Le reazioni di autorevoli rappresentanti del Partito Democratico nei confronti di alcuni interventi in tv da parte del corrispondente Rai da Mosta Marc Innaro mi hanno messo seriamente a disagio.
Io sono un fondatore costituente del Partito Democratico e a questo partito sono sempre rimasto iscritto, anche negli anni in cui, per quelli con i miei valori politici, rimanere iscritti e militanti del PD era veramente molto difficile.
Per questo ritengo giusto, in questi momenti difficili e drammatici, in questi tempi minacciosi, rilevare che l’eccessivo allineamento di alcune nostre esternazioni pubbliche al fronte dell’intransigenza e della fine del dialogo diplomatico mi sembra un errore e, peggio ancora, l’imbocco di una deriva di estremizzazione delle parti, anche all’interno del dibattito politico e civile del nostro Paese, che poco ha a che fare con la natura aperta e con la capacità di analisi critica che devono essere la vera matrice strutturale e ideale del nostro partito.
Il fatto che un giornalista italiano, corrispondente da un Paese straniero riferisca ciò che scrivono e comunicano le agenzie di stampa di quel Paese mi sembra una cosa banale e doverosa e credo che ogni informazione in più, ogni punto di vista in più che arriva alla cittadinanza attenta e preoccupata aiuti la presa di coscienza e consenta una migliore riflessione su ciò che sta accadendo alla nostra comunità democratica, a meno che non si pensi che i cittadini siano soggetti fragili cui vanno declinate soltanto informazioni filtrate e controllate.
Ma questo, certo, non può essere il pensiero del PD.
E se questo non può essere il pensiero del PD allora dobbiamo sempre ricordarci, anche e soprattutto nei momenti in cui la tensione si alza, che i giornalisti di guerra e i reporter di tutti i Paesi democratici hanno raccontato le guerre contemporanee a generazioni di cittadine e cittadini nati e cresciuti all’ombra delle grandi democrazie europee e occidentali e che questo prezioso lavoro, con tutte le diversità di sensibilità e opinioni possibili, ha migliorato i nostri Paesi ed è stato celebrato da tutti come bene tanto prezioso da smuovere prestigiosi riconoscimenti professionali e da dare vita a grandi romanzi e celeberrimi film.
Non credo che dobbiamo preoccuparci delle vere o presunte idee filorusse o sovraniste di Marc Innaro, semmai dobbiamo avere la forza e la coerenza di controbatterle, se lo riteniamo necessario.
Dobbiamo invece preoccuparci, nel momento in cui, per la prima volta nella nostra storia democratica, abbiamo deciso di inviare armi su un fronte di guerra per difendere la democrazia contro il totalitarismo, di tenere fermi i nostri valori democratici e dobbiamo capire che l’idea di far rimuovere un giornalista pubblico perché racconta cose che a noi non piacciono è una pericolosa stupidaggine e una irresponsabile fuoriuscita dai nostri più saldi principi.
Se Innaro ha detto il falso o ha mistificato le notizie che lo si sanzioni secondo i regolamenti e le norme che riguardano la sua professione, ma questo semmai lo deve fare la RAI e non il PD.
Ma se le sue colpe sono quelle di aver riferito notizie tratte dall’agenzia di stampa russa Tass, per altro citata come fonte, e di aver espresso sue opinioni personali, per quanto criticabili queste possano essere, si eviti di imbastire una tragica parodia della orrenda pagina del maccartismo.
La bandiera del Partito Democratico è quella della piena libertà e dell’assoluta democrazia, del dialogo e della pace, non usiamola in modo sbagliato.
Seravezza, 6 marzo 2022