmatica comune? E come mai
potrebbe trovarla senza una politica unitaria che scaturisca da un’unica
agenzia istituzionale. Si è mai davvero pensato a quale messe di forza lavoro
(tutta altamente qualificata) potrebbe scaturire da una simile “industria culturale”?
Perché è di una vera è propria industria culturale a cui nella Città
Versilia si potrebbe dar luogo e con essa realmente ad un nuovo modello di
sviluppo. Si pensi a quale disastroso, quasi irreversibile impatto ambientale
si è dato luogo con il boom edilizio e produttivo a partire degli anni ‘60.
Voltar pagina, significherebbe imboccare la strada inversa, ove per “produrre”
non si debba più dissestare, sfruttare, saccheggiare, avvelenare, irreversibilmente
l’habitat che ci rimane. Ora, quale occasione più opportuna di
questa che attraverso “l’industria culturale” saprà investire invece su modelli
occupazionali non alienanti né inquinanti, perché dediti unicamente a realizzare
opere di Bellezza condivisa?
Sugli effetti perniciosi dovuti alla totale mancanza di un’organica, strategia
culturale, tantomeno d’una qualche visione comune (esclusa forse l’attività
teatrale) nella produzione d’eventi, è quanto mai sintomatico l’esempio relativo
al settore artistico – espositivo. Attività questa che senz’altro potrebbe
costituire uno dei momenti di maggiore attrattiva. Vi sono state città che,
pur non godendo del privilegio d’essere ancora una grande fucina artistica
quale la Città Versilia, e pur essendo fuori dai tradizionali circuiti museali più
importanti, in forza di una serie di indovinate mostre di grande attrazione
(ad esempio: dagli Impressionisti all’arte d’oggi), sono state capaci di moltiplicare
in modo esorbitante il loro potere d’attrazione turistico-culturale. Mi
riferisco, ad esempio, a centri come Treviso, Brescia, Rovereto.
Ora, se si escludono alcune mostre di notevole interesse pittorico, quali
quelle con successo realizzate presso il Palazzo Mediceo di Seravezza, o alcune
riservate a scultori di fama internazionale sulla Piazza del Duomo e
nella Chiesa di Sant’Agostino a Pietrasanta, sono ben poche quelle la cui notorietà
è riuscita a varcare i confini locali o provinciali. Eppure, se si guarda
al numero degli spazi espositivi pubblici disponibili (spesso di grande prestigio
storico-architettonico e di sicura attrattiva logistica) neppure una
grande città ne possiede altrettanti. Da nord a sud, nel breve tratto d’una
decina di chilometri, è davvero impressionante l’elenco che qui riporto:
Museo del Parco della Pace (Sant’Anna di Stazzema), Palazzo della Cultura
(Cardoso), Palazzo Mediceo e Scuderie (Seravezza), Villa Bertelli e Fortino
(Forte dei Marmi), Villa La Versiliana e Fabbrica dei Pinoli (Marina di Pietrasanta),
Chiesa di Sant’Agostino, Centro Culturale “Luigi Russo”: Sala dei
Putti, Sala del Capitolo, e Sala delle Grasce, Musa (Pietrasanta), Villa Borbone
(Capezzano Pianore), Palazzo Tori (Camaiore), Galleria Europa (Lido
di Camaiore), Villa Argentina, Villa Paolina, Villa Borbone, GAMC (Viareggio),
Foyer Teatro Puccini (Torre del Lago), Villa Gori (Stiava), Complesso
“La Brilla” (Masssaciuccoli).
Sì, siamo di fronte a ben 25 sedi espositive pubbliche, tutte oltremodo operanti,
in un caotico, dispersivo susseguirsi d’eventi, un ininterrotto vero e
proprio mostrificio, spesso di ben modeste qualità estetiche che non conosce
alcun coordinamento, alcuna programmazione, alcuna effettiva politica
culturale degna di questo nome. Senza un vero rigore selettivo, senza alcun
un monitoraggio dei talenti più giovani e bisognosi d’essere scoperti e valorizzati.
Nondimeno anche tutti gli altri settori dell’industria culturale della Città Versilia
attendono d’essere riscoperti e rilanciati. Purtroppo ciò che parrebbe
assolutamente evidente, ovvero il loro enorme potenziale d’attrattiva, non
viene tenuto in nessun conto, per le solite, annose e irrisolta rivalità fra comune e comune, o per accesi interessi di piccola eppur devastante bottega
politica. Giova però ricordarli, questa volta da sud verso nord, perché non
si continui a trascurare questa nostra basilare (in ogni senso) fonte di ricchezza:
Torre del Lago – Massaciuccoli
Il Festival Pucciniano. Una Scuola Internazionale di Belcanto. Le Terme e il
Museo Archeologico. Il Centro Espositivo “La Brilla” (Massaciuccoli) come
Porta della Bellezza della Città Versilia e Scuola Internazionale di “Pittura
del Paesaggio”. Musica e Pittura: una Scuola di Produzione Scenografica.
Viareggio
Il Carnevale, la Cittadella del Carnevale e L’Arte della Cartapesta. Il Cinema:
come Festival Europa e come cornice di produzione cinematografica, televisiva,
pubblicitaria.
Camaiore
La tradizione delle Feste Religiose e Popolari (Corpus Domini, Tappeti di
segatura, ecc.). La storia dei Borbone in Versilia. Il rilancio della Villa e del
Parco delle Pianore, anche in rapporto alla straordinaria figura femminile di
Zita dei Borbone, ultima imperatrice d’Austria.
Lido di Camaiore
La ricostruzione di Bussola domani come Centro dello Internazionale
d’attrattive musicali, dello spettacolo e della canzone.
Stazzema
Il Parco della Pace di Sant’Anna, come luogo d’incontro e di dibattito sulle
Ragioni della Pace e sulla violenza attuale nel mondo.
Pietrasanta
Polo Internazionale della Scultura del Marmo e del Bronzo e Crocevia espositivo
delle Arti. Incentivare il ricambio generazionale degli artigiani-artisti
soprattutto nel settore della scultura del marmo, e l’attrazione degli scultori
da ogni parte d’Europa e del mondo. Un Premio Internazionale di Scultura
sul Bronzetto, aperto a tutti gli scultori sotto quarant’anni.
Marina di Pietrasanta
Il Parco della Versiliana come teatro-simbolo di una Natura protetta e salvata
(Il Parco della Poesia) e come Festival-Premio del Teatro Sperimentale
Italiano (nello spirito di quello che fu per la musica a suo tempo il Festival
di Spoleto).
Forte dei Marmi
Oltre alla consolidata attività del Premio della Satica, v’è un patrimonio letterario
da rileggere, riscoprendolo in un progetto che preveda di Riposarsi
nella Bellezza-Turismo e Poesia. Nel solco d’una grande tradizione novecentesca,
da Mann a Montale, attrarre e fare qui incontrare le voci poetiche più
significative, affinché proprio dalla Città Versilia s’irradi la loro voce come
prospettiva di umana verità e di salvezza.
Seravezza
Il Palazzo Mediceo, cuore della Coscienza della Bellezza nella Città Versilia.
Architettura e paesaggio: all’ombra dell’Altissimo e della memoria di Michelangelo,
dovrebbe irradiarsi da qui la visione della città ripensata che ha fatto
e farà del Lavoro come Arte il volano del proprio sviluppo. Il Palazzo Mediceo
come Polo espositivo degli eventi artistici più importanti della Versilia. Il Palazzo
Mediceo come Fiera dell’arte versiliese di tutte le realtà creativo-espositive
operanti sul territorio (gallerie d’arte, studi scultura del marmo, fonderie).

 

 

 

 

 

 

 

OBIETTIVI

– Ripensare lo stretto, indissolubile rapporto che intercorre fra ambiente,
turismo e sviluppo culturale.
– Considerare ogni fattore dell’industria culturale versiliese come necessari
d’una visione d’insieme che riesca a coordinarne e programmarne la crescita.
Partendo dalle peculiarità storico culturali d’ogni centro del territorio, valorizzarne
le proprie storiche attitudini vocazionali (leggi artigianato, peculiarità
produttive, tradizioni, ecc.) prima che queste, sempre più massificate,
rischino di sparire definitivamente.
– Riuscire a concordare un Calendario d’eventi che si sovrappongano il
meno possibile e che soprattutto sappiano garantire, per ogni momento
dell’anno, poli d’attrazione d’indiscusso interesse collettivo.
– Concentrare le risorse su eventi di assoluta qualità, novità e di aperto respiro
internazionale. Alzare perciò il rigore selettivo del livello estetico
d’ogni singola proposta.
– Riuscire ad attrarre, soprattutto su alcuni eventi decisivi, sponsor e fondi
d’investimento anche privati che ne consentano la realizzazione.
– Promuovere la riqualificazione e il recupero ambientale, nonché il restauro
architettonico conservativo, di quei siti di straordinario interesse
paesaggistico – estetico attorno cui ruoterà gran parte dell’industria culturale
versiliese (Lago di Porta, Parco della Versiliana, Rocca di Sala, Parco
e Villa Borbone, Area del Magazzeno, Pineta di Viareggio, Lago di Massaciuccoli).
– Sviluppare, per tutto il settore, un Centro di Ricerca che sappia valorizzarne
le potenzialità con progetti che possano essere finanziati attingendo
dai fondi europei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SCHEDA 15

VOCAZIONE E DESTINO DI UN NUOVO SPAZIO URBANO: UN PIANO STRUTTURALE

INTERCOMUNALE PER LA VERSILIA

Troppo e male si è costruito nel nostro territorio dal secondo dopo guerra.

Questo edificare convulso ha dato profitto a pochi, mentre la maggior parte

dei residenti non ha visto aumentare

l’offerta di spazi e luoghi pubblici destinati alla vita sociale e collettiva.

La definizione di progetti, idee e proposte per il “governo del territorio”

non può prescindere dal prendere atto del mutato quadro di riferimento e

dei nuovi scenari (legislativi e di pianificazione) che si sono delineati su scala

regionale. In particolare la nuova legge urbanistica della Toscana (L.R.

65/2014) e il nuovo “Piano di Indirizzo Territoriale” (PIT) con valenza di

“Piano Paesaggistico Regionale” (PPR), prospettano nuovi modelli di governance

territoriale che incideranno evidentemente in maniera concreta sul

ruolo, i compiti e le attività degli enti locali e soprattutto sul rango e contenuti

tecnici e disciplinari dei piani urbanistici ai diversi livelli e scale.

Dobbiamo proporci di avviare (in via preliminare) la redazione di un “Piano

strategico” d’area e di programmare conseguentemente i processi e i percorsi

tecnico-istituzionali necessari alla formazione del “Piano Strutturale intercomunale

della Versilia” (PSI). In questo modo si potrà concretamente

pensare di raccogliere la sfida a governare un’area che nei fatti si configura

già oggi come una realtà metropolitana regionale e metterla in condizione di

competere meglio e con più possibilità di successo sui mercati e sugli scenari

di progresso sovralocali, di cogliere più occasioni, di stimolare più efficacemente

le forze economico produttive e socio-culturali presenti sul suo

territorio.

Il PSI della Versilia ci consentirà di pensare allo sviluppo economico integrato

delle attività e delle imprese connesse con la tutela e l’uso produttivo

del territorio rurale e con la valorizzazione delle risorse agro-ambientali e

forestali e di valutare puntualmente le condizioni per l’utilizzazione compatibile

e sostenibile delle risorse naturali caratterizzanti il territorio della Versilia.

Sarà questa anche l’occasione di dare sostanza alle sinergie e alle filiere tra

gli altri settori e le attività turistico ricettive e, più in generale, di mettere in

rete l’offerta di ambienti e strutture di valenza paesistica, naturale e rurale,

ma anche di beni e risorse storico-culturali. In questo quadro straordinaria

importanza riveste l’individuazione di una comune visione del “Patrimonio

territoriale”, attraverso l’affermazione e la determinazione dei “valori intrinseci”

(non solo locali) connessi con la tutela e valorizzazione di ambiti, spazi

e elementi territoriali che caratterizzano la struttura profonda e testimoniano

la storia (antica, moderna e contemporanea) politica, amministrativa, culturale,

sociale della Versilia.

La LR 65/2014 aveva introdotto lo strumento di pianificazione territoriale

intercomunale, attraverso il quale due o più comuni possono procedere

alla formazione del PSI completo di “Quadro Conoscitivo”, “Statuto

del Territorio” e “Strategia dello Sviluppo”, ma questa opportunità in Versilia non è ancora stata colta.

Il PSI contiene le politiche e le strategie di area vasta in coerenza con il PIT

e PPR regionali e il “Piano Territoriale di Coordinamento provinciale”

(PTC), puntando alla razionalizzazione del sistema infrastrutturale e della

mobilità, al fine di migliorare il livello di accessibilità dei territori interessati,

anche attraverso la promozione dell’intermodalità; all’attivazione di sinergie

per la valorizzazione ed il recupero dei sistemi insediativi; alla razionalizzazione

e riqualificazione del sistema artigianale e industriale; alla previsione di

forme di perequazione territoriale.

Per parte sua il PIT-PPR definisce gli obiettivi di qualità e le direttive per

tutti gli ambiti regionali. Per quanto riguarda la Versilia il piano regionale si

propone di salvaguardare le Alpi Apuane in quanto paesaggio assolutamente

unico e non riproducibile; salvaguardare il paesaggio montano, contrastare i

processi di abbandono delle valli interne e recuperare il patrimonio insediativo

e agrosilvopastorale della montagna e della collina; recuperare e valorizzare

le relazioni territoriali storiche fra montagna, collina, pianura e fascia

costiera; riqualificare il sistema insediativo e infrastrutturale diffuso nella

pianura e lungo la fascia costiera e tutelare le aree libere residuali (con specifico

riferimento a quelle litoranee).

Volendo affrontare con serietà e con sguardo rivolto al futuro dovremo anche

mettere in gioco una “visione unitaria, aperta e solidale delle problematiche

d’area vasta” e pianificare avendo ben chiaro l’obiettivo di promuovere

lo sviluppo della comunità, garantendo quella dimensione sociale, economica

e culturale ai piani stessi, anche attraverso la piena applicazione dei

principi della “Convenzione Europea del Paesaggio” dove gli strumenti di

partecipazione e comunicazione contribuiscono efficacemente alla formazione

delle conoscenze e alla definizione delle “tutele attive” dei valori identitari.

Se il Piano strategico e il Piano Strutturale intercomunale avranno la capacità

di individuare le corrette strategie per sviluppo, anche attraverso progetti

integrati, accordi, intese, sinergie tra risorse economiche, bilancio, pianificazione

e programmazione, sarà più facile agganciare le grandi strategie comunitarie,

statali e regionali e stimolare le forze migliori dell’economia locale,

metterle a sistema con i Comuni per una modulazione d’interventi commisurati

alle potenzialità delle comunità ed alla verifica della loro sostenibilità

ambientale.

Pensiamo a come sarebbe la Città della Versilia se si riuscisse a garantire un

sistema di efficienze (dotazioni territoriali) su un territorio, unitariamente

pensato, accogliente, solidale e a misura degli abitanti e capace di assicurare i

servizi che garantiscano il diritto e l’accesso agli esercizi di cittadinanza.

A puro titolo di esempio, si pensi alle possibilità di ripensare alcuni temi e

problematiche in termini organici e comprensoriali, quali i servizi ecosistemici

e per la qualità dell’ambiente e il paesaggio, quelli per l’attrattività,

la capacità e la competitività territoriale ma anche quelli per la qualità urbana,

l’efficienza e la coesione sociale.

Si dovrà, dunque, perseguire una “visione” comune delle strategie di sviluppo

sostenibile del comprensorio versiliese, orientando le diverse aspirazioni

allo sviluppo e alla crescita delle comunità locali verso una strategia unitaria

e complessiva in modo da cumulare (in un unico fattore di scala) opportunità

e risorse, ma anche recuperare i deficit di competitività e ridurre problemi

e criticità in atto, assicurando al contempo il riconoscimento e la difesa dei

valori (beni comuni) non negoziabili.

 

OBIETTIVI

Redigere di un “Piano strategico” d’area esteso all’intera Versilia.

È necesaria la formazione del “Piano Strutturale intercomunale” della Versilia.

Pensare alla Versilia come a un territorio unico capace di assicurare il diritto

e l’accesso agli esercizi di cittadinanza.

Recuperare alle Amministrazioni locali e ai cittadini la sovranità delle

scelte programmatiche e strategiche.

Avviare la redazione di un “Piano strategico” d’area.

Favorire la nascita di una “visione unitaria, aperta e solidale delle

problematiche d’area vasta”.

Attivare una fase di monitoraggio e “tagliando” della LR 65/2014.

Favorire l’attivazione di politiche per aiutare la competitività territoriale

 

SCHEDA 16

DIFESA DEL SUOLO E PROTEZIONE CIVILE
Il sistema contemporaneo di protezione civile italiano nasce anche dalla
buona esperienza della ricostruzione in Versilia dopo l’alluvione del 1996.
Nel corso di questi venticinque anni molte cose sono state fatte, molte procedure
sono state affinate e migliorate.
Nell’ultimo periodo anche in questo settore strategico sembra che il reflusso municipalista abbia oscurato l’orizzonte di una gestione associata tra i diversi comuni confinanti di un sistema di protezione civile integrato territorialmente. Un sistema che diventa indispensabile nel momento in cui l’emergnza o peggio ancora la calamità naturale è tale da valicare i ristretti confini dei singoli comuni.
Avere affosato la prospettiva dell’Unione dei Comuni della Versilia è, anche sotto questo aspetto, un gesto di irresponsabile miopia che ricade come errore dannoso e grave su quei Sindaci e quei Comuni che si sono assunti la responsabilità di tale insensata scelta.
I cambiamenti climatici hanno messo a dura prova, negli ultimi anni, quel
tratto di costa tirrenica che va dalla foce dell’Arno a tutta la Liguria di Levante.
Secondo gli esperti quest’area sarà soggetta a ripetuti, frequenti e periodici
fenomeni di eventi atmosferici di natura “tropicale” e dovrà, il più rapidamente
possibile, attrezzarsi per mettere maggiormente in sicurezza i versanti
e i corsi d’acqua.
Esondazioni, alluvioni, frane, smottamenti ci hanno già messo a dura prova
nell’ultimo decennio. Abbiamo avuto enormi danni al patrimonio pubblico
e privato; ci sono stati morti e feriti.
Siamo in grave ritardo nella messa in sicurezza del territorio, la crisi della finanza
pubblica e privata non ci aiuta e il Governo nazionale e quello regionale
non sembrano avere né la forza né la consapevolezza del fatto che urgono
investimenti ingenti e preventivi per arginare possibili, ulteriori disastri.
Il 5 marzo 2015 la Versilia è stata devastata da un tornado che ha sprigionato
una forza mai vista né pensata alle nostre latitudini.
Anche da questo punto di vista si comprende come la lotta alle emissioni di co2 e al riscaldamento globale sia una lotta primaria e irrinuncibile.
Rispettare il pianeta è la natura è, tra gli altri, un atto di PREVENZIONE CIVILE che anche le comunità e i comuni devono attuare.
La stessa pandemia ha mostrato come il sistema di Protezione Civile debba essere sempre più e sempre meglio organizzato e come non si possa relegare questa materia al rango di settore secondario.
La Versilia, anche in questo specifico settore, ha un bisogno estremo
dell’attenzione della Regione. Dovremo avere la forza di rivendicare con autorevolezza
il diritto alla sicurezza dei nostri cittadini e l’apertura di fondi di
finanziamento straordinari reperiti sugli assi europei 2021-2027 e sul PNRR.
SCHEDA 16

OBIETTIVI
Potenziare nell’ambito della protezione civile i sistemi di informazione e
formazione della cittadinanza.
Rafforzare il legame con il volontariato qualificato e formato.
Consolidare procedure, metodiche, dinamiche e protocolli per meglio
agire nei momenti di calamità.
Assegnare un ruolo preciso e definito al COI dell’Unione dei Comuni.
Lavorare sulla prevenzione e sugli interventi di riordino e messa in sicurezza
dei territori compromessi e a rischio.
Impegnare la Regione Toscana e il Ministero per l’Ambiente e della tutela
del territorio e del mare, nel finanziamento di un vero e proprio piano
strategico di forestazione e messa in sicurezza dei versanti.
Lavorare per una Protezione Civila fondata sulla Prevenzione Civile.